Da pochi giorni è possibile creare il proprio avatar personalizzato direttamente dal social Facebook. In occidente gli avatar non sono un concetto nuovo poiché vengono utilizzati nella community web e nei videogiochi da molto tempo. Si tratta di icone grafiche o immagini create appositamente per rappresentare sé stessi in una comunità virtuale.
Ma l’avatar – o meglio l’avatara – è una parola in sanscrito, una delle più antiche lingue del mondo.
Origine religiosa dell’avatara
L’avatara indica la discesa del Dio sulla terra per tutelare la legge cosmica e ristabilirne il bene. Infatti nella religione induista è concepita la reincarnazione, ovvero la possibilità di rivivere più vite attraverso lo spostamento dell’anima in differenti corpi fisici. In poche parole l’avatara o avatar è un’incarnazione del Dio sulla terra, fra gli uomini.
Di questo concetto si parla nella Bhagavadgita, uno dei testi sacri dell’induismo, scritto in lingua sanscrita nel periodo tra il III secolo a.C. e I secolo d.C.
L’avatara è quindi una manifestazione secondaria del Dio, attribuita principalmente alla divinità Vishnu. Nella tradizione induista la divinità Vishnu fa parte della Santa Trinità, insieme a Brahma e Shiva. Brahma è considerato il creatore, Shiva il distruttore, Vishnu il sostenitore.
Tramite l’avatara il Dio sostenitore scende sulla terra per portare a termine la sua missione benefica; una volta ricreato l’ordine tra gli uomini, l’avatara scompare.
Vishnu ha almeno dieci avatar tra cui Krishna, Rama e anche il Buddha. Ognuna delle sue proiezioni è scesa sulla terra per un motivo differente. Per esempio il Buddha è giunto all’illuminazione tra gli uomini, insegna gentilezza e bontà d’animo e grazie a lui nascerà il Buddhismo, un’antica religione alternativa all’induismo. Krishna invece sconfigge il malvagio demone Kamsa, mentre Rama è l’incarnazione della divinità in un coraggioso principe che ristabilisce il Dharma, ovvero l’equilibrio cosmico nel mondo. L’ultimo avatara di Vishnu è Kalki: in sella ad un cavallo bianco alato segnerà la fine dell’attuale epoca di corruzione e ingiustizie.
In seguito l’avatara è usato anche per altre divinità, come nel caso della dea Parvati che, umiliata e adirata per un commento sulla sua pelle scura, fa uscire dalla bocca sotto forma di rabbia la dea Kali.
L’avatara oggi è consuetamente chiamato avatar ed è la nostra incarnazione nelle comunità virtuali.
Le meraviglie del passato sono oggi delle manifestazioni consuete.
Nicola Tesla
Avatar nel videoludico
Premetto di non avere abbastanza esperienza nel campo dei videogiochi, ma nella tesi Incarnation. La conversione del sacro e il Pantheon digitale nel media videoludico scritta dall’artista Massimiliano Zinnanti, nonché vincitore del primo premio nazionale (2014) sull’argomento e disegnatore dell’avatar in copertina, ho trovato un illuminante collegamento tra gli avatar e la seguente frase del discorso d’apertura del libro Understanding Media: the exstension of man (1964), del sociologo canadese Marshall McLuhan (1911-1980):
Dopo l’avvento dell’energia elettrica il nostro sistema nervoso centrale viene tecnologicamente esteso fino a connetterci con tutta l’umanità.
Marshall McLuhan
Viviamo in un villaggio globale in cui possiamo manifestare la nostra identità virtuale tramite avatar contemporanei. L’energia elettrica rende possibile la connessione internet che ha un ruolo determinante nella proiezione delle nostre identità. In maniera concettualmente simile agli avatara delle divinità religiose che si connettevano tra gli uomini come mediazioni divine, il nostro avatar digitale è collegato alla rete elettrica. Basta staccarla per far sì che la proiezione dell’avatar scompaia ma ci permette comunque di utilizzare un corpo virtuale dalle infinite possibilità.
Prendiamo in considerazione il film Avatar diretto da James Cameron: il soldato del film è un uomo paraplegico che, tramite l’avatar virtuale creato in laboratorio dagli scienziati, ha la possibilità di utilizzare nuovamente le sue gambe. Potremmo considerarlo una metafora della nostra identità ai tempi del social.
Avatar nei social
Il social Instagram offre la possibilità di modificare luci e colori delle foto prima di renderle pubbliche. Questi effetti, insieme ad altri tipi di modifiche possibili grazie alle numerose applicazioni offerte dalle app store, ci rendono un po’ meno reali. Non è infatti possibile concepire che nella quotidianità siamo sempre perfetti e baciati dalla giusta luce. Quindi creiamo una sorta di personaggio che non è ancora totalmente distante dal nostro essere, ma non è neanche così lontano dalla creazione di un avatar. Si tratta di filtri che modificano la nostra immagine proponendo un personaggio più digitale che altro.
Proprio in questi giorni il social Facebook ci permette di creare un avatar da utilizzare nelle nostre interazioni con gli altri. Possiamo scegliere il colore dei capelli, il naso, gli occhi e la bocca ma la nostra identità viene semplificata ad un’icona.
Capitalismo digitale
Nel mercato globale siamo un prodotto e la nostra missione è venderci al meglio. Tramite la nostra immagine ci relazioniamo con gli altri, cercando di competere con i canoni richiesti dal mercato.
Creiamo una versione di noi senza difetti e il nostro spirito si “reincarna” in un’icona digitale che ci rappresenta. Siamo noi a definirne le caratteristiche. Ci diamo un nome e ci inseriamo in una comunità virtuale. Idealmente si tratta proprio di un avatara utilizzato dagli dei per prendere parte della comunità, solo che noi prendiamo parte di quella digitale. Ma la riflessione che vorrei proporre è: se gli dei utilizzavano gli avatara per ristabilire l’ordine ed il bene nel mondo, noi con il nostro avatar che fine utilitario abbiamo? Quello di ristabilire l’ordine nella nostra vita?
Insomma, qual è la nostra missione?
Cristina Meli
Molto interessante!!!!
Ciao Alessandra, è un piacere sapere che l’articolo sia stato di tuo gradimento. Grazie, a presto! -CM-
Testo particolarmente interessante, che porta a riflettere sul presente e sul futuro.
Scritto molto bene, in maniera chiara e completa, accattivante. Bell’articolo davvero!
Splendida l’illustrazione di Massimiliano. Complimenti di cuore a entrambi.
Grazie, ciao, Marina!:)
Grazie Marina, la nostra autrice ne sarà felicissima. Se ti fa piacere leggici ancora e facci sempre sapere cosa ne pensi.
Non mancherò di leggere e commentare. E’ un vero piacere!