Medio Oriente: missili iraniani su Siria ed Iraq

Missili su Iraq e Siria

Le Guardie rivoluzionarie iraniane hanno rivendicato una serie di attacchi missilistici in Siria ed Iraq: «le operazioni offensive continueranno fino a quando le ultime gocce del sangue dei martiri non saranno vendicate» tuonano i pasdaran.

Tensione sempre più alta in Medio Oriente ad oltre tre mesi dagli attacchi di Hamas ad Israele del 7 ottobre. Nella tarda serata di ieri, lunedì 15 gennaio, infatti, le forze iraniane hanno compiuto e rivendicato una serie di attacchi missilistici in Siria e in Iraq.

I missili nel Kurdistan autonomo

I missili balistici di Teheran hanno colpito alcuni obiettivi nella capitale del Kurdistan, Erbil, nel nord-est del Paese, a poche decine di chilometri dal confine con l’Iran, uccidendo 5 civili e ferendone altri 6.

Secondo le Guardie Rivoluzionarie iraniane, gli obiettivi dell’attacco sarebbero stati il «quartier generale» dello spionaggio del Mossad, i servizi segreti israeliani e, secondo l’agenzia di stampa ufficiale IRNA, ‘un raduno di gruppi terroristici anti-iraniani’.

Il movente dell’attacco missilistico, secondo la versione dei pasdaran, sarebbero le «recenti atrocità del regime sionista», ed in particolare l’uccisione di tre comandanti della Guardie Rivoluzionarie, che, però, non ha ancora avuto alcun riscontro effettivo.



Il sito preso di mira sarebbe stato utilizzato per “sviluppare operazioni di spionaggio e pianificare azioni terroristiche nella regione”. Secondo l’IRNA, inoltre, l’attacco a Erbil è una rappresaglia per i recenti omicidi di diversi comandanti delle Guardie rivoluzionarie ma anche di leader dell'”asse della resistenza”, nome dato agli alleati di Teheran nella sua lotta contro Israele.

Nell’attacco sarebbero morti almeno 5 civili, tra cui un bambino di 11 mesi. In particolare il Partito Democratico del Kurdistan (KDP), al potere ad Erbil, ha riferito della morte di un magnate immobiliare, Peshraw Dizayee, di sua moglie e di altri membri della sua famiglia, uccisi a causa di un attacco presso la loro residenza.

I missili in Siria

Il secondo attacco condotto dalle forze iraniane ieri sera, 15 gennaio, ha interessato invece obiettivi nel nord della Siria.

Ad essere colpiti qui, sempre secondo la versione delle Guardie rivoluzionare, sarebbero stati i «perpetratori di operazioni terroristiche» contro l’Iran: il Corpo delle Guardie iraniane ha annunciato sul suo sito, Sepah News, di aver individuato proprio in Siria “i luoghi di ritrovo dei comandanti e dei principali elementi legati alle recenti operazioni terroristiche, in particolare quelli dello Stato islamico”, che il 4 gennaio ha rivendicato l’attentato tra la folla in pellegrinaggio alla tomba di Qassem Soleimani in territorio iraniano.

«Le operazioni offensive continueranno fino a quando le ultime gocce del sangue dei martiri non saranno vendicate», tuonano i pasdaran.

Le reazioni di Iraq e U.S.A

Nell’attesa di reazioni da parte di Israele, sono arrivate a stretto giro quelle dell’Iraq e degli Usa.

Il governo di Baghdad ha condannato gli attacchi su Erbil come una «aggressione contro la sovranità dell’Iraq e la sicurezza del suo popolo».

Il ministero degli Esteri iracheno ha palesato l’intenzione di prendere «tutte le misure legali necessarie, compresa una denuncia al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite», oltre che l’istituzione di una commissione d’inchiesta ad hoc volta a dimostrare all’opinione pubblica irachena e internazionale “la falsità delle accuse dei responsabili di questi atti riprovevoli”.

Durissima la condanna degli attacchi anche da parte degli Usa, che in Iraq mantengono una forte presenza di personale militare e a Erbil, nei pressi della zona colpita, un importante consolato.

Per il Dipartimento di Stato si è trattata di una serie di raid “spericolati e imprecisi”.

“Gli Usa sostengono la sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale dell’Iraq”, ha sottolineato Adrienne Watson, portavoce della Casa Bianca, aggiungendo che “nessuna installazione americana è stata presa di mira”.

Accuse pesanti anche da parte del primo ministro curdo iracheno, Masrour Barzani, che accusa l’Iran di aver ucciso civili innocenti.

Contro il movente propinato dalle Guardie Rivoluzionarie iraniane, che hanno appunto affermato di aver attaccato un centro di spionaggio israeliano nella regione, Barzani, intervenendo a margine del World Economic Forum a Davos dopo l’attacco, ha affermato che le accuse iraniane sono infondate e ha aggiunto che non è il momento per le forze statunitensi di ritirarsi dal paese.

Luigi Di Vito

 

 

Exit mobile version