Dopo l’attentato ad Ankara, la Turchia colpisce il PKK in Siria e Iraq

Attentato ad Ankara: PKK

Un attacco, definito terroristico, ha colpito la sede della Turkish Aerospace Industries (Tusas) a Kahramankazan, nella provincia di Ankara, lasciando cinque morti e ventidue feriti, di cui due in gravi condizioni. Lo ha confermato il ministro dell’Interno turco, Ali Yerlikaya, durante una visita all’ospedale di Bilkent, dove sono ricoverati alcuni feriti. L’attentato ad Ankara, la capitale turca, ha scosso profondamente il Paese, e il presidente Recep Tayyip Erdoğan ha condannato l’accaduto definendolo “atroce”, promettendo azioni risolutive contro i responsabili.

Tra le vittime dell’attentato ad Ankara figurano quattro dipendenti della Turkish Aerospace Industries e un tassista. Durante una conferenza stampa, il vicepresidente turco Cevdet Yilmaz ha precisato che sette dei feriti sono uomini delle forze speciali, impegnati nel contrastare gli assalitori. La Tusas, sede dell’attacco, è una delle principali industrie della difesa turca e sviluppa il primo aereo da combattimento interamente nazionale, il KAAN, oltre a numerosi altri progetti aerospaziali.

Dinamica dell’attentato ad Ankara: l’arrivo degli aggressori in taxi

Secondo i media turchi, i due aggressori sono arrivati sul luogo dell’attacco a bordo di un taxi. Le telecamere di sorveglianza hanno catturato immagini di un uomo e una donna, entrambi armati con fucili d’assalto e zaini scuri. Dopo aver attraversato il cancello di sicurezza della struttura, i due assalitori hanno fatto esplodere il veicolo, innescando un conflitto a fuoco con le forze speciali. L’emittente Haberturk ha diffuso gran parte dell’attentato ad Ankara, condividendo la fotografia dell’assalitore maschile, visibilmente armato, mentre entra all’interno della sede della Tusas, e altre immagini mostrano fumo denso sollevarsi in seguito a un’esplosione.

Risposta immediata delle autorità e accuse al PKK

L’attentato ad Ankara ha portato a una risposta rapida da parte delle autorità turche. Il ministro dell’Interno Ali Yerlikaya ha dichiarato che i due assalitori sono stati “neutralizzati” sul posto e ha attribuito l’azione al Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), considerato da Ankara e dai suoi alleati come un’organizzazione terroristica. Yerlikaya ha sottolineato che l’attacco era ben pianificato e mirato a colpire una delle principali industrie della difesa turca.

La procura generale di Ankara ha aperto un’indagine immediata per chiarire tutti i dettagli dell’attentato, coinvolgendo un procuratore capo aggiunto e otto procuratori nel caso. Il ministro della Giustizia, Yilmaz Tunc, ha promesso di identificare con certezza il gruppo terroristico responsabile, esprimendo ferma condanna per l’attacco.



In seguito all’attentato ad Ankara, le autorità turche hanno limitato l’accesso a diverse piattaforme social, tra cui X (ex Twitter), Instagram, Facebook, YouTube e TikTok. NetBlocks, un’organizzazione che monitora l’accesso a Internet, ha confermato che le restrizioni sono state imposte in diverse città, tra cui Istanbul e Antalya, a partire da un paio d’ore dopo l’attacco. La decisione, probabilmente motivata dal desiderio di contenere la diffusione di notizie non verificate e speculazioni, ha suscitato reazioni contrastanti nel pubblico.

Ritorsioni militari: attacchi contro basi del PKK in Siria e Iraq

Come ritorsione, l’esercito turco ha lanciato attacchi aerei contro obiettivi legati al PKK nel nord della Siria e dell’Iraq. In una dichiarazione rilasciata nella notte, il ministero della Difesa turco ha riferito di aver distrutto trentadue obiettivi del PKK. Il ministro della Difesa, Yaşar Güler, ha aggiornato il bilancio degli attacchi, riferendo che sono stati colpiti quarantasette obiettivi, ventinove in Iraq e diciotto in Siria, e che un “numero significativo” di terroristi è stato neutralizzato.

Il contrattacco turco ha provocato la reazione delle Forze Democratiche Siriane (SDF), una coalizione anti-ISIS attiva in Siria e Iraq, che ha denunciato la morte di almeno dodici civili, inclusi due bambini, a causa dei bombardamenti turchi. La situazione resta estremamente delicata e il rischio di escalation è elevato.

Questa mattina, il Ministro dell’Interno, Ali Yerlikaya, ha rilasciato la notizia dell’avvenuta identificazione di uno dei due attentatori, ucciso durante l’attacco. Il suo nome era Ali Orek, un membro dell’organizzazione terroristica Pkk: così afferma il governo turco, chiamando l’uomo un “traditore”. Anche il capo di Stato turco, Recep Tayyip Erdogan, ha definito “vile” l’attentato ad Ankara, difendendo ed elogiando la sicurezza turca e la lotta contro ogni forma di terrorismo. Il Presidente, che in quelle ore si trovava al vertice dei BRICS in Russia, ha ricevuto solidarietà anche da parte del segretario generale della NATO, Mark Rutte. 

Contesto politico: tentativi di dialogo e la questione curda

L’attentato ad Ankara si è verificato in un periodo in cui la politica turca stava cercando di riavviare un dialogo con le fazioni curde per risolvere pacificamente un conflitto che dura da decenni. Il principale partito filocurdo, il Partito Democratico dei Popoli (HDP), ha espresso preoccupazione per l’attacco, sottolineando come questo arrivi proprio durante un momento di possibile dialogo. Il giorno precedente, Devlet Bahçeli, leader del partito nazionalista MHP e stretto alleato del presidente Erdoğan, aveva lanciato un appello al leader del PKK, Abdullah Öcalan, suggerendo la possibilità di uno scioglimento del gruppo.

Reazioni internazionali e futuro incerto

L’attentato ha sollevato l’attenzione anche a livello internazionale, con il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, che ha rassicurato sulla sicurezza degli undici tecnici italiani, dipendenti della Leonardo S.p.A., presenti nella sede della Tusas al momento dell’attacco. Nonostante i tecnici italiani siano rimasti illesi, Tajani ha comunque espresso solidarietà per le vittime coinvolte e ha invitato i connazionali a contattare l’Unità di crisi in caso di emergenza.

Intanto, il presidente Erdoğan, ha dichiarato la sua intenzione di “distruggere i terroristi” e ha promesso misure severe contro chiunque minacci la sicurezza del Paese. La copertura mediatica dell’attacco è stata ridotta, probabilmente a causa della delicatezza della situazione e delle limitazioni imposte sui social media.

Lucrezia Agliani

Exit mobile version