L’insediamento di Baghuz, l’ultimo lembo di terra in mano all’Isis è stato liberato.
La notizia è stata ufficializzata dai portavoce delle milizie curde Sdf, Abdel Kareem Umer. Con la conquista di questo piccolo villaggio, sul confine tra Siria e Iraq, sembra essere stato cancellato Daesh.
Un crescendo
Daesh, è stata una realtà, cresciuta tra Siria e Iraq, che aveva assorbito un gran numero di fondamentalisti islamici, scontenti dei due stati e successivamente un gran numero di volontari occidentali, diventando di fatto il principale antagonista della regione mediorientale. Una minaccia per ogni Paese democratico o quanto meno riconosciuto come tale.
L’apice di Daesh si è avuto nell’estate del 2014 quando la città di Mosul, in Iraq, venne conquistata dallo stato islamico e che da li a poco venne proclamato come “Califfato“. Negli ultimi giorni Baghuz è stata il fulcro di una lunga battaglia, fatta di scontri e agguati tra entrambe le fazioni. Nella sua ultima fase, la battaglia è culminata nella resa dei membri dell’Is dell’area e all’evacuazione dei civili, mossa che ha di fatto esposto ed elevato Baghuz a ultima roccaforte militare di Daesh.
Non bisogna dimenticare come, durante le fasi di avvicinamento alla città, abbia perso la vita un membro italiano della Sdf, il fiorentino Lorenzo Orsetti, accadimento che ha contribuito a far accendere la lente d’ingrandimento dei media nostrani sulla situazione di Baghuz.
Un nuovo inizio
La notizia ufficializzata nelle ultime ore, circolava già da ieri sera. Secondo la BBC, già da stamane sui edifici principali della città sarebbero state ammainate le bandiere nere del califfato e issate quelle gialle delle milizie curde, fatto che ufficializza “sul campo” la presa del villaggio.
Su un punto, il portavoce delle forze Sdf è stato molto chiaro: questo è un momento storico ben preciso, Baghuz era l’ultimo centro militare in mano a Daesh. La conquista del sito ha determinato l’annullamento militare dell’Is, ma c’è ancora molto da fare sotto il piano culturale e contro le sue cellule dormienti.
Le parole di Abdel Kareem Umer non fanno altro che confermare come la strada davanti a questa regione adesso sia sempre in salita, ma un po’ meno ripida rispetto al passato recente.
Morra Domenico