Negli ultimi decenni, il numero delle donne incarcerate in tutto il mondo ha visto un’impennata preoccupante. Le cause di questo fenomeno sono molteplici, ma i principali fattori che contribuiscono a questo aumento delle prigioniere sono legati a povertà, abusi e leggi discriminatorie. Un recente rapporto globale ha messo in evidenza come le donne siano sempre più vittime di un sistema che le emargina, incastrandole in un circolo vizioso di criminalizzazione per atti legati alla sopravvivenza.
Secondo il rapporto, oggi oltre 733.000 donne si trovano in prigioni di tutto il mondo, e il loro numero sta crescendo più velocemente rispetto a quello degli uomini incarcerati. Dall’inizio del nuovo millennio, la popolazione carceraria femminile è aumentata del 57%, rispetto a un più modesto 22% per quella maschile. Questo crescente fenomeno ha sollevato preoccupazioni tra le organizzazioni internazionali, che temono che le leggi stiano diventando sempre più strumenti di controllo e repressione per le donne, costringendole a finire in carcere per reati che spesso non sono altro che il risultato di un sistema sociale ed economico ingiusto.
L’aumento delle prigioniere mostra le falle del sistema giudiziario
Il rapporto, realizzato da Penal Reform International e Women Beyond Walls, analizza come molte donne vengano incarcerate per crimini minori, spesso legati alla sopravvivenza quotidiana. Molte sono accusate di furti di piccola entità, come il rubare cibo per i propri figli, ma anche per reati legati alla povertà come la mendicità o il lavoro nell’economia informale. Inoltre, molte donne vengono incarcerate per debiti, una pratica che viola le leggi internazionali sui diritti umani, che vietano la detenzione per debitorie.
Questo fenomeno è particolarmente visibile in paesi come la Sierra Leone, dove molte donne sono incarcerate per atti che derivano dalla necessità di provvedere alla propria famiglia. Come raccontato da Sia Fatmata Deen, un’ex poliziotta che è stata lei stessa detenuta per un anno a causa di un malinteso, la povertà è una delle principali cause che spingono sempre più donne nelle carceri.
Se una donna non ha denaro per sostenere la sua famiglia, spesso si ritrova a compiere atti che la legge considera crimini, come il ricorso alla prostituzione o il traffico di droghe. “Le donne sono quelle che hanno bisogno di prendersi cura della loro famiglia, e se non abbiamo soldi per farlo, dobbiamo compiere azioni estreme”, ha affermato Deen.
L’impatto delle leggi discriminatorie sulla libertà femminile
In molti paesi, le leggi che risalgono all’epoca coloniale continuano a influenzare negativamente la vita delle donne. Queste leggi, che puniscono l’aborto e le relazioni omosessuali, hanno un impatto sproporzionato sulle donne a causa delle norme patriarcali e della discriminazione sistemica di genere.
Le donne che non si conformano agli stereotipi di genere o che non rispettano le leggi sul comportamento “appropriato” sono particolarmente vulnerabili. In paesi come l’Iran, le leggi sul velo obbligatorio sono state applicate con durezza, e le donne che non si conformano possono affrontare pene severissime, inclusa la prigione e persino la pena di morte.
In alcuni paesi africani le leggi sul furto fraudolento e sull’ottenere beni o denaro con inganno vengono applicate in modo ampio, spesso punendo donne che si trovano ad affrontare debiti e difficoltà economiche. Queste leggi sono il retaggio del periodo coloniale, e vengono ancora utilizzate per criminalizzare azioni che hanno radici nella povertà, come la richiesta di microcrediti o il ricorso a pratiche illegali per sopravvivere.
A livello globale, la situazione continua a essere preoccupante. In molte nazioni, le donne sono vittime di leggi che limitano le loro libertà personali e di espressione. Le donne in burqa in Afghanistan, per esempio, sono state nuovamente punite per leggi severe che impongono restrizioni sull’abbigliamento. Inoltre, i casi di donne arrestate per “abbigliamento indecente”, come quello di una donna d’affari in Zambia, stanno diventando sempre più comuni.
Il rapporto mette in guardia sul fatto che la popolazione femminile nelle carceri potrebbe presto superare il milione, a meno che non si adottino misure urgenti per contrastare questa tendenza. È necessario raccogliere più dati sulla questione, esplorare soluzioni alternative alla detenzione e depenalizzare leggi che violano i diritti umani. Se non vengono presi provvedimenti, l’aumento delle prigioniere rischia di diventare una tragedia globale che colpirà sempre più donne, in particolare quelle già vulnerabili a causa di povertà, abusi o discriminazioni.
Elena Caccioppoli