Il pedigree politico sembra perfetto. Sergio Armanini ha alle sue spalle una fama di provocatore su temi caldi come l’immigrazione che ne fanno un salviniano doc. La decisione è stata presa dalla Lega di Merano, presenti il commissario dell’Alto Adige, Maurizio Bosatra, e il vice di Salvini, Andrea Crippa.
«Ma perché non le mettiamo un burka e la facciamo andare in Nigeria? Forse, dopo il centesimo stupro si sveglierà».
Queste parole le disse il “signore” che vedete in foto, Sergio Armanini. Le rivolse ad una donna, ad una giornalista. Era il 2014 quando ciò avvenne.
Ma non è la sola uscita infelice di Armanini. Infatti, l’anno scorso dopo la caduta del governo giallo-verde. Su Facebook definì la tragedia dei migranti che perdono la vita durante la traversata del Mediterraneo una “sfiga”.
“Comunque salgono tutti sul barcone e, sfiga delle sfighe, alcuni di loro, dopo aver scampato la guerra, attraversato il deserto, subito anni di torture nei lager libici, affogano in mare a cento metri dalla Libia. Che sfiga. Ecco che però arrivano in Italia, dove ci sono i razzisti e i fascisti che non li vogliono mantenere, ma per fortuna una luce in fondo al tunnel: arriva quello intelligente del Pd che li guarda negli occhi e coglie le loro sofferenze”. In appendice un commento ulteriore che avrebbe voluto essere ironico: “La storia ha un lieto fine. Ma davvero siete convinti di poter prendere tutti gli italiani per il culo?”.
E sapete oggi che cosa è accaduto? Che la Lega ha avuto un’idea geniale: l’ha candidato sindaco per le prossime elezioni comunali a Merano. Perché giustamente Sergio doveva evidentemente essere premiato, no? E quindi lo candidiamo neanche in consiglio comunale. Ma direttamente come sindaco. Al vertice, al top.
Una domanda allora. Ma un partito che premia questa gente anziché punirla e allontanarla, con che faccia si presenta alle elezioni dicendo di voler cambiare il Paese?
O forse, ragionandoci meglio, un cambiamento lo propone in effetti. Un cambiamento che evidentemente rispecchia le persone che candidano.
Leonardo Cecchi