In occasione della Festa della Repubblica, ripercorriamo alcune pagine della nostra storia facendo dei parallelismi con L’attacco dei giganti
La storia che supera la fiction
L’attacco dei giganti è un’opera che riscuote grande successo, sia su carta che su schermo. La serie è il racconto di un’umanità che combatte contro delle forze occulte, con il sogno di avere indietro la libertà perduta. Creature mostruose e complotti politici: ecco ciò che tormenta questa società medievale. Eppure, le trame di potere che intrecciano lo sviluppo della narrazione non sono poi così distanti da alcuni eventi storici del nostro Paese. Nella fattispecie, L’attacco dei giganti e gli anni di piombo della nostra Repubblica sembrano avere molto in comune. Non ci credete?
Anni violenti, anni criptici
Con anni di piombo si intende una fase storica che ha visto la violenza dilagarsi nella scena politica italiana. Siamo tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’80: alcuni gruppi eversivi getteranno il Belpaese nel caos, sia da destra che da sinistra. Una volta, un noto giornalista disse che in Italia non nasce nulla di proprio. Infatti, parte delle cause scatenanti di questi tumulti va cercata oltre i confini nazionali; questo sia per motivi sociali che geopolitici. Comunque sia, l’attacco dei giganti e la malapolitica rendono lo stesso risultato: uccidono tanti innocenti.
Breccia nelle mura- A te, fra 53 anni
La breccia nelle mura cittadine è senza ombra di dubbio uno dei momenti più iconici de L’attacco dei giganti. Il ritorno dei mostri dimenticati ricorda agli abitanti delle mura che avevano vissuto fino ad allora sopra un tremendo potere dormiente. Il silenzio si rompe. La voce si spezza. La guerra è tornata. Anche gli anni di piombo iniziano con un boato esplosivo: la strage di piazza Fontana. La madre di tutte le stragi era solo un assaggio di ciò che sarebbe venuto negli anni successivi. La bomba esplosa nella Banca nazionale dell’Agricoltura di Milano non fu l’unica, infatti ce ne furono altre nello stesso giorno, per fortuna inesplose. Son passati molti anni da quel 12 dicembre del ’69, la giustizia si è trovata a dover fare i conti con insufficienza di prove e numerosi depistaggi. Come in altri inquietanti fatti che vedremo dopo, le indagini si trovarono a dover battere lo sterrato di un sentiero che nessuno, forse, ha il coraggio di percorrere fino in fondo.
Le spie venute da lontano (i soldati di Marley)
Da piazza Fontana in poi si inizia a parlare di strategia della tensione: stando a questa teoria, gli atti terroristici che colpivano l’Italia erano volti a rovesciare l’ordine politico democratico. Anche L’attacco dei giganti ha un momento simile, quando si pensa che potrebbero esserci degli infiltrati che cospirano contro il destino della loro gente. D’altronde, sarebbe stato difficile perseguire una strategia del genere con le sole menti di mostri mangia-uomini. Dicevamo, nel regno delle mura girano voci di sospetto, così si decide di tentare un’imboscata a coloro che sollevano maggiori dubbi. L’operazione è pericolosa, ma riesce: ecco chi cospirava contro il popolo delle mura.
Il Grande Vecchio
Anche in Italia accadde un evento simile, meno teatrale ma altrettanto emblematico. Si tratta della scoperta degli iscritti alla loggia massonica P2, fatto la cui rilevanza storica verrà riscontrata solo negli anni successivi. Infatti, la P2 sarà il comun denominatore di molte pagine oscure degli anni di piombo. All’epoca, le persone credevano che ci fosse una sola entità dietro quel clima di terrore, che ci fosse un Grande Vecchio dietro il destino italiano. Licio Gelli ha tutte le carte in regola per ricoprire questo ruolo di machiavellico sospetto. Il Maestro della loggia Propaganda due era stato volontario fascista e collaboratore di servizi segreti. Uomo di potere, Gelli acquisisce notorietà negli ambienti alti della politica. Questa posizione gli permetterà di espandere la rete di influenza della sua loggia, affidatagli dalla Massoneria con il compito di darle nuova vita. Fino a quando le autorità non perquisiscono la sua villa, trovando per l’appunto la lista dei nomi legati alla loggia del Venerabile piduista.
Dinastia di segreti (il tabù dei Reiss)
La dinastia reale de L’attacco dei giganti è il vaso di Pandora dei segreti politici di Eldia. Un antico patto viene tramandato di generazione in generazione, in nome della ragion d’esser di ogni forma di Potere: continuare a esistere. Così, il monarca mantiene un segreto che getterebbe l’intero ordine costituito nella sfiducia generale. Tutto sommato, un buon compromesso per tenere l’opinione pubblica lontana da certi fatti storici. Verità nascoste con il sangue dei curiosi, finanche sulla reale natura delle mura cittadine. Anche in questo caso, gli anni di piombo anticipano la storia degli eldiani.
