Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’OMS, nell’ultimo anno “stiamo assistendo a un preoccupante aumento di focolai di colera nel mondo”, anche a causa dei cambiamenti climatici.
“Nei primi nove mesi dell’anno, 26 Paesi hanno già segnalato focolai di colera, mentre tra il 2017 e il 2021 erano stati meno di 20”. Lo ha affermato Philippe Barboza, responsabile della squadra dell’OMS per il colera e le malattie diarroiche epidemiche. A oggi sono 29 i Paesi che segnalano focolai di colera. Tra questi Haiti, con il primo caso registrato a Citè Soleil il 2 Ottobre 2022, Malawi e Siria.
Antico nemico, rinnovato ardore
Il colera è un’infezione diarroica acuta che si trasmette per contatto orale, diretto o indiretto, con feci o alimenti contaminati e nei casi più gravi può portare a pericolosi fenomeni di disidratazione e morte. Nel diciannovesimo secolo comincia a diffondersi in tutto il mondo, dando vita a sei pandemie che hanno ucciso milioni di persone. La settima pandemia è ancora in corso: iniziata in Asia meridionale nel 1961, ha raggiunto l’Africa nel 1971 e l’America nel 1991. Oggi la malattia è considerata endemica di molti Paesi e il batterio che la provoca, il Vibrio Cholerae, prolifera ancora. Secondo le stime dell’OMS, sebbene sia facilmente curabile, il colera uccide fino a 143.000 persone all’anno nei Paesi più poveri del mondo, dove l’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici di base rimane discontinuo.
Non si tratta, dunque, di un nemico a noi sconosciuto. Ciò che spaventa è piuttosto la tendenza globale degli ultimi mesi ad andare verso “focolai sempre più gravi a causa d’inondazioni, siccità, conflitti, migrazioni e altri fattori che limitano l’accesso all’acqua pulita e aumentano il rischio di epidemie di colera” ha affermato l’Agenzia delle Nazioni Unite per la Sanità. “Eventi estremi come inondazioni, cicloni e siccità, riducono ulteriormente l’accesso all’acqua pulita e creano un ambiente ideale per la crescita del colera” tanto che il tasso di mortalità nel 2021 è quasi triplicato rispetto ai cinque anni precedenti.
Il nemico avanza, le armi scarseggiano
L’emergenza colera cresce ma i vaccini non bastano per tutti. L’International Coordinating Group (ICG), l’organismo che gestisce le forniture vaccinali d’emergenza a livello globale, ha dovuto “sospendere temporaneamente la vaccinazione standard a due dosi, passando a uno schema a dose unica” in modo da recuperare vaccini e proteggere più persone in una fase di aumento “senza precedenti delle epidemie di colera” nel Pianeta. Una decisione sofferta che, sottolinea l’OMS, vuole essere temporanea e che getta luce sulla necessità di un’azione urgente per aumentare la produzione globale di vaccini.
Oltre al danno si aggiunge anche la beffa. Il produttore di uno dei due vaccini utilizzati nelle emergenze umanitarie, la Shantha Biotechnics, una filiale indiana interamente controllata dalla società farmaceutica francese Sanofi, ha dichiarato che interromperà la produzione del suo vaccino Shanchol entro pochi mesi e cesserà le forniture per la fine del 2023. “Una strategia a dir poco deludente” tuona Barboza. “Lo Shanchol è uno dei due soli vaccini usati per rifornire i Paesi che combattono i focolai e per le campagne di vaccinazione preventiva.”
Un’azione multisettoriale
Attenzione però. Per quanto la vaccinazione sia fondamentale nella lotta e nella prevenzione del colera, essa non è l’unica strada da intraprendere. I sierogruppi di Vibrio Cholerae che possono causare epidemie sono due: il Vibrio Cholerae 0139 e il Vibrio Cholerae 01. Quest’ultimo provoca la maggior parte delle epidemie e, secondo recenti studi, il cambiamento climatico potrebbe favorire la formazione di ambienti adatti alla sua diffusione.
La lotta contro il colera deve essere dunque condotta su un livello multisettoriale e coinvolgere la gestione dell’acqua, la sanità pubblica, l’agricoltura e l’educazione alla salute. Come sottolineato dall’Istituto Superiore di Sanità, garantire la sicurezza del cibo e dell’acqua e migliorare l’igiene, sono le condizioni base per prevenire le epidemie. Anche l’educazione al rispetto di accorgimenti igienici, come il lavarsi le mani con il sapone prima di cucinare e mangiare può contribuire a ridurre la diffusione delle epidemie. I vibrioni del colera sono infatti molto sensibili all’azione dei comuni detergenti e disinfettanti.