Gli tirerò un pugno, andrò in prigione e sarò felice
Mike Tyson? No, Nancy Pelosi. L’affermazione della speaker della camera risale al 6 gennaio, il giorno dell’assalto a Capitol Hill. Pelosi risponde così ad una collaboratrice che riporta notizie dei servizi segreti, che paventano un’improbabile, ma possibile, arrivo di Donald Trump al congresso.
Capitol Hill: i nuovi dettagli
Si tratta di un video girato dalla figlia di Nancy Pelosi, Alexandra Pelosi, giornalista e videomaker, che fa’ parte di una raccolta più ampia di filmati inediti dell’attacco a Capitol Hil.
Si possono vedere deputati, senatori e membri dello staff del congresso in zone sicure vicine al campidoglio, increduli davanti alle immagini che venivano riportate dai TG di tutto il mondo. Vengono chiamati tutti: i governatori di Maryland e Virginia, affinché mandino i riservisti della guardia nazionale nonostante il Campidoglio si trovi al di fuori della loro giurisdizione, il Dipartimento della difesa, affinché mandi l’esercito, Mike Pence, per sapere in che condizioni versano le aule del congresso.
Le preoccupazioni principali durante quelle ore sono due. La sicurezza dei rappresentanti minacciati dalla folla e la buona riuscita della transizione di poteri democratica tra i due presidenti.
Commissione d’inchiesta su Capitol Hill
Questi filmati sono solo gli ultimi dettagli che si aggiungono alla ricostruzione degli eventi che hanno caratterizzato quel 6 gennaio. Per cercare di far luce su tutto ciò è stata istituita la commissione investigativa sull’attacco a Capitol Hill.
Ci sono state sino ad ora otto udienze della commissione. Sono stati sentiti molti testimoni e protagonisti di quelle ore, compresi membri dello staff e fedelissimi di Trump.
I coniugi Thomas
All’interno della sfilza di personaggi sentiti dalla commissione, questo nome risalta, anzi il cognome. Ginni Thomas, nata Virginia Lamp, è la moglie del giudice della corte suprema Clarence Thomas.
Ginni Thomas è membro del Partito Repubblicano ed è descritta come molto influente all’interno del partito conservatore. Negli anni l’avvocata ha abbracciato posizioni sempre più estremiste e cospirazioniste. Ovviamente sostiene che le elezioni del 2020 sono state rubate.
E qui nasce un problema. Secondo la stragrande maggioranza dei giuristi, a questo punto il marito avrebbe dovuto astenersi dal votare qualsiasi questione riguardante l’attacco a Capitol Hill e Donald Trump. Così non è stato, il giudice Thomas si è espresso a favore dell’ex-presidente sia contro la commissione d’inchiesta, che contro il dipartimento di giustizia per quanto riguardo il caso di Mar-a-Lago.
Tutto questo non aiuta ad accrescere la fiducia nei confronti di una corte che è diventata sempre più politicizzata e spostata a destra, e che nei prossimi mesi si appresta a giudicare su altri importanti temi.
Liz Cheney: l’anti Trump
Tornando alla commissione, è composta da sette membri del congresso Democratici e due Repubblicani. Tra questi ultimi, la voce più forte che in questi mesi si è scagliata contro Trump è Liz Cheney.
Ha votato a favore del secondo impeachment, quello avviato cinque giorni dopo l’attacco, e ha più volte attaccato il proprio partito, diviso e indeciso su cosa fare con il leader caduto in disgrazia.
Ad agosto ci sono state le primarie del partito repubblicano, e in Wyoming, Cheney si è vista sorpassare dalla trumpiana Harriet Hageman, che sostiene che le elezioni del 2020 sono state una frode. Per capire il risultato, basti pensare che in Wyoming il 70% degli elettori ha votato per Trump nelle ultime elezioni.
Mettersi contro Donald può costare caro. Dei 10 membri del partito che hanno votato a favore dell’impeachment, otto, in un modo o nell’altro, adesso sono fuori dai giochi.
Donald J. Trump
C’è una domanda che si sta ponendo la commissione d’inchiesta e che si ponevano tutti quel giorno? Dov’è Trump e quali sono le sue intenzioni?
La mattina di quel giorno si è tenuta la “Save America March”. Donald ed alcuni tra i suoi più stretti collaboratori, come l’ex sindaco di New York Rudy Giuliani, hanno preso il microfono davanti alla stessa folla che poco dopo si sarebbe ritrovata davanti al Campidoglio.
Nel suo discorso Trump ha detto ai suoi sostenitori che le elezioni erano truccate e che perciò avrebbero dovuto marciare “pacificamente” lungo Pennsylvania Avenue per fare sentire la propria voce patriottica.
Intanto se la prendeva con la sicurezza perché controllava le persone che si erano portate dietro le loro armi. Cosa dice “patriota pacifico” più di un bel fucile semiautomatico?
Finito il discorso Trump, accompagnato dai servizi segreti, avrebbe cambiato location e si sarebbe diretto verso la Casa Bianca. Secondo alcune ricostruzioni riportate da CNN e New York Times però, l’intenzione del presidente in quelle ore era proprio di condurre la folla nel tentato golpe, arrivando addirittura a prendere il volante per far cambiare direzione alla macchina.
I Servizi segreti
Anche il ruolo dei servizi segreti è motivo d’indagine. Quando la commissione ha richiesto i dati telefonici dei servizi segreti di quei giorni, la risposta è stata che erano stati persi a causa di un processo di migrazione dei dati stessi avvenuto il 27 gennaio. La commissione stessa ha evidenziato come quel processo sia molto probabilmente in contrasto con alcune disposizioni federali, e che in ogni caso quei dati erano stati richiesti anche prima che la migrazione avvenisse.
Bannato dai Social
Da più parti, in quelle ore concitate, arrivava l’appello perché Trump richiamasse i manifestanti. L’appello del presidente è arrivato solo dopo qualche ora, via Twitter, in un video in cui Trump dice ai suoi supporter di tornare a casa, non prima però di aver definito l’elezione una frode e di averli detto che li ama e che conosce il loro dolore.
Oggi Trump non può postare su Twitter, il suo social preferito per anni, ma in compenso può farlo sul suo di social, Truth. In uno dei suoi ultimi post, Trump ha allegato una lettera lunga 14 pagine, in cui attacca la commissione dopo che questa l’ha chiamato a testimoniare nella sua ultima udienza, e afferma che si tratta di una “caccia alle streghe”.
Elezioni di Midterm
In una parte della lettera, Donald definisce la commissione come “una banda di malviventi di parte”. Una parte di questa affermazione è almeno in parte vera. Questa è una battaglia di parte. I Repubblicani, a due anni dal momento più basso della democrazia statunitense, non sono riusciti a liberarsi del fardello Trump. Ora si avvicinano le midterm elections, e in molti stati, se non sei a favore delle mille teorie del complotto che la cerchia trumpiana sta portando avanti, hai molta probabilità di perdere.
Sempre a proposito delle elezioni di Midterm, la maggioranza risicata al Congresso dei Democratici è in ballo. I livelli di inflazione sono alti, mentre l’apprezzamento per Biden è basso. Lo scherzetto di Bin Salman e dell’OPEC+ rischia di alzare nuovamente i prezzi del carburante. Molto del futuro della politica degli USA gira attorno a queste elezioni.
Il rischio per la commissione è che il lavoro portato avanti in questi mesi si possa fermare qui, mentre per il paese è che Trump, sopravvissuto a due tentativi di impeachment, possa tornare alla guida di un partito incapace di tagliare il cordone ombelicale.
Mohamed Charjane