Quanti bambini muoiono nel Mediterraneo centrale, cercando di attraversare il mare? Lo quantifica l’analisi dati svolta dall’UNICEF: almeno 289 bambini e bambine hanno perso la vita nel 2023, e siamo solo a metà anno.
UNICEF: il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia
L’UNICEF
è il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia.
L’obiettivo dell’organizzazione è occuparsi della vita e della salute dei bambini e delle bambine in tutto il mondo. UNICEF riserva una particolare attenzione ai bambini
più fragili e vulnerabili
e basa la sua attività sui valori della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. I quattro principi fondamentali di quest’ultima sono i seguenti:
- Non discriminazione;
- Superiore interesse;
- Diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo del bambino e dell’adolescente;
- Ascolto delle opinioni del minore.
L’analisi dati della quale parliamo in questo articolo si rifà, in larga parte, ai primi tre punti della Convenzione, e li tocca direttamente.
Le bambine e i bambini muoiono nel Mediterraneo centrale. Quest’anno sono già 289
L’analisi dati dell’UNICEF è stata pubblicata e ripresa da molti giornali negli scorsi giorni, perché riporta un quadro chiaro e preoccupante, e il report tocca vari temi.
In primis, il tema preponderante è quello della difesa dei diritti dei bambini e delle bambine.
L’UNICEF stima che 11.600 bambini – una media di 428 bambini a settimana – sono arrivati sulle coste dell’Italia dal Nord Africa da gennaio 2023.
Leggendo questo dato, alcune specifiche sono importanti e segnalate esplicitamente dall’UNICEF. Innanzitutto, il numero è raddoppiato rispetto a un anno fa: i numeri delle persone che migrano sono risaliti dopo il 2020. Nel 2023, quindi nella prima parte di quest’anno, sono già morti o scomparsi nell’attraversamento almeno 289 bambini: circa 11 bambini e bambine ogni settimana del 2023. Un altro dato al quale fare attenzione è il fatto che nei primi tre mesi dell’anno – gennaio, febbraio e marzo 2023 – il 71% dei bambini e delle bambine arrivate in Europa attraverso il Mediterraneo centrale sono minori stranieri non accompagnati. Ma cosa significa questo termine?
Persona minorenne che non ha la cittadinanza italiana o dell’Unione europea e si trova, per qualsiasi causa, nel territorio dello Stato o che è altrimenti sottoposto alla giurisdizione italiana, privo di assistenza e di rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti legalmente responsabili per lui in base alle leggi vigenti nell’ordinamento italiano.
Finora, quest’anno, 3.300 bambini e bambine sono arrivate in Italia come minori stranieri non accompagnati, e questo li espone a
maggiori rischi di violenza, sfruttamento e abuso.
Il secondo tema, che non possiamo slegare dal primo, è quello di genere. Fra i minori stranieri non accompagnati, le bambine e le ragazze sono ancora più in pericolo perché più facilmente soggette a violenze e abusi sessuali. In questo senso, un testo utile per approfondire i legami e le interconnessioni fra migrazioni e genere è L’isola dove non si nasce, di Chiara Quagliariello.
Saremo in grado di usare queste informazioni per cambiare concretamente le cose?
Alla fine dell’articolo di UNICEF, che riporta i dati estratti dall’analisi, troviamo alcune proposte concrete. Che cosa chiede l’UNICEF?
Una migliore protezione dei bambini vulnerabili in mare e nei paesi di origine, transito e destinazione,
con alcuni punti specifici. I più rilevanti, che riportiamo qui, sono fornire ai bambini percorsi sicuri e legali per migrare, rafforzare il coordinamento delle operazioni di ricerca e salvataggio e migliorare le prospettive per i bambini nei paesi di origine e di transito.
Saremo in grado di usare questa consapevolezza per cambiare le cose?