Il figlio di Carla Bruni e del filosofo francese Raphael Enthoven è a favore della Frexit, ovvero dell’uscita della Francia dall’Unione europea
Aurélien Enthoven, figlio di Carla Bruni e del filosofo francese Raphael Enthoven, ha rivelato di essere a favore della Frexit, ovvero dell’uscita della Francia dall’Unione europea. Si è schierato apertamente con l’Upr, il partito dell’ultrà sovranista Francois Asselineau in lotta per la Brexit francese. Una decisione forte che arriva alla vigilia delle elezioni europee di maggio, anche se il ragazzo compirà 18 anni a giugno e non farà in tempo a votare.
Lontano dalla sinistra radical chic della madre e dalle posizioni del padre, da sempre critico verso l’estrema destra, Aurélien non ha paura di prendere le distanze dalle posizioni in famiglia manifestando con orgoglio l’indipendenza delle sue idee.
Si considera militante sovranista ed euroscettico, proprio lui che ha vissuto cinque anni all’Eliseo con il marito della madre, Nicolas Sarkozy, che nonostante le sue posizioni politiche non ha mai negato l’importanza dell’Unione Europea e della Francia come uno dei Paesi fondatori. Non poco imbarazzo ha suscitato la cravatta dell’Upr che il ragazzo ha regalato all’ex presidente francese.
Ma sono state le reazioni in famiglia a fare più notizia. Il giovane ha detto che la madre Carla Bruni “era un po’ stupita ma se ne infischia”, mentre con il padre ha “dibattiti costruttivi”; e a proposito di Nicolas Sarkozy ha detto: “Ha avuto la stessa reazione di mia madre, se ne infischia abbastanza”.
L’indifferenza della madre è stata confermata dal commento di benvenuto che ha fatto al figlio su Instagram con l’hashtag #fieradimiofiglio. Aurélien aveva appena debuttato sul social media postando alcune foto della manifestazione dell’Upr del primo maggio, una delle quali lo ritrae con la maglietta «Leave means leave» dei sostenitori della Brexit.
L’Upr e l’adesione al partito
Il giovane ha aderito al partito Upr di Asselineau nell’ottobre del 2017. François Asselineau, leader dell’Upr che alle ultime presidenziali ha preso uno 0,92 per cento, è un grande complottista di tendenza anti-americana. Ritiene che molta storia contemporanea, dal terrorismo islamico alla nascita dell’Unione europea fino alla riforma territoriale della Francia, sia frutto delle manovre occulte degli Stati Uniti e in particolare della Cia.
Aurelien ha confidato al giornale Le Parisien: “Avevo una cattiva immagine dell’Upr, quella di un partito piuttosto cospirazionista. Ma poi ho finito col dirmi che forse aveva ragione, sono diventato sempre più euroscettico”. Il giovane racconta di aver “preso coscienza” che i programmi dei vari candidati europei sono “inapplicabili nel quadro dei trattati europei”.
Si vuole impegnare in modo duraturo “per la sovranità e la lotta all’oscurantismo”, per il ritorno della Francia alla piena indipendenza nazionale, abbandonando le organizzazioni sovra-statali come l’Ue e la Nato.
C’è chi sottovaluta questo comportamento, apostrofandolo come una banale ribellione tardo adolescenziale. Ma Aurélien ribatte così: “Una crisi adolescenziale dietro il mio impegno politico? Mi private del libero arbitrio, vi ringrazio. È la stessa altezzosa pedanteria che ha fatto vincere la Brexit. Continuate così». E la tessera del partito lo dimostra.
Anche Marine Le Pen abbandona l’ipotesi di una Frexit
Persino Marine Le Pen, simbolo del sovranismo identitario francese, ha abbandonato l’ipotesi di una Frexit. La linea moderata e più conciliante è stata inaugurata con lo storico cambio del nome del partito. Da Front National a Rassemblement National, perché “non si può vincere senza alleanze”.
Marine Le Pen ha dichiarato che “non chiederà più un’uscita della Francia dall’Ue, non perché i francesi abbiano paura della Frexit o dello scoraggiante spettacolo Brexit, ma perché per la prima volta si può cambiare l’Europa dall’interno”, grazie alla forza dei partiti nazionalisti alle prossime elezioni europee. Quindi “Europa delle nazioni” ma senza uscire dall’euro.
Le posizioni più estreme di uscire dall’Unione Europea sono rimaste poche. Ad esempio, qualche esponente dei gilet gialli, il movimento di protesta che alle elezioni europee si presenta in ben tre liste differenti. Ma la probabilità di successo è scarsa perché non hanno i soldi per stampare le schede elettorali, e i loro metodi alternativi hanno un alto rischio di irregolarità alle urne. La candidatura quindi rimane puramente simbolica. Insieme ai gilet gialli, a favore della Frexit, Les Patriotes, il nuovo partito di Florian Philippot, ex braccio destro di Marine Le Pen, che ha voluto raccogliere i voti dei francesi delusi dal Front National. Alcuni rappresentanti dei gilet gialli hanno deciso di presentare alle europee una lista insieme al nuovo partito sovranista.
Marta Fresolone