Baby gang di Modena: fermati i ragazzini ‘invincibili’

Baby gang di Modena: fermati i ragazzini 'invincibili'

photo by @persemprenapoli.it

Modena – Cinque ragazzini, tra i 16 e i 17 anni, volevano imitare i telefilm americani. Quelli dove ci sono i bulli e le baby gang violente che compiono crimini veri, nonostante la giovane età. E per qualche mese i 5 sono davvero riusciti nel loro intento, compiendo ben 35 crimini di vario genere. La loro zona, a Modena, era quella del villaggio Giardino, via Pasteur, dove c’è anche una sala giochi. Tra gli abitanti di quei quartieri, come riferisce anche il questore di Modena, Filippo Santarelli, avevano creato una vera e propria fobia sociale.




La Baby Gang rubava veicoli per poi compiere rapine

Il Dott. Marcello Castello, capo della Squadra Mobile artefice dello stop della baby gang, parla di episodi violenti gravi, sia a danni di cose che di persone. L’operazione delle forze dell’ordine, denominata “Baby Gang” ha portato a sottoporre a misure cautelari tutti e 5 i ragazzi minorenni e di origini tunisine, sebbene nati e cresciuti in Italia. I loro crimini si sono svolti intensamente tra ottobre del 2017 e febbraio 2018.

I ragazzi erano soliti girare per la città di Modena a rubare dei veicoli per poi, con gli stessi, compiere rapine o fare testa-coda nei parcheggi, ma spesso, nel compiere queste azioni hanno finito per ferire anche persone.

«Siamo invincibili»

Più volte sono stati inseguiti dalle volanti della polizia ma i ragazzi, noncuranti delle regole, sono sempre fuggiti, portando anche allo speronamento di alcuni veicoli della polizia.

I ragazzi, come riportato dagli stessi inquirenti, non frequentavano la scuola, pertanto girovagavano per la città senza orari. Grazie a controlli incrociati effettuati in fase di indagine, e al pentimento di uno di loro, dopo mesi sono riusciti a risalire all’identità di tutti i membri della baby gang.

Prima dei fermi cautelari, erano stati più volte fermati dalle volanti. I poliziotti volevano fargli sentire il ‘fiato sul collo’. Ma è proprio in queste circostanze che veniva fuori tutta l’arroganza e la strafottenza dei sedicenni che ripetevano «fate pure, tanto poi non ci potete fare nulla».

Colto sul fatto

Per fermare definitivamente questa banda di giovani criminali è stato necessario fermarne uno in fragranza di reato. È accaduto in una scuola media, dove si era recato non per studiare, ma per rubare la borsa ad una bidella. La prima condanna porta il giovane in Comunità. Ma lui scappa e pertanto la pena viene tramutata in carcere minorile.

La rieducazione è davvero possibile?

Se a molti questo potrebbe sembrare un lieto fine, forse è necessario fare due riflessioni. Saranno in grado le Comunità e il carcere minorile di rieducare e reinserire questi adolescenti nella società? Qual è il limite, la soglia che differenzia un bullo da un criminale?

 

Marta Migliardi




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