Voce registrata: secondo uno studio, il 95% delle persone odia riascoltarla. Perché?
Ascoltare la propria voce registrata e trovarla piacevole, una missione destinata ad un fallimento certo.
Ogni qualvolta mi capiti di riascoltare la mia voce, appena invio un messaggio vocale su whatsapp ad esempio (non so perché ma ho questo impellente bisogno di risentire ciò che ho detto subito dopo aver inviato un messaggio vocale. Lo so è una cosa alquanto strana su cui dovrò lavorare), ecco che le mie povere orecchie subiscono questo suono alieno, strano, stridente, insopportabile da sentire. E lo dice una persona che ha studiato per quattro lunghi anni dizione cercando di lavorare e di migliorare la propria voce. E invece no, mi riascolto e questa parlata decisamente nasale, infantile e acuta rimbomba e riecheggia tragicamente dentro le mie orecchie. Se anche voi, come me, nel riascoltare la vostra voce sconosciuta e aliena provate fastidio e ribrezzo, allora vuol dire che siete perfettamente normali e che agite proprio come il 95% delle persone.
A rivelare ciò, uno studio condotto da John Allen, docente di psicologia dell’università dell’Arizona. A partecipare a questa ricerca, 5.000 volontari i quali sono stati sottoposti allo straziante test di sentire la propria voce registrata e di darne poi un personale giudizio. Scontato il risultato: la voce registrata è un incubo per la quasi totalità.
C’è, tuttavia, da dire una cosa che forse potrebbe risollevare i nostri animi e dare un debole cinque consolatorio alla nostra vanità, così scossa dalla nostra voce registrata: le altre persone che ci ascoltano non percepiscono la nostra voce come, invece, facciamo noi. Ciò perché la nostra voce ascoltata dagli altri, prima di raggiungere le loro orecchie, attraversa solo l’aria, arrivando prima sull’orecchio esterno e poi sui timpani, facendoli vibrare. Il cervello, successivamente, registra tali vibrazioni e le trasforma in suoni.
Quando noi parliamo e ci ascoltiamo, invece, produciamo suoni che prima di raggiungere le nostre orecchie attraverso l’aria, passano prima per le ossa e i tessuti, dalla laringe alla coclea. Alle vibrazioni dei timpani si aggiungono quelle delle corde vocali le quali raggiungono il cervello attraverso le ossa del cranio. Ciò porta a farci percepire in maniera diversa la nostra voce. Inoltre bisogna anche considerare che il registratore con cui ci riascoltiamo, seppur in maniera minima, trasforma e altera la voce registrata.
Estremamente importante anche l’aspetto psicologico. Riascoltare la propria voce da un oggetto esterno significa trovarsi di fronte, o meglio, a portata d’orecchio di un sé estraneo, altro. Questo provoca, per l’appunto, un senso di estraneità e non familiarità che fa scattare in noi una sorta di repulsione e di freddo distacco rispetto a ciò che è altro.
Giulia Simeone