Ayahuasca: rischi e potenziale terapeutico. Intervista a una ricercatrice indipendente

Ayahuasca, rischi e potenziale terapeutico L'intervista

Con la ricercatrice indipendente Simona Adriani delineiamo i rischi e il potenziale terapeutico dell’ayahuasca.

L’ayahuasca è un’antica bevanda allucinogena di tradizione sciamanica che per anni è stata etichettata come “droga spirituale” per la sua elevata e pericolosa diffusione tra i giovani in Europa.

Risulta fin da subito intuitivo ipotizzare la sua diffusione nell’Occidente come una delle conseguenze del mondo globalizzato in cui viviamo, una tra le comuni brandizzazioni occidentali come il sushi o lo yoga. Tuttavia, in tal caso l’incoscienza può drasticamente ribaltare la morale dell’esperienza vissuta.

Con la ricercatrice indipendente Simona Adriani scopriamo nel dettaglio i sui effetti terapeutici; con l’imperativo di fornire una consapevolezza in merito agli elementi peculiari che distinguono una reale seduta curativa da una mistificata trasfigurazione occidentale.

Salve Simona, partiamo da una semplice definizione. Cos’è l’ayahuasca?

Un saluto a tutti. L’ayahuasca è un rimedio naturale a base di erbe, tipico delle popolazioni indigene della foresta Amazzonica. La sua preparazione avviene tramite la decozione prolungata (circa 12 ore) di alcune piante: principalmente la Banisteriopsis caapi, il cui nome comune è appunto Ayahuasca, e la Psychotria viridis, il cui nome comune è Chacruna.

La tossicologia annovera l’ayahuasca tra le sostanze “allucinogene” mentre, per le popolazioni indigene, il suo utilizzo è terapeutico e religioso allo stesso tempo, perché tale bevanda è contemporaneamente la base della medicina tradizionale e la porta di accesso ai mondi spirituali.

Il consumo di una bevanda allucinogena come l’ayahuasca comporterà di certo molti rischi, ma qual è il suo reale potenziale terapeutico?

Secondo gli indigeni l’ayahuasca permette di accedere alle cause spirituali della malattia, invece la scienza occidentale ricerca meccanismi di azione farmacologici: sono due punti di vista completamente diversi.

Ad ogni modo sono ad oggi molto numerose le ricerche scientifiche che hanno evidenziato e confermato il potenziale terapeutico dell’ayahuasca. Soprattutto nel campo di disturbi psicologici come depressione, ansia, dipendenza e stress post traumatico, aree nelle quali si sono riscontrati i risultati più convincenti.

Altri studi validi riguardano le malattie neurodegenerative, come il morbo di Parkinson, quello di Alzheimer e la sclerosi multipla, ma ci sono anche studi minori che indagano un possibile ruolo nella cura del diabete, delle malattie autoimmuni e, in maniera più marginale, persino delle neoplasie.

Si tratta di una sostanza integrata nel sistema sanitario mondiale oppure continua ad essere considerata come una seduta psichedelica condotta da sciamani?

Il fiorire dell’interesse per la terapia psichedelica è conseguenza della distensione del clima internazionale rispetto agli psichedelici. Il filone di studi interrottosi negli anni ’70 in conseguenza della “War on Drugs” sta oggi rifiorendo e assistiamo a quello che viene chiamato “rinascimento psichedelico”.

Tuttavia, l’ayahuasca fa un po’ di difficoltà a rientrare in questo filone di studi, a differenza ad esempio della sua cugina psilocibina, il principio attivo dei cosiddetti ‘funghetti magici’. Questo si deve alla impossibilità di standardizzare l’ayahuasca, necessario a farla rientrare nei parametri richiesti per condurre studi farmacologici: per cui sarà molto difficile che l’ayahuasca venga mai integrata nel sistema sanitario mondiale.

È anche importante specificare che gli sciamani non conducono ‘sedute psichedeliche’ ma operano secondo la loro cultura, effettuando una pulizia energetica del corpo e dello spirito della persona trattata.

Quali sono gli effetti dell’ayahuasca registrati sulla salute mentale e sulla qualità della vita dei pazienti?

I primi studi furono condotti nell’ambito della lotta di alcune comunità religiose brasiliane per il riconoscimento del loro diritto alla libertà di culto. Gli studi miravano a tracciare il profilo di qualità della vita degli appartenenti a questi culti, in cui si consuma ayahuasca su base quindicinale/mensile all’interno di rituali religiosi.

Le conclusioni cui giunsero furono che tra i soggetti esaminati c’era un’incidenza molto minore, rispetto alla media, di sindromi depressive, dipendenze e malattie psichiatriche, una maggior attitudine all’accettazione degli eventi avversi e alla fiducia nel futuro, come anche un maggior senso civico.

Questo tipo di risultati sono poi stati confermati in tutti gli studi condotti in Europa e in America negli anni successivi. Un recente studio misura addirittura netti miglioramenti, che perdurano nel tempo, negli indicatori di disturbi psicologici come ansia e depressione dopo una singola, unica sessione con ayahuasca.

In questi ultimi anni abbiamo assistito all’incremento del cosiddetto “turismo psichedelico”, alimentato da pseudo sciamani che attirano l’attenzione dei più giovani su questa sostanza a scopo ludico. Quali sono i suoi consigli per riconoscere i rischi derivanti da una truffa da una reale cerimonia che faccia emergere il reale potenziale terapeutico dell’ayahuasca?

