Assassino!
Uccise un cane con una balestra.
Finalmente la condanna in primo grado.
Assassino. E’ così che bisogna chiamare chi uccide e con tanta crudeltà.
Nel Febbraio del 2014 la Guardia Forestale dello Stato, ora confluita nell’Arma dei Carabinieri, trovò in Val Seriana il povero cadavere di un cagnolino, un meticcio di circa dieci anni, trafitto da un dardo. Iniziate le indagini, risalirono brevemente ad un cinquantenne bergamasco. Richieste ed effettuate le perquisizioni domiciliari, trovarono in casa dell’assassino arco, frecce, dardi e balestra, compatibili con l’omicidio.
Svolto l’iter giudiziario il tribunale ha condannato L’assassino, nei giorni scorsi, a dieci mesi di carcere, al pagamento di tutte le spese processuali ed al risarcimento dei danni nei confronti dell’ENPA, la quale si è costituita parte civile.
Lo stesso iter si sta svolgendo a Viterbo, dove un militare quarantaseienne ha ucciso una cucciola di maremmano, il cane dei vicini di casa, sempre con una balestra. Vicini di casa noti animalisti che nel corso della loro vita si sono occupati di randagi e che, per il loro impegno, sono stati anche premiati da una trasmissione televisiva condotta da Lica Colò.
Il militare assassino, non abbastanza soddisfatto, successivamente se ne è vantato su Face book, iscrivendosi ad un gruppo animalista, postando minacce rivolte anche alla padrona del cane che aveva assassinato che, nel frattempo, povera donna è deceduta.
Come nel caso del quarantenne condannato a tre anni di carcere dalla Corte di Cassazione https://www.ultimavoce.it/carcere-risarcimento-maltrattava-cani/, finalmente si comincia a condannare questi assassini che non devono restare impuniti.
Queste condanne stanno creando dei precedenti ai quali la giurisprudenza farà sempre più riferimento. Più le condanne ed i risarcimenti si inaspriranno, maggiore sarà forse la probabilità di un deterrente nei confronti di questi assassini.
Dieci mesi di carcere sono veramente molto pochi, anche perché in galera non ci andrà. Si spera che la parte civile riesca almeno ad ottenere il risarcimento assegnatole. Resta la magra consolazione che le spese processuali in qualche modo gliele faranno pagare.
Nell’attesa che la nostra umanità migliori, non ci resta che confidare nella giustizia.
Raffaella Presutto