Negli anni Dieci e Venti del Novecento l’ondata di artiste delle Avanguardie russe ha raggiunto la sua massima potenza. Le artiste hanno seguito i dettami della tradizione per poi creare qualcosa di nuovo, originale e radicale.
Le Avanguardie russe hanno portato un clima di rinnovamento prima e durante la Rivoluzione socialista. Le donne, che in Russia sono da sempre protagoniste del mondo dell’arte, hanno adattato le loro lotte alla pittura e alla moda, disegnando un mondo visto da altri occhi.
La lotta di classe e le tessitrici
C’è un quadro, Operaie tessili di Dejneka del 1927 che mostra le autrici di una parte della Rivoluzione russa del 1917. Il 23 febbraio – che nel calendario giuliano è l’8 marzo – le tessitrici del Filo Rosso scioperarono pretendendo aumenti del salario e più cibo. Al grido di «Pane e aringhe!» fecero sentire la loro voce. Era una condizione di disagio e mancanza di diritti che fa da specchio alla situazione che oggi dà luogo alle proteste delle lavoratrici dell’azienda di moda Yoox.
È, però, la pittura di Sof’ja Dymšits-Tolstaja, negli anni Trenta, che mette in primo piano svariate rappresentazioni di donne russe. L’artista dipinse infatti i «ritratti delle eroine dei primi piani quinquennali» per la rivista «Lavoratrice e contadina».
Fino a un ideale costruttivista
Le Avanguardie russe scoprono la loro epoca d’oro negli anni Dieci e Venti del Novecento. In quegli anni moltissime artiste si trasferirono in Europa e seguirono la tradizione per poi innovare la loro arte e l’intera arte russa tramite il Costruttivismo.
Tornata in Russia, l’artista Natalja Gončarova guardò, infatti, con fascinazione al Futurismo europeo. Dopo alcune opere, però, lo abbandonò per cercare una pittura di espressione più radicale e rivoluzionaria. Approdò a un ritorno alle origini, un Primitivismo che aspira a un’esistenza primitiva ed essenziale.
Ljubov’ Popova, invece, svilupperà un’arte più politica. Partendo dal Cubismo, creerà insieme ad altre pittrici il Cubo-Futurismo russo che poi sfocerà nel Costruttivismo. La volontà del Costruttivismo è quella di abbandonare il dominio de: «l’arte per l’arte» e generare, al contrario, delle opere con un preciso carattere sociale. In lei le Avanguardie russe avevano trovato la loro via prediletta.
In lei, nella sostituzione dei padri astratti con la realtà concreta, sta poi il segreto della rinascita femminile. Tramite Popova si ricostruisce la volontà dell’artista di comunicare con la “pittura architettonica”, così reale e materiale nelle sue ribellioni.
Le avanguardie russe nella moda di classe
Con “moda di classe” s’intende una moda fine, raffinata, ma anche una moda creata per una determinata classe sociale. Anche, in realtà, per un determinato genere. La moda di genere. Questa è l’innovazione ultima di Popova.
La concretezza della ribellione di Popova è fin troppo visibile nei suoi abiti. In essi, l’artista riporta le spigolose forme geometriche di un Cubismo non ancora dimenticato. Eppure, si tratta di abiti: si cuciono, s’indossano, si sporcano, si rompono.
Gli abiti di Popova sono Costruttivismo di genere e di classe.
Sono di genere perché sono creati per le donne e sono di classe perché sono creati per le donne che lavorano, soprattutto impiegate. Donne stanche e di classe media. Certamente non l’emblema del cambiamento, ma rivoluzionarie (nella Russia degli anni Venti) nell’esprimere il loro desiderio di vestire alla moda e funzionali.
Rivoluzionari, da avanguardie russe, ma anche da assai contemporaneo mondo green, sono i materiali dei vestiti di Popova. Infatti, se leggessimo l’etichetta del nostro vestito costruttivista, troveremmo: 40% popeline, 40% materiali di scarto e 10% plastica riciclata.
Un post scriptum: quando pensiamo alle Avanguardie russe, pensiamo alle parole di Natalja Gončarova:
L’arte del mio Paese è incomparabilmente più profonda di tutto ciò che conosce l’Occidente.
Antonia Ferri