Il Darfur, martoriato da anni di conflitti, è tornato al centro dell’attenzione internazionale a causa di una recrudescenza di violenze senza precedenti. Tra il 7 e il 9 aprile, l’area occidentale del Sudan è stata teatro di sanguinosi attacchi condotti dalle Rapid Support Forces (RSF), milizia paramilitare in lotta contro l’esercito nazionale sudanese. Secondo fonti ufficiali delle Nazioni Unite, i morti negli attacchi in Darfur sarebbero almeno un centinaio, ma numerose organizzazioni locali parlano di oltre 200 vittime, la maggior parte delle quali civili.
Il campo di Zamzam: distruzione e disperazione
Tra gli episodi più gravi dei recenti attacchi in Darfur figura l’assalto al campo per sfollati di Zamzam, dove vivevano oltre 500.000 persone già provate da fame e malattie. I paramilitari della RSF hanno annunciato di aver preso il controllo del campo dopo pesanti bombardamenti e assalti aerei, distruggendo abitazioni, strutture sanitarie e l’unico centro medico rimasto operativo.
Il personale sanitario è stato brutalmente ucciso e decine di feriti sono rimasti senza alcun soccorso. La città vicina di Um Kadadah è stata anch’essa colpita: 56 civili sarebbero stati uccisi in una serie di attacchi coordinati.
Le RSF si difendono: “Proteggiamo i civili”
In una nota ufficiale, le Rapid Support Forces hanno dichiarato di agire nel rispetto del diritto internazionale umanitario, affermando di aver inviato truppe per “mettere in sicurezza civili e operatori umanitari” dopo aver “liberato” Zamzam dal controllo dell’esercito regolare.
Le RSF accusano infatti le Forze Armate Sudanesi (SAF) di utilizzare i campi profughi come basi militari e i civili come scudi umani. Hanno inoltre rigettato le accuse di violenze sui civili, definendo i video che circolano online “tentativi di screditare” il gruppo.
Un conflitto che divide il Paese
Il Sudan è ormai spaccato in due: l’esercito controlla le regioni settentrionali e orientali, mentre la RSF ha saldamente il controllo del Darfur e di alcune aree meridionali. Dallo scoppio della guerra civile, il 15 aprile 2023, il conflitto ha già causato la morte di oltre 20.000 persone e ha costretto più di 15 milioni ad abbandonare le proprie case.
Tuttavia, secondo una recente stima di studiosi statunitensi, il bilancio delle vittime potrebbe superare le 130.000 unità. L’ONU definisce la crisi sudanese “la più grave emergenza umanitaria al mondo”.
Fame e carestia: un’altra minaccia letale
Alla violenza si somma la tragedia della fame. Il Darfur è una delle regioni più colpite dalla carestia in corso, con milioni di persone che sopravvivono a malapena. Secondo la Classificazione Integrata della Sicurezza Alimentare (IPC), Zamzam e Abu Shouk sono tra le cinque zone del Sudan dove la situazione ha raggiunto livelli critici. Si stima che 25 milioni di sudanesi – ovvero metà della popolazione – affrontino condizioni di insicurezza alimentare estrema. La guerra ha interrotto la distribuzione di aiuti umanitari, aggravando ulteriormente una situazione già disperata.
El Fasher sotto assedio: l’ultima capitale del Darfur
Gli attacchi a Zamzam e Abu Shouk fanno parte di una più ampia offensiva lanciata dalle RSF contro El Fasher, l’ultima capitale statale del Darfur non ancora caduta sotto il loro controllo. I bombardamenti sulla città e sulle aree limitrofe hanno provocato oltre 320 tra morti e feriti, secondo i dati raccolti da gruppi locali come il Coordinamento della Resistenza di El Fasher.
L’escalation degli attacchi in Darfur ha provocato un nuovo esodo di massa, mentre le istituzioni internazionali, compresi il segretario generale dell’ONU António Guterres e diversi Paesi arabi, hanno condannato fermamente le violenze.
Il governo sudanese non ha ancora rilasciato alcun commento sulle dichiarazioni della RSF. Nel frattempo, si moltiplicano le denunce per violazioni gravi dei diritti umani: tra queste, l’uso della violenza sessuale come arma di guerra, in particolare nei confronti delle donne nei campi profughi. Organizzazioni umanitarie internazionali hanno documentato casi sistematici di stupri e abusi commessi da uomini armati. Tuttavia, l’accesso limitato alle aree colpite rende difficile verificare la portata reale delle atrocità.
Khartoum riconquistata, ma la guerra continua
Lo scorso mese, le forze governative hanno riconquistato Khartoum, la capitale nazionale, segnando una svolta nella guerra. Nonostante le perdite territoriali delle RSF, queste hanno intensificato la loro offensiva nel Darfur, mirando a consolidare il proprio potere nella regione.
El Fasher rappresenta per loro un obiettivo simbolico e strategico. Il rischio, secondo gli analisti, è che la conquista definitiva della città possa innescare una nuova ondata di massacri.