Ufficialmente, siamo tutti uguali. Stessi diritti, stessi doveri. Stessa possibilità di accesso allo studio, stesse possibilità di carriera. Borse di studio pubbliche e private, tasse basate sull’ISEE, assegni a sostegno dello studio universitario. Le prerogative sono positive, ma la verità è che non tutti abbiamo le stesse possibilità. Se l’ascensore sociale è fermo, significa che ancora esiste il classismo.
Sono molti gli strumenti e le iniziative che hanno come scopo quello di spingere l’ascensore sociale e porre tutti sullo stesso piano, in modo che ciascuno abbia le stesse opportunità offerte agli altri.
Basta una rapida occhiata però per comprendere che questi strumenti non sono sufficienti e il classismo ancora resiste.
Il primo step: l’istruzione
Il Diritto allo Studio è ciò che viene formalmente tutelato dai provvedimenti accennati sopra. Borse di studio, assegni, tasse legate all’ISEE, sono alcuni degli strumenti per cercare di livellare le differenze economiche, così da garantire l’accesso allo studio universitario.
Sono strumenti utili e preziosi, ma non sufficienti a livellare davvero tutte le differenze.
Anzitutto, sono fallibili. L’ISEE cresce esponenzialmente se si possiedono terreni o immobili, sia che questi siano utilizzabili o meno; un rudere irrecuperabile ereditato da un nonno, ad esempio, non frutta nulla nell’immediato ma alza l’ISEE. Ciò comporta la possibilità di non rientrare nella fascia a cui è assegnata la borsa di studio.
Le stesse borse di studio sono spesso insufficienti: a svariati studenti sarà capitato di essere “vincitore ma non assegnatario”. In altre parole, hai i requisiti ma non ci sono abbastanza fondi.
Se il nucleo familiare non riesce a sostenere le spese, ci si trova davanti ad una scelta: rinuncia o affiancamento di lavoro e studio.
Lo studente-lavoratore avrà ovviamente meno tempo, energie e concentrazione da dedicare allo studio rispetto a chi può fare lo studente a tempo pieno. Questo avrà possibili effetti sul rendimento accademico e sulle attività extracurriculari offerte dall’ateneo o dalla città alle quali lo studente non potrà partecipare.
Il secondo step: il lavoro
Conclusi gli studi, per uno stesso posto di lavoro potranno dunque candidarsi un ex studente e un ex studente-lavoratore. Il primo ha potuto studiare e dedicarsi alla vita universitaria, il secondo ha ottenuto il titolo ma il rendimento potrebbe essere stato influenzato dagli impegni lavorativi; impegni che potrebbero avergli impedito anche di arricchire il proprio curriculum con attività extra, Erasmus e viaggi-studio.
In tal caso, il primo potrebbe avere più possibilità di assunzioni del secondo o potrebbe ambire a cariche più alte e meglio retribuite. In tal modo, chi è nato in una famiglia economicamente svantaggiata e ha avuto una carriera universitaria svantaggiata avrà anche un futuro lavorativo potenzialmente svantaggiato.
La vita è più complessa: l’ascensore sociale non sempre funziona
Ovviamente quella soprascritta è una semplificazione estrema degli eventi. La vita è imprevedibile e ricca di ostacoli e opportunità.
Tuttavia, vale la pena ricordare che non sempre gli sforzi e l’impegno vengono ricompensati. Solo perché qualcuno è riuscito a raggiungere determinati obiettivi non significa che altri possano farlo impiegando lo stesso sforzo; potrebbero necessitare di più impegno, di più tempo o potrebbero non riuscirci affatto.
È importante considerare che le differenze esistono ancora e che le opportunità non sono distribuite equamente. L’ascensore sociale non sempre funziona e non è corretto giudicare il percorso degli altri, soprattutto se si è abbastanza fortunati da trovarsi dalla parte privilegiata.
A inizio luglio una influencer ha giudicato superficialmente la situazione di una lavoratrice sottopagata, sminuendone le difficoltà ed ergendosi a modello da seguire: perché se una persona ce la fa, ce la possono fare tutti.
La verità è che ognuno può avere colpi di genio o colpi di fortuna, avere grande successo o, al contrario, cadere in miseria; sono moltissimi i fattori che concorrono allo status sociale ed economico di una persona e giudicare dall’esterno non può che risultare un atto superficiale.
Angelica Frigo