La Sindrome Di Asperger
“A sei anni ero un bambino schivo, solitario, silenzioso e triste, e, fin dai primi anni della scuola, mi accorsi che le mie relazioni sociali, il mio stare con gli altri, era in qualche modo diverso dall’usuale. Non vi era situazione o momento nel quale non mi sentissi impacciato, insicuro, maldestro, fuori luogo e in difetto con chiunque. Fu in quegli anni che, profondamente infastidito da questo sentirmi difettoso, decisi che avrei dovuto trovare il modo di capire. In realtà avrei voluto solo giocare spensieratamente con i miei coetanei, ma il sentiero non lo concesse.”
Si parla di Asperger solamente dal 1994, in seguito ad un esame in campo internazionale in cui sono stati coinvolti più di mille bambini e adolescenti affetti da autismo e da disturbi correlati. Tali esami avevano dimostrato che era legittimo includere la sindrome di Asperger in una categoria diagnostica differente dall’autismo, nel gruppo che include i disturbi pervasivi dello sviluppo.
Nonostante alcune nuove direzioni di ricerca, la conoscenza della sindrome di Asperger rimane ancora molto limitata.
“Fin quando non si terrà in conto il fatto che spesso un Asperger non riesca a non avere l’impressione di non meritare nulla, sarà difficile alleviare le sue costanti sofferenze. Egli sa perfettamente che la spietatezza sociale della quale non è capace lo relega in un limbo di insicurezza e vede chiaramente quanto quella stessa spietatezza sia la condizione abituale di chi risulti perfettamente integrato nel contesto sociale, ragion per cui sovente non desidera integrarsi. Riconosce in questo, come in molti altri aspetti comportamentali tipici, una sorta di regressione nell’umano percorso evolutivo, e sceglie il sapore amaro della solitudine, capendo che quello è il sapore che resta in bocca a chi per nascita si trova in minoranza.”
Le persone con la sindrome di Asperger sono persone normali con un solo problema nel socializzare e soprattutto nel gestire le loro emozioni. E’ una problematica poco conosciuta e, molte volte, chi ne soffre viene giudicato maleducato o magari mal gestito dal proprio genitore, sottovalutando, così la reale problematica della persona.
“Gli interessi degli altri sono sempre stati un mistero per me. Non riuscivo a capire cosa ci fosse di divertente nei giochi più in voga. Per esempio in strada, per quanto correre dietro una palla potesse risultare invitante, non sopportavo quell’atteggiamento automatico di prepotenza facinorosa che caratterizza i giocatori di pallone. Più avanti, non riuscivo a spiegarmi in alcun modo la gioia collettiva dell’andare in discoteca. Fin quando, in seguito, smisi anche di accondiscendere a discorsi sempre uguali senza un briciolo di creatività. La cosa migliore è accorgersi delle differenze, e scegliere quello che piace a te.”
Le citazioni sopra elencate sono di Giuseppe Fini che ha deciso di raccontare la sua esperienza con l’Asperger tramite un’autobiografia: “Nuvole Croccanti”.
A Giuseppe è stato diagnosticato l’Asperger a quarantuno anni, e solo a quel punto è stato in grado di comprendere le numerose situazione passate, le emozioni e le solitudini provate durante la sua vita.
Lo scopo di questo articolo è aiutare a conosce e capire l’Asperger evitando ogni forma di pregiudizio che ruota intorno ad esso. E spronare, anche chi non ne sente il bisogno, ad informarsi. Conoscere aiuta a combattere l’ignoranza che genera il pregiudizio.
La sindrome di asperger non è una malattia, ma un modo di essere.