La Florida ha approvato il divieto per le atlete transgender di gareggiare in squadra con altre donne

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“The practice of sport is a human right”. Punto 4 della Carta Olimpica che codifica i principi fondamentali dello sport.

La Florida ha recentemente approvato un divieto per le atlete transgender di gareggiare nelle squadre sportive femminili, a causa di un presunta superiorità muscolare e fisica.

Le regole in USA cambiano da Stato a Stato, ma la battaglia per trovare un terreno da gioco ai transgender dura da parecchi anni. Il problema principale è il codice genetico, secondo il quale un maschio, anche in transizione, è muscolarmente più prestante di una donna. 




E’ innegabile che un uomo possegga una struttura muscolare più sviluppata, ma è anche vero che non tutti i maschi sono uguali. Inoltre, le terapie ormonali sostitutive non modificano soltanto i lineamenti o la distribuzione di grasso, ma interagiscono anche con sulla densità ossea e sui muscoli. 

A tal proposito, il Comitato Olimpico Internazionale, in occasione delle Olimpiadi del 2016, ha stabilito la possibilità della persone transgender di gareggiare a seconda del genere in cui meglio si identificano, imponendo, tuttavia, dei rigidi controlli sul testosterone, inferiore ad una soglia di 10 nanogrammi per litro nell’anno della competizione.

Occorre precisare che, in alcuni casi, anche una donna può produrre livelli di testosterone più elevati rispetto alla norma. In questo caso, la soglia di testosterone consentita è di 5 nanogrammi per litro, come nel caso dell’atleta sudafricana Caster Semenya.

L’IAAF, infatti, aveva imposto alla campionessa olimpica delle cure farmacologiche per abbassare il livello di testosterone. Ritenendo fortemente discriminatoria la decisione del comitato di atletica leggera, Semenya si è rivolta prima al TAS di Losanna, poi al Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, che ha espresso una certa preoccupazione per terapie farmacologiche imposte.

E’ necessario ricordare che non tutti gli sport sono uguali e non sempre la prestanza fisica è una dote aggiunta. Dopotutto, lo sport non è semplicemente una questione di muscoli, ma di strategia, di allenamento, di tecnica, di costanza e (spesso) di gioco di squadra.

La Florida discrimina la atlete transgender

La decisione della Florida di vietare alle atlete transgender di competere con le donne appare, quindi, decisamente anacronistica.

Una legge che permettesse ad alcuni “maschi di transizione” di giocare con le donne era stata presa in considerazione dal Senato, per poi accantonarla per altre priorità. Un altro emendamento, invece, è stato introdotto nel disegno di legge per le scuole private.

Si tratta della legge SB 1028, che impone  alle squadre sportive sponsorizzate dalle scuole pubbliche e dai college di essere composte in base al sesso biologico:

Le squadre atletiche o gli sport designati per le femmine, le donne o le ragazze non possono essere aperti agli studenti di sesso maschile”

La legge 1028 afferma anche:

Ai fini della presente sezione, una dichiarazione del sesso biologico di uno studente sul certificato di nascita ufficiale dello studente è considerato di aver correttamente dichiarato il sesso biologico dello studente alla nascita se la dichiarazione è stata presentata al momento o vicino al momento della nascita dello studente”

In pratica, secondo quanto si legge, è al momento della nascita che viene definita la possibilità di praticare sport in una categoria. La sola possibilità dell’esistenza dei transgender, dunque, viene completamente ignorata.

La battaglia dei Sessi

Negli Stati Uniti le leggi che regolano lo Sport variano da Stato a Stato. Dunque, anche la possibilità delle atlete transgender di partecipare alle competizioni femminili è discrezionale. 

In Massachussets è consentito allenarsi in tutti i campi sportivi, a prescindere dall’identità di genere. Il Connecticut ha permesso agli sportivi transgender delle scuole superiori di competere liberamente a partire dal 2019. Secondo quanto riporta il sito Transathlete.com, altri 16 Stati hanno regole simili.




In Idaho, invece, vige una legge che vieta alle squadre femminili di assumere atlete transgender. La legge portante definisce, in ogni caso, che gli atleti possono gareggiare in base al sesso del certificato di nascita. E’ a discrezione dei singoli Stati modificare gli emendamenti.

Che la Florida, da sempre riconosciuta per la sua liberalità, abbia approvato un disegno di legge piuttosto antiquato, soprattutto rispetto alla novità introdotta dal CIO nel 2016, non è del tutto chiaro.

La battaglia tra i sessi è un concetto antico quanto il tempo, ma lo Sport dovrebbe unire anziché dividere. La prestanza fisica non può risultare l’unica attenuante per esautorare le persone transgender di pari diritti e opportunità.

Antonia Galise

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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