Arcana Imperii
I servizi segreti deviati sono, insieme a Gelli, uno dei tanti volti assunti dal Grande Vecchio negli anni di piombo. Essi infatti sono sullo sfondo di molti episodi oscuri, dalle stragi al tentato golpe da parte di forze nere. Dietrologie a parte, è indubbio il fatto che ci siano state organizzazioni paramilitari legate a gruppi politici eversivi: si parla di Gladio, organo segreto di difesa in chiave anticomunista. La sua identità sarà svelata solo nel ’90 da Andreotti, non proprio icona della trasparenza politica ecco. L’applauso del pubblico alle ironie di Massimo Troisi sulle accuse rivolte al Divo la dicono lunga sull’eredità storica lasciata dal leader democristiano. Ad ogni modo, gli anni di piombo sono un misterioso intreccio di più poteri, i quali paressero trovare la loro collaborazione nella gestione di comuni interessi.
A morte i curiosi (la disgrazia di Marco)
Il giorno in cui la pace si ruppe, ci fu un uomo che vide qualcosa che non avrebbe mai dovuto vedere. Con la freddezza di ogni buon soldato, i sicari mandati sull’isola ammazzano il testimone di quella congiura proibita. Si dirà che venne divorato vivo da un gigante. Anche il desiderio di conoscere di un professore rappresentava un pericolo per il regime dei segreti. E infatti ammazzarono anche lui. Caso analogo fu quello di Mino Pecorelli, giornalista d’inchiesta che venne ucciso in una sera di marzo del ’79. Il direttore di OP era temuto dai potenti per le indiscrezioni che pubblicava. Si mise contro anche Gelli, che avrebbe dovuto incontrare poco prima di morire. Anche il giornalista di origini molisane era stato piduista, aveva inoltre fonti nell’esercito e nei servizi segreti. Tuttora il suo assassinio è avvolto da una fitta nebbia di misteri ancora irrisolti dagli anni ’70. Tanto per cambiare.
Bassifondi del regno (Kenny lo Squartatore)
Negli anfratti del regno che vive impaurito dietro le sue mura, la gente dimenticata dal Potere è costretta a sopravvivere. Con o senza onore. Qui facciamo la conoscenza di un farabutto, il quale trova nei malaffari il solo modo di sfamarsi. Non solo, perché questo criminale rappresenta anche l’unica speranza per altri, nati nel suo stesso disagio. Ironia della sorte, il disperato che era partito dai bassifondi, arriverà fino ai vertici del Potere. E ne diverrà il suo servo bastardo. Il marcio invisibile che si allarga, portandosi con sé tutto ciò che di sano è rimasto. Come un maledetto tumore. Lo squartatore di londinese ispirazione però non se ne andrà silenziosamente, infatti prima di morire decide di cantare per bene.
La piovra sotterranea
Cosa Nostra ha una lunga storia, lungi dall’essere un accrocco di banditi meridionali. Proprio come accade oggigiorno, in passato della mafia se ne parlava poco o nulla, anche negli anni di piombo. Eppure, essa rappresentava già allora una grave minaccia per la bontà dello Stato. Comunque, anche la mafia si incrocia con la P2 nel caso della morte di Michele Sindona. Il banchiere riciclava il denaro della criminalità organizzata, facendo da testa di ponte tra essa e il “continente”. Soldi spariti e morte ancora avvolta nel mistero. Sindona, come altri, aveva minacciato di spifferare alcuni segreti di palazzo. A quel punto, caffè avvelenato e buonanotte. Come se non bastasse, il pentito Francesco Marino Mannoia dichiarò di sapere dei rapporti tra Andreotti e la mafia siciliana. E, addirittura, di un collegamento tra il rapimento di Aldo Moro e Cosa Nostra.
Insurrezione popolare
Insomma, come abbiamo visto, le storie di Eldia e della Repubblica italiana sono piene di misteri. E il popolo chiede che si faccia chiarezza su queste zone d’ombra, affinché possa tornare la fiducia verso il Potere. Ma, ahimè, ciò non è possibile. Perlomeno, non in tempi brevi. Quando il vaso di Pandora si apre niente è come prima. E così, a Paradise spuntano gli Jaegeristi, mossi da una feroce sete di vendetta verso il vecchio sistema. In Italia, invece, arriva la forza anti-casta, la quale prende varie forme. Tra queste, il Movimento 5 Stelle. Le ragioni della tanto chiacchierata “ondata populista” vanno cercate anche nella storia della Prima Repubblica. Soprattutto, nella controversa eredità che essa ci ha lasciato.
Da te, 76 anni fa
L’anniversario di nascita della Repubblica Italiana è un buon momento per ricordare e riflettere sulla storia del nostro Paese. Che queste righe possano essere di ispirazione a coloro che intendono approfondire gli avvenimenti di qualche anno fa. Articoli di cronaca, interviste e documenti storici possono essere tanto avvincenti quanto un manga che parla di giganti. Con la speranza che la memoria storica possa un giorno fare chiarezza sui capitoli non ancora completati della nostra Repubblica.
Non riesco a sopportare l’idea di vivere tutta la mia vita come un ignorante all’interno delle mura, senza sapere cosa succede fuori! E poi… Se qui nessuno ha intenzione di continuare le ricerche sui giganti… tutti quelli che hanno perso la vita finora saranno morti invano!
Matteo Petrillo