Due colpi d’arma da fuoco sparati verso l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump
Succede a Butler, nella notte tra sabato e domenica, in occasione di uno dei cominzi del leader dei repubblicani, in corsa per la Casa Bianca.
Trump si paralizza, si tocca l’orecchio e realizza che sta perdendo sangue, si accascia al suolo e viene schermato dai corpi delle guardie di sicurezza che lo circondano.
È il panico tra la folla, ma è questione di pochi istanti, giusto il tempo che è servito a chiunque abbia visto queste immagini per realizzare la gravità e la portata di questo avvenimento, prima dell’intervento dei servizi segrati.
L’ex presidente viene scortato verso la macchina presidenziale, esulta e incita la folla con il pugno alzato in segno di lotta. Il pubblico sembra scordare il pericolo imminente e si perde in grida che scandisce” U.S.A”
I servizi segreti abbattono l’uomo che ha sparato, un partecipante al comizio ha perso la vita e uno almeno è gravemente ferito. “ si sente gridare”. Trump ha due rivoli di sangue lungo la guancia, è visibilmente scioccato ma vuole mostrarsi al pubblico e al mondo.
L’attentatore, secondo fonti CNN un ventenne della Pennsylvania, avrebbe sparato da un tetto situato lungo il perimetro esterno del luogo dove ha avuto luogo il comizio. L’arma: un un fucile semiautomatico AR-15. Le immagini satellitari mostrano un corpo in mimetica grigia scura che giace disteso sul tetto di un edificio a 150 metri da punto il cui Donald Trump stava parlando al pubblico.
L’attentato alla vita di Donald J. Trump
I toni sempre più conflittuali di una campagna elettore davvero triste hanno portato anche a questo. Tutte da chiarire le circostanze dell’attento e chi sia coinvolto oltre al cecchino che ha premuto il grilletto, sfiorando di millimetri il cranio di Donald Trump. Ciò che è certo, è che la violenza che trasuda l’immagine di un anziano uomo politico ferito durante un comizio non fara altro che inasprire le divisioni e renderà più violento il confronto nel paese in vista delle elezioni di novembre.
Il Presidente Joe Biden ha espresso la sua vicinanza a Donald Trump in questo momento drammatico e alla sua famiglia. Dichiarandosi grato che “Donald” sia vivo. I due sfidanti aveva recentemente condivo il palco in occasione del più deludente dibattito presidenziale che un paese come gli Stati Uniti poteva offrire.
Unanimi le voci di altri leader politici ed ex presidenti statunitensi nel condannare l’attentato. George W. Bush, Barack Obama, Nancy Pelosi ex speaker della Camera, il leader del Senato Chuck Schumer hanno tutti espresso il loro rammarico per quanto avvenuto, e anche la presidente del consiglio italiana Giorgia Meloni.
I membri dello staff di Trump reagiscono in ordine sparso, è una rincorsa a difendere alche militarmente il candidato repubblicano.
Purtroppo, quanto avvenuto non è così sorprendente. È orrore, è gravissimo e storico e preoccupante che questo accada, ma è anche la conseguenza dell’abbassamento del livello del dibattito politico in grandi aree del mondo. Episodi come Capitol Hill e le violenze scoppiate in Brasile a seguito dell’elezione di Lula scatenate dai supporter del destituito Bolsonaro ne sono un esempio. L’odio e il risentimento sono strumenti nelle mani di chiunque conduca una campagna elettorale tanto scellerata quanto sleale, puntando a diseducare i cittadini all’empatia e al rispetto reciproco, additando fantomatici nemici dietro ogni angolo.
Uno sguardo alla reazione della folla è sufficiente per intuire l’effetto che queste immagini avranno sulla campagna presidenziale di Trump e di come il culto personale di cui giova l’ex presidente verrà rinforzato. Il pubblico sembra già convinto, come se ce ne fosse bisogno, che questo sia un segno della provvidenza, che sottolinea la necessità per Trump, unico uomo in grado di essere eletto a riportare l’America ad essere nuovamente grande ad essere supportato ad ogni costo.
Serve condannare ogni atto di violenza che infanga il confronto democratico e serve denunciare ogni tipo di violenza verbale, ideologica o fisica che sia.
Fabio Schembri