L’Arabia Saudita ha torturato attivisti per i diritti umani

Dopo il caso Khashoggi, il Washington Post e Amnesty International segnalano l’ennesima violazione dei diritti umani dell’Arabia Saudita: attiviste sottoposte ad elettroshock!




La lunga prigionia degli attivisti e le torture subite

Qualche mese fa, l’Arabia Saudita aveva abolito il divieto di guida per le donne (unico Stato al mondo in cui vigeva una legge simile). Tuttavia, nei mesi precedenti la rimozione di tale restrizione, numerosi attivisti, uomini e donne, che si erano battuti per il diritto alla guida per le donne, sono stati arrestati per “attività sovversive”, quindi imprigionati per mesi, interrogati e torturati dalle autorità saudite.

Attiviste saudite torturate
Samar Badawi, una delle donne arrestate, è un’attivista di fama internazionale.
Fonte: lastampa.it

In tutto si tratterebbe di 10 donne e 7 uomini, ma Amnesty International ha raccolto informazioni basate sulla testimonianza di 4 di loro dato che gli altri sono ancora in carcere. Alcuni di questi attivisti sono noti a livello internazionale, come Samar Badawi, Aziza al-Yousef e Loujain al-Hathloul. Tutte personalità legate a movimenti femministi sauditi, che si erano battute non solo per il diritto alla guida, ma anche contro il velo obbligatorio e l’obbligo di uscire accompagnate da un uomo.

 

 

Le torture a cui sono stati sottoposti consistevano in molestie sessuali, sevizie, scosse elettriche e fustigazioni. Una di loro è stata appesa al soffitto. Tutto ciò ha avuto effetti invalidanti: durante i colloqui con i parenti, alcune attiviste avevano tremori incontrollabili, mentre altre “non riuscivano a stare in piedi”.

Appena poche settimane dopo l’uccisione di Jamal Khashoggi, questi rapporti su torture, molestie sessuali e altre forme di maltrattamenti, se confermati, mettono in luce ulteriori scandalose violazioni dei diritti umani da parte delle autorità saudite.

Così ha commentato Lynn Maalouf, direttrice di Amnesty International per il Medio Oriente.

L’Arabia Saudita, immancabile alleato

Le informazioni diffuse da Amnesty International arrivano in un periodo molto complicato per l’Arabia Saudita: infatti, Riyad è al centro di polemiche e pressioni internazionali per il tristemente noto omicidio del giornalista saudita Jamal Khashoggi, attuato da agenti sauditi nel consolato dell’Arabia Saudita a Istanbul, in Turchia.

Tuttavia, le dichiarazioni di Trump, anch’esse posteriori alle rivelazioni di Amnesty International, di voler preservare l’alleanza col Paese mediorientale, nonostante il principe saudita Mohammed bin Salman possa essere il mandante dell’omicidio, fanno passare – per l’ennesima volta – in seconda piano le numerose violazioni dei diritti umani in Arabia Saudita.

Purtroppo è “un film già visto“: gli interessi economici e politici dei Paesi parrebbero essere più importanti di qualsiasi altra cosa, anche delle vite di chi si batte per le libertà e per i diritti fondamentali.

Domenico Di Maura

 

 

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