È uno degli artisti più amati dal pubblico underground e dagli esoteristi. Talento vulcanico e sotterraneo. Sottile, elegante, inquietante. Oscuro come pochi. Artista e scrittore finissimo. Mago solitario e originale.
Austin Osman Spare (1886-1956) nasce nei quartieri popolari di Fleet Street nella City londinese ma cresce nel quartiere popolare di Lambeth, quello di William Blake e non potrebbe essere altrimenti. Assorbe quell’atmosfera dei mercati, del degrado e del sapore forte della vita londinese cockney. Il passo per l’Accademia Reale è breve. La sua fama improvvisa lo porta ad esporre a Sant Louis e a Parigi all’Esposizione Universale. Il suo stile si fa notare per l’uso della linearità, i giochi di bianco e nero, di forme e non di luce impressionisti o di un Turner.
Non mancherà che venga a galla nei suoi soggetti un uso allucinato, grottesco, penetrante della figura. Questo distacco non è più un fatto stilistico, quanto filosofico: il suo “Ritratto dell’artista” del 1907 ne è un esempio perfetto per la sapienza compositiva e le figure oniriche che vibrano nello spazio circostante la figura di Spare.
L’interesse per l’inconscio e la magia nasce nell’infanzia. Lui stesso narra di quando da giovane aveva conosciuto una donna del popolo, Mrs. Patterson, che lo aveva iniziato all’amore e alla magia e di cui non rimane traccia alcuna. C’è chi pensa che lui stesso abbia inventato questa figura. Fatto sta che l’approccio pratico alla magia sia, per Spare, del tutto personale, strutturato secondo un sistema unico e che prevede l’assenza di rituali complessi, gerarchie o cerimonie. È l’inizio della Chaos magick, il lato punk dell’esoterismo.
Non è un caso che tra i suoi primi estimatori ci sia il divo della magia inglese: Aleister Crowley. Questi aveva già creato il suo culto personale di magia sessuale, quello che pochi anni dopo a Cefalù, in Sicilia, sarebbe diventato l’Abbazia di Thelema e un suo giornale, The Equinox. Provò a far entrare Spare nella loggia ma al culto di Crowley lui preferirà sempre un esercizio dell’inconscio personale e la creazione di propri rituali. Crowley rimase atterrito da Spare ed è tutto dire visto che lui stesso sarà denominato dai suoi contemporanei “l’uomo più malvagio della terra” (anche se questa definizione fa capire quanto lui sia stato abile a farsi pubblicità).
Spare continuò la sua opera nonostante il mondo dell’arte cominciasse ad allontanarsi da lui. “Troppo edoardiano” gli si diceva. Sposatosi, non smise le sue frequentazioni con personaggi del mondo sotterraneo londinese, ambigui e deformi o quelli vicini ai nuovi movimenti, come quello delle Suffragette: non per niente, era un intimo di Sylvia Pankhurst.
I suoi testi e disegni gli attirarono le attenzioni di Dalì e Hitler: a quest’ultimo, che voleva commissionargli un ritratto, lui rispose: “Se lei è un superuomo, che io rimanga sempre un animale!”
Sempre più solo verso gli ultimi anni, spinto da una bomba nella Seconda Guerra mondiale sganciata sulla sua casa a cercarsi da vivere per strada e ad esporre nei pub, fece la conoscenza di Kenneth e Steffi Grant, coppia vicina agli ambienti thelemiti ma che divennero i suoi amici più cari e sinceri. Alla sua morte, avvenuta a causa di una decennale debilitazione del corpo, i suoi sostenitori pagarono il funerale.
Lasciava dietro di sé dei testi che segnano non solo l’inizio della branca esoterica della Chaos Magick ma anche del surrealismo e della letteratura moderna underground. Senza di lui non avremmo un Burroughs, i Led Zeppelin, il punk come movimento in sé, il quale ha non per niente l’Inghilterra come patria.
Tra i suoi capolavori spiccano “The book of pleasure”, “The focus of life” in cui esprime la sua filosofia dell’elogio della carne, del surreale, della forza interiore del subconscio; “Anathema of Zos” e “Logomachy of Zos” in cui crea un’unica e personale mitologia e allegoria del pensiero, accostandosi a modelli come gli Zoas, i primi uomini mitologici di William Blake, lo spirito irridente di Zarathustra, andando a braccetto con le figure di Lovecraft e dei surrealisti; infine, i testi in cui i suoi disegni compongono visioni in successione: “Book of satyrs” e “Authomatic drawings”, in cui è strutturato non solo il suo metodo per il disegno libero generato dalla mente e dalla mano passiva ma anche la magia dei sigilli, che giunge ad un metodo aperto a tutti coloro che vorranno entrare nella pratica esoterica.
I suoi disegni, sparsi per l’Inghilterra, sono inquietanti e potenti quanto sconosciuti al grande pubblico. Ma quanto meriterebbe lui di essere riscoperto!
Antonio Canzoniere