L’assalto all’ospedale di Tubas: violenza inaudita nella Cisgiordania occupata

ospedale di Tubas

Andrea Umbrello

Direttore Editoriale di Ultima Voce


L’esercito israeliano ha fatto irruzione nell’ospedale di Tubas, nella Cisgiordania occupata, arrestando medici e terrorizzando pazienti. L’episodio, avvenuto dopo un attacco aereo che ha causato due morti, ha provocato distruzione, panico e indignazione.


La Cisgiordania occupata continua a vivere momenti di grande tensione, innescati da atti di barbarie che colpiscono la popolazione civile e le infrastrutture essenziali. Martedì pomeriggio, l’esercito israeliano ha preso d’assalto l’ospedale governativo turco nella città di Tubas, causando un’ondata di indignazione a livello locale e internazionale. L’episodio rappresenta una delle incursioni più drammatiche degli ultimi mesi, evidenziando l’intensificarsi del conflitto nella regione.

Un attacco mirato e le sue conseguenze immediate

Il raid militare è avvenuto dopo un attacco aereo che ha preso di mira un veicolo nei pressi della città di Aqaba, a nord di Tubas. Nell’operazione sono stati uccisi due palestinesi, Karam Abu Arra e Muhammad Ghannam, mentre un terzo è rimasto gravemente ferito. I corpi delle vittime e il ferito sono stati trasportati all’ospedale turco, ma la situazione è rapidamente degenerata con l’arrivo delle forze israeliane.

Testimoni locali hanno descritto una scena di caos e terrore. L’esercito ha circondato la struttura e ha fatto irruzione, distruggendo finestre, porte e sparando proiettili veri all’interno del pronto soccorso. L’obiettivo dichiarato: recuperare i corpi delle vittime e arrestare il ferito, considerato un “obiettivo strategico” dalle forze israeliane.

Testimonianze di medici e pazienti

Il dottor Mahmoud Ghannam, primario del pronto soccorso, ha raccontato i drammatici momenti dell’assalto. “Ero intento a curare il ferito quando l’ospedale è stato attaccato. Le finestre sono andate in frantumi, i pazienti erano nel panico, e i soldati hanno fatto irruzione in modo barbaro”, ha dichiarato. Ghannam è stato successivamente arrestato, legato e portato via con la forza.

Anche il direttore dell’ospedale, Muhammad Samara, è stato vittima di violenze fisiche e verbali. “Mi hanno colpito e insultato ripetutamente, minacciandomi di morte se non avessi consegnato i corpi. Ho cercato di spiegare che la decisione spettava al Ministero della Salute, ma non mi hanno ascoltato”, ha spiegato. Nonostante le pressioni, Samara ha rifiutato di obbedire agli ordini, provocando ulteriori atti intimidatori da parte dei soldati.

Paura e distruzione

L’assalto ha provocato ingenti danni materiali e seminato paura tra i presenti. Jumana Daraghmeh, che si trovava nell’ospedale per accompagnare sua madre al reparto di dialisi, ha descritto l’atmosfera di terrore:

“I soldati erano ovunque. Sparavano nei corridoi e inseguivano pazienti e personale. Era impossibile sentirsi al sicuro”.

Secondo Samara, l’esercito ha utilizzato bombe assordanti e gas lacrimogeni all’interno dell’ospedale, causando numerosi casi di soffocamento. Persino i pazienti nelle stanze e nei letti si sono trovati coinvolti nel caos, mentre i soldati minacciavano chiunque cercasse di muoversi. “Uno dei soldati è entrato nell’ascensore e ha sparato proiettili a caso, terrorizzando tutti”, ha aggiunto.

L’assalto si è concluso dopo circa 45 minuti, con il ritiro dell’esercito dai dintorni dell’ospedale. Tuttavia, i danni inflitti sia alle strutture sia alla psiche delle persone presenti rimarranno a lungo.

Un nuovo episodio di una crisi inarrestabile

L’attacco all’ospedale di Tubas non è un caso eccezionale, ma rientra in un pattern di escalation che ha caratterizzato gli ultimi mesi nei territori occupati. Il giorno seguente, un’unità delle forze speciali israeliane ha fatto irruzione nello Specialized Arab Hospital di Nablus, arrestando un paziente ferito. In quell’occasione, l’operazione è stata condotta utilizzando un veicolo palestinese civile, una tattica che ha suscitato ulteriore indignazione.

Secondo quanto riportato da testimoni e media locali, l’arresto è stato accompagnato da scene di violenza e intimidazione. Il letto del paziente ferito era macchiato di sangue, un segno tangibile della brutalità dell’intervento.

Un conflitto che non trova soluzione

Il progressivo aggravarsi della violenza nella Cisgiordania si inserisce in una dinamica di crescente polarizzazione. Il conflitto tra Israele e Palestina si è intensificato dopo l’attacco transfrontaliero del gruppo palestinese Hamas nell’ottobre scorso, che ha portato a una massiccia risposta militare israeliana nella Striscia di Gaza. Secondo i dati più recenti, oltre 44.530 persone, principalmente donne e bambini, sono state uccise a Gaza dall’inizio delle ostilità.

Nella Cisgiordania occupata, il bilancio è altrettanto drammatico: almeno 804 palestinesi uccisi e 6.450 feriti dall’esercito israeliano. Questi numeri continuano ad aumentare, riflettendo un conflitto che sembra non conoscere tregua.

La posizione della comunità internazionale

La comunità internazionale ha più volte espresso preoccupazione per la situazione nei territori occupati. A luglio, la Corte internazionale di giustizia ha emesso un parere storico, dichiarando “illegale” l’occupazione israeliana della Cisgiordania e chiedendo il ritiro degli insediamenti. Tuttavia, sul campo, queste dichiarazioni non hanno avuto alcun impatto tangibile.

Gli episodi di violenza come quello di Tubas sottolineano la necessità di interventi concreti per proteggere la popolazione civile e garantire il rispetto del diritto internazionale.

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