Asia Argento sale sul palco di Salmo; sfida hot all’ultimo dissing

“Io ho proposto a questo ragazzo 20k per ficcarmelo dentro. Voi accettereste?”.

Esordisce con queste parole Asia Argento, durante la sua ultima incursione estemporanea e concettuale al concerto di Salmo. Una pièce fatta di balli provocanti e gorgheggi canori talmente concettuale, che se la Yoko Ono delle body performance avanguardiste degli anni ’60 ritornasse dal passato, ne rimarrebbe sicuramente colpita.

Ma questa non è più l’epoca del Flower Power e neanche del Goth-punk berlinese, lo spazio fisico non è quello dell’Alexandra Palace di Londra e a esibirci non ci sono i primigeni Pink Floyd di Syd Barrett.

In questa tragicommedia dell’egotismo a tutto spiano c’è una donna, che un tempo era un’attrice dal talento precoce e una regista in grado di sperimentare linguaggi diversi.

Non sarà la carriera indiscussa del padre Dario, genio del Thriller esoterico, ma le credenziali Asia Argento le ha sempre avute.

Invece eccola a fornire nuovamente prova di esibizionismo schizofrenico e destabilizzante, tipico di una persona profondamente sola che ha totalmente smarrito la sua strada.




Un declino che inizia con il sostegno al movimento #MeToo, del quale pretende di ergersi a simbolo e paladina, non facendo altro che innescare un circolo infernale fatto di denunce sempre troppo tardive, accuse e carriere distrutte, a causa di un gioco al massacro che, invece di colpire al cuore dell’ipocrisia patinata di Hollywood, ha alimentato solo polemiche e ostilità, tra due ennesime fazioni contrapposte.

In questo vortice entrano in campo le vicende personali, il suicidio del compagno e le accuse di violenza sessuale ai danni di un giovane attore e musicista, che ha utilizzato lo stesso sistema per tentare maldestramente di “sbarcare il lunario”.

Tutti elementi che s’intersecano in un tragico destino, per una persona la cui forse unica responsabilità è stata: non riuscire a tenere a bada il proprio egocentrismo.

Potrebbe trattarsi anche di una grande messa in scena (si parla sempre di spettacolo), come lo era di certo quella sul palco di Salmo.

Argento e Salmo

Viene difficile pensare ad Asia Argento che, fasciata in un minidress in lattex metallizzato, riesce a eludere ogni forma di controllo,  salire sul palcoscenico e dimenarsi come in preda al morso della tarantola; tutto questo con  una valigia contenente 20.000 euro, quasi fosse in un film di spionaggio.

Siamo sicuri che in una folla di centinaia di persona, sarebbe riuscita nell’impresa?

Il suo presunto ex fidanzato Fabrizio Corona è stato recentemente aggredito per molto meno.




Quello che colpisce in tutta la vicenda non è la performance, che di per sé era uno scherzo.

Si tratta, infatti, di un siparietto che Asia Argento ha voluto fare in risposta al dissing (pratica utilizzata nel Hip Hop dall’inglese “disrespecting”, ovvero “non rispettare” ma che non è un’offesa vera e propria) dello stesso Salmo.

Nel brano PXM, egli cita l’attrice con questo verso:

“Se penso ad Asia Argento sono ricco dentro / perché manco se mi paga glielo fi….o dentro“.

 Così l’attrice Asia Argento ha voluto rilanciare, sfoderando ancora una volta le sue doti attoriali, ma con il pretesto di dare un po’ di provocazione necessaria a riaccendere su di sé, le flebili luci che il caso Jimmy Bennett aveva riportato a Los Angeles, da dove tutto è partito.

Asia Argento è combattuta con se stessa e scatena i suoi fantasmi contro chi la critica, ma è anche molto furba e sa stare al gioco: un gioco che garantisce sempre qualche ritorno d’immagine. Il problema nasce quando si cerca di innalzare a paladini dei diritti delle donne, quelle figure che, gira e volta, ritornano al sesso e a quei nuovi modelli che verso la donna non hanno atteggiamenti per cosi dire “paritari”.

Anche per Asia Argento è il momento di una riflessione su chi o cosa vuole diventare. Non basta adeguarsi al linguaggio popolare per attirare l’attenzione su di sé. Bisognerebbe anche cercare di rivedere l’utilità del gesto di un personaggio pubblico e come esso possa essere compreso dal suo pubblico, senza necessariamente sconfinare fuori dal campo di quei valori e doveri che la rivoluzione femminile ha cercato di superare; lottando, sbagliando, ma comunque testimone di un messaggio che fosse comprensibile e identificabile per tutti: donne e uomini.

Fausto Bisantis

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