54 nazioni su 55 hanno dato il via a un processo che potrebbe condurre il Paese verso un sentiero di crescita che potrebbe fermare i barconi dall’Affrica.
Non se n’è accorto quasi nessuno. Non ne ha parlato quasi nessuno.
Ma ieri 54 nazioni africane su 55 (tranne l’Eritrea), riunite in Niger, hanno iniziato la fase operativa di un accordo di libero scambio al loro interno, che progressivamente creerà un mercato unico (e libero da dazi, tariffe e barriere doganali) per tutti i paesi africani. Per il loro commercio interno.
In altre parole, sta iniziando in Africa quel processo che – con l’avvio dell’Unione doganale alla fine degli Anni 50 – portò l’Europa su un sentiero di crescita e sviluppo. E, ancora una volta, non è un processo basato su statalismo, dirigismo, retorica delle chiacchiere e aiuti internazionali (che spesso finiscono solo nelle mani di classi dirigenti corrotte e alimentano corruzione e guerre). Ma sul mercato e il libero commercio.
L’Africa negli ultimi 20 anni ha raddoppiato il proprio Pil. Ma, ovviamente, siamo ancora lontani da livelli di reddito e benessere che impediscano catastrofi umanitarie, guerre e grandi migrazioni.
Ma se questo accordo di libero scambio andrà in porto (come finalmente pare) il continente africano si darà la più potente occasione di sviluppo che esista. E se la sarà data da solo, senza chiedere il permesso a nessuno.
E solo così – certo con l’aiuto di una cooperazione internazionale “intelligente” – che in prospettiva si fermerà la piaga della partenza dei barconi dall’Africa, le migrazioni e si fornirà a centinaia di milioni di persone la possibilità di una vita serena e tranquilla.