August Landmesser: l’uomo che rifiutò di salutare Hitler

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La storia dell’uomo che rifiutò di fare il saluto nazista nel 1936. L’uomo fu successivamente identificato come August Landmesser, unitosi al partito nazista nel 1931, credendo che così facendo avrebbe trovato un lavoro durante la grave crisi economica di quel periodo. Tuttavia, nel 1934 il destino fece innamorare Landmesser di una donna ebrea di nome Irma Eckler, e qui comincia la sua storia.

August Landmesser è diventato famoso solo 30 anni fa grazie ad una celebre fotografia risalente al 1936, ritrovata nel 1991 e pubblicata dal quotidiano tedesco Die Zeit, scattata in occasione della cerimonia di inaugurazione della nave Horst Wessel, una nave scuola della marina militare tedesca, presso il cantiere Blohm+Voss ad Amburgo, durante il quale era presente anche Adolf Hitler. La foto, diventata così nota da essere esposta nel centro di documentazione Topographie des Terrors a Berlino, ritrae August Landmesser che durante il corteo del Führer rimane a braccia conserte davanti ad Hitler, gesto radicale simbolo del rifiuto e della ribellione nei confronti del regime nazista, mentre l’intera folla di centinaia di operai attorno a lui esegue il noto saluto sieg heil, motto che risuonava frequentemente nei raduni di massa nazisti.

Una storia d’amore perseguitata dagli orrori dell’antisemitismo

August Landmesser nacque ad Amburgo nel 1910. Nel 1931, spinto dalla necessità di trovare un lavoro durante la grave crisi economica che caratterizzava quel periodo, decise di unirsi al partito nazista. Solo pochi anni dopo però, Landmesser si innamorò di Irma Eckler, una ragazza ebrea con la quale volle unirsi in matrimonio nel 1935 e con la quale ebbe due figlie, Ingrid ed Irene. Ben presto però entrambi si resero conto che la violenta follia del regime avrebbe macchiato la loro storia d’ amore di orrore. La loro famiglia fu interamente perseguitata. Per comprendere interamente il contesto nel quale si sviluppa questa tragica storia e le motivazioni di quel gesto, dettato da un evidente disappunto nei confronti del regime, è necessario ricordare nel 1935 furono promulgate le famigerate “Leggi di Norimberga”. Queste leggi sancirono la politica ed il quadro giuridico antisemiti e razzisti del Terzo Reich. Tra queste vi era infatti la legge per la protezione del sangue e dell’onore tedeschi, la quale proibiva matrimoni e rapporti extraconiugali tra ebrei e non ebrei, con l’obiettivo di mantenere “la purezza del sangue tedesco”. Nel caso in cui questa legge non fosse stata rispettata, la conseguenza sarebbe stato il carcere. All’epoca del celebre gesto l’espulsione dal partito nazista era già avvenuta per Landmesser ed il suo amore per Irma lo aveva già condannato diverse volte agli occhi del regime.

Il “No” ad Hitler: gesto di ribellione ma soprattutto d’amore

Il rifiuto di volgere ad Hitler il saluto nazista di August Landmesser non era infatti esclusivamente dettato da ribellione e dissenso nei confronti del regime nazista. Esso era anche un forte gesto d’amore nei confronti della sua amata Irma Eckler. A causa delle leggi raziali entrate in vigore nel 1935, le quali impedivano ai tedeschi di sposarsi con la “razza inferiore” ebrea, le pubblicazioni del matrimonio tra i due giovani non furono accettate e riconosciute dall’ufficio del registro del Municipio di Amburgo. Ma le conseguenze negative nei confronti del loro amore e della loro relazione non si fermarono ad un semplice diniego dell’ufficialità della loro relazione. Esse, infatti, si verificarono ovviamente anche sul piano pragmatico. August Landmesser venne infatti escluso dal partito dal partito nazista al quale si era iscritto nel 1931. Il motivo di tale espulsione? Aver “disonorato la razza tedesca” attraverso la sua relazione con l’amata di religione ebrea.

Il triste destino di August ed Irma

Nel 1937, stufo della situazione, August tentò di fuggire illegalmente in Danimarca assieme la sua intera famiglia con l’obiettivo di un futuro migliore. Sfortunatamente essi furono bloccati al confine e fu così che avvenne il primo arresto di Landmesser. Un anno dopo August venne scarcerato per mancanza di prove, in quanto riuscì a sostenere che né lui né Irma fossero a conoscenza dell’essere “totalmente ebrea” della sua amata. Le autorità avvisarono August che non avrebbe dovuto ripetere il reato, ovvero continuare ad avere una relazione con Irma, ma questo avvertimento per lui non ebbe mai alcun valore. Per questa ragione avvenne il suo secondo arresto nel 1938 ed August fu condannato a 30 mesi di lavori forzati nel campo di concentramento di Börgemoor. Contemporaneamente anche Irma fu arrestata dalla Gestapo e fu inviata inizialmente in un campo di concentramento ad Amburgo. Da lì fu poi trasferita nel campo di concentramento femminile di Ravensbrück.  Nel 1942 Irma morì presso una struttura psichiatrica a Bernburg, dove fu sottoposta ad eutanasia forzata nel febbraio 1942 e solo nel 1949 la donna venne dichiarata legalmente morta. August, scarcerato nel 1941, venne obbligato ai lavori forzati e nel 1944 fu costretto ad arruolarsi nella Wehrmacht all’interno della Strafdivision 999, unità penale di fanteria composta da criminali e condannati dalla corte marziale. Pochi mesi dopo August fu dichiarato disperso in azione a Stagno, in Croazia, ed anche lui, come la moglie, fu dichiarato legalmente morto nel 1949.

Ingrid e Irene: ricongiunte solo dopo la guerra

Proprio come quello dei genitori, anche il destino delle due sorelle si divise tristemente. Ingrid fu infatti affidata alla nonna paterna, mentre Irene fu inizialmente collocata in un orfanotrofio e successivamente affidata a dei parenti. Entrambe inoltre non poterono ricevere il cognome paterno e presero obbligatoriamente quello della madre. Nel 1951 il senato di Amburgo decise di riconoscere il matrimonio tra August ed Irma e solo così Ingrid ed Irene ottennero il cognome del padre, anche se Irene decise di continuare ad avere il cognome della madre. Le due sorelle riuscirono a ricongiungersi solo dopo la guerra. Sarà proprio Irene, inoltre, che dopo la pubblicazione della fotografia da parte del quotidiano Die Zeit nel 1991 riconoscerà August e risponderà all’appello fatto dal giornale, spiegando che quell’uomo coraggioso a braccia conserte dinanzi al Führer era proprio suo padre: August Landmesser.

Simone Acquaviva

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