Assemblea Generale ONU, grandi assenze e problemi inderogabili

Il Palazzo di Vetro di New York, sede del Segretariato Generale ONU

È iniziata lunedì 18 settembre a New York la 78esima Assemblea Generale delle Nazioni Unite. I capi di stato dei paesi membri discuteranno per una settimana riguardo i più importanti temi dell’agenda globale: cambiamento climatico, guerra in Ucraina, instabilità del sistema socioeconomico post-pandemia. Mentre le difficoltà politiche crescono, spuntano tra i banchi dell’Assemblea troppe sedie vuote: l’ONU si sta indebolendo.

Dopo che tra le 50mila e le 75mila persone sono scese nelle strade di New York domenica 17 settembre per una grande manifestazione per il clima, lunedì nel quartier generale di Manhattan è iniziata la 78esima Assemblea Generale ONU.

I capi di stato dei paesi membri delle Nazioni Unite affronteranno congiuntamente in questa settimana i più pressanti temi globali: cambiamento climatico innanzitutto, con un focus sugli Obiettivi 2030 per lo Sviluppo Sostenibile (ancora troppo lontani dall’attuale percorso di sviluppo), guerra in Ucraina e conflitti nel Sahel, migrazioni, precarietà socioeconomica post-pandemia da Covid-19.

L’Assemblea quest’anno avrà un approfondimento triplice sul tema della salute: prevenzione delle pandemie, copertura sanitaria a livello globale, lotta alla tubercolosi nel mondo.

I grandi assenti e le forti presenze dell’Assemblea Generale

Preoccupano i posti vuoti nella grande sala che ospita l’Assemblea Generale: nonostante la delicata situazione nella quale versano gli equilibri internazionali, alcuni importanti leader hanno deciso di non presentarsi a New York. Le assenze di Xi Jinping, reduce dalla partecipazione al vertice BRICS del mese scorso a Johannesburg, e di Vladimir Putin, su cui pende un mandato di cattura della Corte penale internazionale, non hanno stupito l’opinione pubblica: già in passato i leader avevano mancato questo appuntamento internazionale e lo spostamento del baricentro politico globale verso est e verso sud non farà che aumentare comportamenti di questo tipo.

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A lasciare perplessi gli analisti sono soprattutto le mancate partecipazioni di Rishi Sunak, primo ministro britannico, ed Emmanuel Macron, presidente francese. Entrambi i leader, impegnati in casa con le proprie agende nazionali, contribuiscono inevitabilmente a diffondere l’idea che l’Organizzazione delle Nazioni Unite stia affrontando un periodo di declino per quanto riguarda l’importanza dei propri summit come occasioni di decision making  policy making  per i 193 paesi membri.





La mancata partecipazione di Russia, Francia, Regno Unito e Cina ha dato ulteriore forza all’intervento di Joe Biden, presidente degli Stati Uniti, che ha parlato martedì (gli Stati Uniti sono l’unico paese membro del Consiglio di Sicurezza, con diritto di veto, presente all’Assemblea). Biden ha tenuto un discorso di 30 minuti incentrato sulle dinamiche in atto in Ucraina, ribadendo l’importanza di un sostegno collettivo al paese invaso e sostenendo che le azioni della Russia mettono in crisi l’esistenza stessa di organizzazioni internazionali governative come le Nazioni Unite. All’Assemblea era presente fisicamente anche Volodymyr Zelensky, per la prima volta dall’inizio del conflitto.

Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, mai così lontani

Tra i tanti temi caldi dell’agenda dei lavori di questo meeting spiccano i SDGs, ovvero gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030. Secondo l’ultimo report sullo stato di avanzamento di questi obiettivi internazionali, la situazione rimane critica: la metà dei target è gravemente lontana dal raggiungimento, più di un terzo dei SDGs è in stallo o persino in regressione, solo il 15% degli Obiettivi è in corso di realizzazione.

Una situazione molto grave che richiede l’attenzione e l’impegno di tutte le parti politiche prese in causa. Mentre il segretario generale ONU Antònio Guterres invoca attenzione e concreta partecipazione riguardo i SDGs e la società civile scende nelle piazze, le sedie vuote tra i leader politici ci ricordano che il mondo sta cambiando e l’Occidente deve dare spazio ai paesi emergenti.

Luca Oggionni

 

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