Aumento di reati tra i minori: i 17enni sono i più colpiti

Aumento di reati tra i minori

L’ultimo report della Polizia Criminale rivela un importante aumento di reati tra i minori. Sono state oltre 32 mila le denunce a carico di under 18 nel 2022, la maggior parte delle quali a carico di individui di età compresa tra i 16 e 17 anni. Crescono i reati legati alla violenza e i crimini informatici, causati anche dal massiccio uso dei social media che riescono sempre più a influenzarci e polarizzarci.

Aumento di reati tra i minori: i nuovi dati

Il mondo degli under 18 è stato spesso ignorato, o messo in secondo piano, sia dalla classe politica che dall’opinione pubblica in generale, ma negli ultimi tempi la sensibilità verso i problemi che affliggono i nostri adolescenti è decisamente aumentata. Nonostante questa nuova sensibilità, il rapporto sulla criminalità minorile stilato dalla Polizia Criminale mostra un quadro abbastanza preoccupante riguardo alla situazione dei giovani in Italia. L’aumento dei reati tra i minori è una realtà di fatto, come mostrano i dati raccolti. Dal 2010 al 2022 i crimini commessi da individui minorenni (tra i 14 e i 17 anni) siano aumentati del 15% e le segnalazioni siano passate da circa 28 mila ad oltre 32 mila. I reati più comunemente contestati sono quelli di furto, rapina, ricettazione, violenza (contro altre persone e/o pubblici ufficiali), detenzione di sostanze stupefacenti. Mentre diminuiscono le segnalazioni per omicidio volontario, aumentano quelle per tentato omicidio (86 solo l’anno scorso) e rimangono pressocché costanti quelle per violenza sessuale (che però nel 2022 sono state ben 291). In aumento costante invece sono le denunce per reati informatici, le quali spaziano dal “revenge porn” alle truffe online.



Il dipartimento di analisi della Polizia Criminale indica poi come la maggior parte degli arresti e delle denunce siano stati registrati nelle regioni del Nord-Ovest, seguite dal Nord-Est e dal Centro, con il Sud poco distante. Poco importa la nazionalità di chi commette questi reati, il vero problema è che questi crimini sono tutti ad opera di minorenni, specialmente di ragazzi di età compresa fra i 16 e i 17 anni. E c’è qualcosa di ancora più spaventoso: sempre secondo il rapporto in molti casi i criminali mostravano “la totale assenza di empatia nei confronti della vittima“. Se commettere un reato è grave, forse è ancora più grave non avere la piena cognizione dell’azione che si sta compiendo. La totale mancanza di empatia (e quindi in qualche modo anche di umanità) da parte di un ragazzo dovrebbe far porre un serio interrogativo a chi questi ragazzi li forma o cerca di fornire loro un esempio da seguire.

Social media e cultura dell’illegalità

I social sono croce e delizia di noi giovani. In essi troviamo intrattenimento, amici, contenuti, ma anche esempi da seguire (positivi e negativi), cronaca dal mondo etc. Insomma, i social costituiscono per molti ragazzi la fonte di informazione e di intrattenimento principale, ed è qua che sorgono i problemi. Ma attenzione: non sono i social, intesi come mezzo di comunicazione, ad essere dannosi, ma lo sono gli usi di alcuni contenuti che troviamo al loro interno. Dalle fake news ai falsi guru della finanza, le piattaforme possono essere molto insidiose per chi non sa distinguere il vero dal falso e soprattutto per chi tende a lasciarsi influenzare facilmente dai contenuti che vede online. Sì, cadere in “trappola” su internet non è una cosa solo per “boomer“, ma può capitare a tutti, anche ad un 14enne facilmente abbindolabile.

Non bisogna generalizzare: esistono migliaia di influencer, cantanti, rapper e artisti che sono un esempio per i ragazzi e che mandano messaggi assolutamente positivi. Un esempio è ad esempio Sfera Ebbasta, ragazzo partito dalla periferia di Milano ed arrivato all’indiscusso successo. Ma come esistono modelli positivi ne esistono anche di negativi, come molte pagine che esaltano figure di criminali o che considerano i reati pregi di cui vantarsi. Il problema non sta quindi nel singolo social e nei suoi contenuti, ma sta nell’incapacità del ragazzo che naviga di distinguere cosa è “giusto” e cosa è “sbagliato”. E questa capacità di pensare e discernere con la propria testa non gli può essere insegnato che a scuola o in casa. Se il compito educativo dei genitori e degli insegnanti viene meno, come si può pretendere da noi giovani una crescita corretta? Ogni ragazzo ha bisogno di un supporto attorno a cui crescere, se il supporto è buono sicuramente lo sarà anche ciò che ne uscirà, viceversa, crescere “male” è un attimo.

Marco Andreoli

 

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