Aumento dell’anidride carbonica: danneggia anche la capacità di pensare

anidride carbonica

Si parla continuamente dell’aumento dell’anidride carbonica e se ne denunciano le conseguenze per il clima. Ora scopriamo che ce ne potrebbe essere un’altra che nessuno aveva prefigurato. La notizia dello studio proviene dall’Università del Colorado a Boulder ed è stato pubblicato su GeoHealth.
L’aumento dei livelli di CO2 nell’aria avrebbe effetti anche sulla nostra capacità di pensare. Il concetto non è difficile, i modelli che hanno portato gli studiosi Kristopher B. Karnauskas e Shelly L. Miller della Boulder e Anna C. Schapiro dell’Università della Pennsylvania alle loro conclusioni lo sono.
Partiamo quindi dal concetto che tutti possiamo capire, quando siamo rinchiusi in uno spazio angusto e senza areazione ci prende sonnolenza, questo succede perché aumentando i livelli di anidride carbonica a causa di quella da noi stessa esalata meno ossigeno raggiunge il cervello.
Gli scienziati elaborando modelli sui livelli di CO2 che si potrebbero raggiungere a fine di questo secolo continuando così le emissioni hanno trovato un valore di 930 ppm (parti per milione) di media, che nelle aree urbane sarebbe più alto di circa 100 ppm.



Si parla di valori atmosferici, all’esterno degli edifici, all’interno l’anidride carbonica totale è il risultato della combinazione tra la “base” del valore esterno e quella esalata da chi ci vive. Secondo altri modelli un aumento dell’anidride carbonica che porta il valore esterno a 930 ppm potrebbe facilmente portare i valori interni ad oltre 1400 ppm.  Anna Schapiro che è il medico del terzetto, professoressa di psicologia, spiega che ci sono studi che dimostrano che quel livello ha pesanti effetti sulle capacità cognitive. In realtà la letteratura medica, ammette la stessa ricercatrice, non è unanime sull’entità degli effetti che l’esposizione prolungata a tale livello potrebbe avere, ma c’è perlomeno da approfondire gli studi perché appare più che una possibilità che ci possano essere delle conseguenze sulla capacità cognitive di alto livello, come ad esempio quella di prendere decisioni. Un altro aspetto interessante di questa ricerca è che se confermati questi effetti della concentrazione dell’anidride carbonica nell’atmosfera sulla nostra capacità di pensare rientrerebbero  nella categoria degli effetti diretti, come l’acidificazione degli oceani, a differenza del riscaldamento globale che è un effetto indiretto. La differenza? Che qualcuno ha proposto invece di ridurre le emissioni di CO2 di raffreddare l’atmosfera opacizzandola, cioè invece (o almeno insieme) di combattere l’aumento dell’effetto serra fai arrivare meno radiazione solare a terra, ma se la concentrazione di anidride carbonica ha effetti deleteri diretti ovviamente certe “furbate” non funzionano su quelli.

Roberto Todini

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