Andrea Abrizzoni è stato nominato assessore allo Sport della città di Monza dal sindaco Allevi. La sua prossimità ai movimenti di estrema destra ha subito scatenato la polemica. Il nuovo esponente della giunta comunale monzese è membro di Lealtà Azione, una formazione di stampo apertamente neonazista e antisemita nata a Milano nel 2011.
Abizzoni è monzese doc, ha 46 anni e si è guadagnato il soprannome di “senatore” dagli ultras del Monza che ha capeggiato in gioventù. Non è la prima volta che ricopre questa carica: è stato assessore dal 2009 al 2012 e alle ultime elezioni ha conquistato la preferenza di 455 monzesi. Si difende dalle accuse definendole “attacchi in malafede”. Più che nazista si considera “solo un patriota”. Forse spinto dall’amore per la patria, ha dunque deciso di aderire ad un movimento estremista come Lealtà Azione.
Per chi non la conoscesse, LA è una comunità lombarda di estrema destra. Lo scorso 29 aprile, alcuni suoi esponenti sono finiti sulle prime pagine delle cronache locali per la parata dei saluti romani al cimitero Maggiore. Ovviamente spalleggiati dagli inseparabili compagni di Casa Pound. La loro manifestazione era stata vietata pochi giorni prima dal sindaco di Milano. Tuttavia, il divieto non ha fermato un migliaio di manifestanti che si sono presentati a sorpresa per commemorare i caduti della repubblica di Salò, con tanto di maglietta nera e testa rasata.
Tra i fondatori di Lealtà Azione spuntano i nomi di Stefano Del Miglio, Giacomo Pedrazzoli e Roberto Scordo, noti alle forze dell’ordine locali per incriminazioni che vanno dal tentato omicidio all’aggressione a mano armata.
In molti hanno contestato la scelta del sindaco Allevi. È difficile credere che non ci fosse un candidato più idoneo per rappresentare questa carica. Resta il fatto che l’ex capo ultras non è finito nella giunta per ben due volte grazie al sindaco ma alla fiducia dei monzesi, che lo hanno consapevolmente voltato. Andrea Abrizzoni non è solo il primo assessore neonazista, è soprattutto l’ennesimo campanello d’allarme di un’ideologia pericolosa in continua ascesa.
Grigorij Silaev