La manifestazione
È iniziata alle 15 di ieri, 13 gennaio, nella Christian-Broda-Platz a Vienna. Secondo gli organizzatori del corteo, il numero dei partecipanti avrebbe toccato quota 80mila, dato prontamente smentito dalla polizia che invece, ridimensionando fortemente, parla di 20mila presenze. A prescindere dunque da questa battaglia-sul-dato, si può certo dire che l’obiettivo dei manifestanti fosse quello di protestare contro il nuovo governo Kurz-Strache. Il corteo si è comunque svolto in maniera pacifica, salvo qualche lancio di uova e petardi da parte dei black block, infiltratisi in un ristretto gruppo di 200 persone.
Ciò non deve stupire
In realtà è difficile parlare di questa protesta come di un caso isolato. Dal 18 dicembre scorso, data d’insediamento ufficiale del governo, le manifestazioni di dissenso degli austriaci non si sono mai fermate. Questo perché il leader dei popolari Sebastian Kurz, che ha vinto le elezioni nella primavera del 2017, ha aperto il suo governo al leader degli oltranzisti di destra del Fpoe Heinz-Christian Strache. In particolare, proprio al partito di Strache sono andati ministeri chiave come l’Interno, la Difesa e gli Esteri.
L’ultradestra in Austria
Come accade ormai spesso alla fine delle elezioni nazionali in un Paese, la parte che esce vincitrice non riesce da sola a formare un nuovo governo. Così si apre a possibili alleanze volte a formare governi di coalizione o a larghe intese, preferendo alleati coi quali si condivida almeno qualche punto programmatico. Nel caso austriaco, Kurz ha preferito guardare all’ultradestra di Strache, isolando così i socialdemocratici. La destra austriaca condivide tutte le istanze tipiche delle destre estremiste europee, fatta eccezione per la fiducia fin’ora dimostrata nell’Unione Europea.
Una contraddizione
Siamo sempre più abituati ad assistere alla nascita di manifestazioni di questo tipo. Quella più vicina, per certi versi anche simile, è la situazione che è scaturita all’indomani dell’elezione di Donald Trump negli USA. Proprio in questi casi si fa largo, negli odierni sistemi democratici, una contraddizione che scuote le basi della nostra società. Del nostro modo di fare e percepire la politica. Come fare, in seno alla democrazia, a contrastare le spinte populiste e nazionaliste? Di fatti come questo bisogna cercare di parlarne con costanza. Per mostrare che ad un aumento di attività estremiste corrisponde (quasi) sempre la nascita di manifestazioni di segno opposto.
Giorgio Russo