Donald Trump e “L’affaire toilet”. I bagni e gli stati responsabilizzati…

Transgender symbols Della campagna per la tutela dei diritti dei ragazzi transgender per l’utilizzo dei bagni. (Via Witn)

Bagni! I bagni delle scuole erano la nuova preoccupazione di Trump: risolta! Eravamo rimasti con Donald che stava risolvendo i gravi problemi dell’America. Inimicarsi ancor di più il mondo arabo. Gettare zizzania fra musulmani di serie “A” e di serie “B”. Mettere in difficoltà i suoi sostenitori (Uber) per mantenere in vita le loro aziende. Mettere in discussione un’organizzazione come la NATO cercando di indebolirne l’immagine. Decidere l’aspetto del muro di “Berlino” con il Messico. Mettere in ginocchio il Daily News britannico che aveva detto della moglie che, prima di sposarlo, faceva la escort. Condannare le fake news, mentre si dichiarano attacchi terroristici in luoghi a caso. Rovinare i rapporti con la Cina faticosamente costruiti con anni di diplomazia. Cosa rimaneva in questa fitta agenda di provvedimenti? Ah ecco! Annullare la circolare di Obama che consigliava alle scuole di applicare un comportamento adeguato per i ragazzi transgender!

Povertà, crisi, lavoro e via dicendo sono cose di cui tutti si possono occupare! Ma la questione di dove vadano al bagno i transgender, evidentemente, non lo faceva proprio dormire al povero Trump! La circolare di Obama, anche questa ottenuta dopo anni di mediazione in un’America con due visioni completamente distinte -o troppo credenti o troppo atee-, è stata completamente gettata alle ortiche. In sostanza invitava le scuole a permettere ai ragazzi transgender di usufruire dei bagni secondo l’identità sessuale da loro percepita e non al sesso di nascita. Nonostante questo, l’indicazione nella circolare specifica che le “misure anti-bullismo” nelle scuole devo essere preservate e applicate.

Conseguenze…

Nonostante i titoli di giornale usciti negli scorsi giorni, non essendo quella di Obama una legge bensì una circolare o direttiva, già da prima non costituiva un’imposizione ma una “calda raccomandazione”. Era stata rigettata da 13 stati su 50. Questa decisione invece inficerà sui ricorsi futuri. Ricorsi che potrebbero venire da quei stati che avevano adottato, in prima istanza, il “consiglio”. Qualora ci siano, oggi, potrebbero essere accettati impedendo agli studenti di usufruire di questo diritto.

Campagna per il riconoscimento dell’identità di genere nell’uso dei bagni in America. Il modello transgender Kelly Lauren Ha postato questa foto nel suo profilo FB con il commento: “Houston, mi vuoi veramente nello stesso bagno con tuo marito?”  (Via Today toilet)

In America circa 150.000 giovani compresi fra i tredici e i diciassette anni si “identifica” con il genere transgender secondo uno studio del The Williams Institute presso la UCLA School of Law. Secondo le associazioni che tutelano i diritti dei transgender, questo provvedimento mette nuovamente in difficoltà i ragazzi e le scuole. Le scuole attualmente, secondo le stesse associazioni, non sarebbero affatto attrezzate a gestire misure anti-bullismo. Sarebbe, anche, un chiaro messaggio di intolleranza che viola i diritti civili dei ragazzi. Ragazzi che verrebbero discriminati in ragione del loro sesso reale e di quello percepito. Fino alla cancellazione della direttiva 15 stati avevano leggi a tutela degli studenti transgender.

Tocca ai singoli stati e non alla nazione…

Spicer, portavoce del Presidente Trump, interpellato più volte sull’argomento ha alla fine risposto ai giornalisti che “si dovrebbe pensare meno a quella che sia l’opinione in merito del Presidente Trump e guardare meglio sugli orientamenti normativi dei vari stati a cui compete una decisione in materia“. Nella missiva inviata a tutte le scuole, infatti, che inizia con un amichevole “Caro collega…” non si indicano nuove direttive, ma si parla del ruolo che i singoli stati Usa e i singoli distretti scolastici devono avere nel disegnare le giuste politiche.

Ora la comunità LGBT è in allerta perché teme, dopo questa decisione, che Trump voglia revocare anche la legalizzazione delle nozze gay.

 

Simona Scravaglieri

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