Tra gli effetti fisici dell’ayahuasca si ha quasi sempre, entro le prime due ore dall’assunzione, vomito o diarrea. Inoltre, anche se non troppo di frequente, il ‘viaggio’ può rivelarsi molto lontano dai paradisi psichedelici tipici dell’immaginario collettivo. In certi casi sarebbe quasi più opportuno parlare, al contrario, di ‘discesa agli inferi’.

Questo preparato può mettere infatti la persona a contatto con le proprie paure più profonde, con i propri traumi, con i ricordi rimossi, inducendo prese di coscienza anche scomode e difficili: possono essere 5-6 ore di intenso lavoro su di sé, con la propria ombra, che sebbene possano avere un grande valore terapeutico, non hanno molto a che vedere con il concetto di ‘ricreazione’.

Per questo motivo l’esperienza va affrontata sotto la guida di persone competenti, moralmente integre e capaci di sostenere i partecipanti nelle fasi più problematiche del processo.

Ci sono dei capisaldi che posso elencare per dare un orientamento: non fidarsi di chi fa pubblicità e lo fa a scopo di lucro; evitare contesti in cui vengono usate più medicine o sostanze insieme; non farlo per ‘sballarsi’ (solo un intento sano e rispettoso porta buoni risultati); infine prediligere i contesti in cui chi guida l’esperienza ha seguito un apprendistato di tipo tradizionale.

Qual è lo stato legale dell’ayahuasca in Italia?

In Italia, come nella maggior parte dei Paesi occidentali, l’ayahuasca ha uno status giuridico controverso. Una delle molecole responsabili delle sue qualità visionarie, la DMT, è iscritta nella tabella 1 del Ministero della Sanità, quella che elenca le sostanze stupefacenti vietate per legge. Tuttavia, la bevanda in sé denominata ayahuasca non è inserite in tale tabella, e di conseguenza non può considerarsi proibita.

C’è stata una lunga battaglia legale, nel recente passato, che ha portato a una sentenza della Corte di cassazione, in cui si stabilisce che l’ayahuasca non può essere considerata una sostanza stupefacente. Per via di questa sentenza in molti sostengono che l’ayahuasca sia legale in Italia, senza eccezioni: invece le cose non stanno proprio così, poiché le sentenze della C.d.c. non hanno valore di legge, in Italia. Ne sono la prova i processi che continuano ad essere istruiti, uno dei quali ha anche avuto, recentemente, esito negativo.

In quanti modi può essere consumata e in quali circostanze?

Riguardo ai contesti d’uso c’è un bellissimo e autorevole studio firmato da tre ricercatori italiani, disponibile qui. In questo articolo sono elencate in maniera esauriente tutte le varie tipologie di consumo di ayahuasca. Sicuramente la più diffusa è in contesti rituali di gruppo.

Un dettaglio non scontato: l’ayahuasca è un decotto, si beve. Ho sentito di persone cui è stata offerta ayahuasca in capsule: attenzione, non è ayahuasca.

Ci sono tra l’altro delle controindicazioni da prendere in seria considerazione, e dei casi in cui è assolutamente da evitare: stiamo parlando ad esempio di persone in cura con farmaci antidepressivi, o persone che soffrono di patologie cardiache o epatiche, o che hanno un passato, anche solo familiare, di patologie psichiatriche.

È anche consigliato seguire una dieta purificatrice almeno 3 giorni prima e mantenerla per 3 giorni dopo l’assunzione, come anche astenersi dal sesso ed evitare categoricamente l’alcol e qualsiasi altra droga.

Dopo aver illustrato il potenziale terapeutico e rischi dell’ayahuasca, mi permetto una domanda riguardo alla sua esperienza personale. Ha mai partecipato in prima persona a una cura spirituale a base di ayahuasca? 

Io ho passato molto tempo in Sudamerica e lì ho partecipato a diversi rituali guidati da autentici sciamani di etnia indigena, che, tra l’altro, tra di loro non sono chiamati ‘sciamani’, ma ‘curanderos’, ovvero guaritori: infatti si considerano veri e propri dottori.

La mia esperienza personale è stata di profonda guarigione: soffrivo di insonnia cronica da circa 10 anni e di depressione sin dall’adolescenza, a fasi alterne. Entrare in contatto con questa “medicina” e con la sua profonda saggezza mi ha aperto le porte di una dimensione completamente nuova, che mi ha letteralmente “rimessa al mondo”

Non descrivo nel dettaglio nessuna esperienza, primo perché ne è pieno il web, e secondo perché lo considero dannoso: penso che sia meglio arrivare alla ‘prima volta’ privi di qualsiasi aspettativa.

In conclusione, il dibattito sull’ayahuasca può portare a riflessioni contrastanti che variano in base alla prospettiva dalla quale viene presa in esame. Nonostante sia un bene che un discreto numero di ricerche scientifiche confermino il valore dato all’ayahuasca dalle tradizioni indigene, cercare di assoggettarla alle logiche della medicina occidentale sarebbe come il tentativo di uno sciamano di vedere gli spiriti con il microscopio: non trovandoli, finirebbe per dire che è uno strumento di scarsa utilità.

 

Lorenzo Messina

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