Approvato dal governo Bolsonaro il progetto che prevede l’estensione dell’autostrada BR 364 nel Brasile nordoccidentale. La nuova arteria “transoceanica” dividerà in due il parco nazionale della Serra do Divisor, compromettendo così la biodiversità del territorio.
BR 364 vs Amazzonia
Collegherà le città di Cruzeiro do Sul (Acre) e Pucallpa (Perù) la striscia d’asfalto proposta dal presidente brasiliano Jair Bolsonaro. Lunga già oltre 4mila chilometri, l’autostrada BR 364 si estende da San Paolo allo Stato dell’Acre, ma il nuovo progetto prevede l’aggiunta di altri 130 km attraverso la foresta amazzonica. In
questo modo, sarà possibile permettere alle merci di raggiungere la costa del paese andino e, da lì, l’ambito mercato asiatico. Tuttavia, questa strategia commerciale non ha nulla di ecologico, perché comprometterà la sopravvivenza di molte specie animali e vegetali.
Una minaccia per la biodiversità …
Il parco naturale della Serra do Divisor si estende per 8.463 km2 nello stato di Acre e
vanta una biodiversità unica al mondo, la quale è però ora minacciata dall’autostrada BR 364. Infatti, la sua costruzione incrementerà la deforestazione, compromettendo anche la sopravvivenza di più di 400 specie di uccelli e di centinaia di mammiferi. Inoltre, passerà vicino a una risorsa idrica molto importante, il fiume Juruà, il quale è fonte d’acqua per numerose popolazioni locali.
… e per le comunità indigene
Allungare l’autostrada BR 364 colpirà anche tre storiche popolazioni locali, Nukini, Jaminawa e Poyanawa, che da anni abitano nel parco. In difesa di queste comunità, è intervenuta l’associazione SOS Amazzonia, definendo tale progetto “irresponsabile e molto vicino ai provvedimenti dittatoriali del passato (1964-85), che decimarono le comunità locali”. Anche le stesse tribù, sotto la guida del leader Luis Puwe Puyanawa, si sono schierate contro il governo Bolsonaro, sostenendo che “nessuno ad Acre ha bisogno di questa rotta transoceanica, perché c’è già una strada che ci collega al Perù”.
Le posizioni del governo
Nonostante l’opposizione delle comunità locali e degli ambientalisti, Bolsonaro sostiene fermamente il progetto, perché “favorirà l’economia di questa regione dimenticata e invisibile al resto del paese”. Tuttavia, è ormai noto da tempo che il Presidente non ha particolare riguardo per le popolazioni indigene e per l’ambiente, quindi tale affermazione non convince assolutamente gli oppositori. Inoltre, la giunta Bolsonaro sta lavorando in parallelo a un nuovo disegno di legge, per limitare il potere delle ONG ambientaliste, le quali sono infatti sempre più preoccupate per il futuro dell’Amazzonia. La costruzione dell’autostrada BR 364 è sostenuta anche da Mara Rocha, membro del Congresso di centro-destra di Acre, secondo la quale “questo progetto non distruggerà la foresta, ma alimenterà le relazioni commerciali e culturali”. Tuttavia, sappiamo tutti che il vantaggio economico sarà unilateralmente a favore dei poteri forti, mentre l’ambiente non ne trarrà nulla di positivo.
Il discorso deforestazione globale
Insediatosi al governo nel gennaio 2019, Bolsonaro da subito ha avallato una politica molto ostile nei confronti dell’Amazzonia, smantellando di fatto il sistema di protezione ambientale. Infatti, dopo circa un decennio in cui il tasso di deforestazione era in calo, tra il 2019 e il 2020 si è invece verificata un’impennata del fenomeno. Come affermano molti ambientalisti, “i diboscatori, allevatori e minatori illegali si sentono completamente a logo agio”, perché il governo Bolsonaro non ha mai sostenuto una legislazione contro queste attività illecite. Nonostante ciò, il Presidente ha sempre cercato di smentire le affermazioni circa la sua indifferenza verso l’ambiente, affermando di aver invece militarizzato la foresta per combattere la deforestazione illegale. Tuttavia, il suo vero fine è controllare gli attivisti, insediando suoi fedelissimi in tutti gli uffici governativi con potere sulle questioni ambientali e climatiche.
Autostrada BR 364, la prima di quante?
Purtroppo, il progetto che Bolsonaro sostiene sotto il nome di “un passaggio per il Pacifico”, non è l’unica follia avanzata dal suo team. Infatti, il governo federale ha anche firmato per ripavimentare la BR 319, l’autostrada che attraversa l’Amazzonia da Manaus (Amazonas) a Porto Velho (Rondônia). In rovina dai tempi della dittatura, nel 2016 rientrò in un programma di “manutenzione”, per consentirne l’apertura nella stagione secca. Tuttavia, il governo attuale ha richiesto di asfaltarla per incrementare il transito, una scelta che condanna la biodiversità della foresta; infatti, agevolerà l’accesso ai diboscatori verso le zone forestali ancora completamente inviolate. Inoltre, secondo delle prime stime, potrebbe aumentare la deforestazione di quella regione dell’1.200% rispetto ai dati del 2011.
“Le foreste terrestri sono le barriere coralline dell’aria e del cielo”
Le comunità indigene sono i custodi della natura, che nessuno conosce e ringrazia, ma ci sono. Combattono ogni giorno contro l’indifferenza di chi non li tutela, contro l’ignoranza di chi li definisce banalmente “primitivi” e contro le malattie occidentali. Infatti, cinque secoli fa il morbillo e l’influenza portati dai colonizzatori fecero più vittime delle loro armi, eppure nessuno sembra ricordarsene. Ma, come afferma il fotografo brasiliano Sebastião Salgado, “queste popolazioni indigene fanno parte della straordinaria storia della nostra specie e la loro scomparsa sarebbe un’immensa perdita per l’umanità”. Insomma, il passato dovrebbe averci dato consapevolezza di cosa non può ripetersi, eppure continuiamo a sbagliare. Ben nascosti sotto un velo di omertà, che copre scomodità e avalla l’egoismo dei più forti.
E stiamo facendo così anche nei confronti dell’ambiente, che ormai da tempo ci lancia segnali piuttosto rumorosi ad ogni latitudine. Certo, sarebbe ipocrita non ammettere che qualcosa si sta muovendo, dopo anni di tante e sole parole. Ma il cambiamento, il vero cambiamento, è frutto di costante determinazione, perseveranza e consapevolezza.
Carolina Salomoni