La lunga storia di Arvin Overton
Il nome completo era Richard Arvin Overton. Nato in Texas nel maggio del 1906, nel corso della sua esistenza è stato testimone di molti importanti avvenimenti della storia americana recente.
Nascere afroamericano, in uno stato del sud, non era semplice agli inizi del secolo scorso. Le tensioni razziali erano molto vive, con regolamenti mirati a tenere separati bianchi e neri. Alcune compagnie di trasporti, considerate a quel tempo “socialmente all’avanguardia”, avevano inaugurato servizi separati ma uguali. Gli scompartimenti di tram o treni erano così divisi in base al colore della pelle di chi ci si saliva. Chiunque si accomodasse in posti non designati, era perseguibile penalmente.
Arvin Overton rimase nel suo Texas travagliato dalle tensioni razziali sino al 1940, anno in cui si arruolò nell’esercito americano. Venne immediatamente spedito a San Antonio prima e a Pearl Harbor poi, subito dopo l’attacco aereo a sorpresa dei giapponesi del 7 dicembre 1941.
Memorie di guerra
Arvin Overton, nel corso di molte interviste rilasciate negli anni, ha confessato di non ricordarsi molto del primo conflitto globale. Al contrario, la seconda Guerra Mondiale ha lasciato una traccia indelebile nella sua memoria. Il 112enne prestò servizio presso alcune basi aeree statunitensi nell’oceano Pacifico, costruendo e monitorando le piste d’atterraggio. Lavorò sulle isole di Guam e Okinawa, oltre che a Iwo Jima, come tecnico e responsabile delle inumazioni. Riguardo al suo soggiorno sull’ultima isola, era solito dire che fosse uscito vivo da lì solo per grazia di Dio.
Considerato da molti alla stregua di un eroe nazionale, nel 2013 l’allora presidente Barack Obama decise di invitare Arvin Overton alla Casa Bianca. L’ex presidente tenne un discorso celebrando la vita del veterano, omaggiandolo poi con un vero e proprio tributo.
L’attuale governatore del Texas Greg Abbot, in occasione del 112esimo compleanno, lo aveva definito un’icona americana e leggenda texana.
Gli ultimi anni e la morte
Recentemente i media avevano ricominciato a parlare molto di Arvin Overton e la sua storia. Era il più vecchio veterano e il solo uomo statunitense ad aver sorpassato i 110 anni di età. Overton adorava passare intere giornate sulla veranda di casa sua, fumando tabacco e bevendo whisky. Riguardo a queste abitudini, era solito dire scherzosamente che fossero il segreto per una lunga vita.
Alla fine dello scorso luglio, però, fu vittima di una truffa.
Un delinquente, dopo aver ritrovato i documenti smarriti dallo stesso veterano, aprì un conto bancario tramite la Social Security (codice fiscale) dell’anziano.
In seguito, il truffatore prese dei soldi da i conti personali del 112enne.
La famiglia decise di rendere pubblico il raggiro, che scatenò un’ondata di indignazione in tutto il paese.
La delicata salute dell’uomo lo aveva portato ad ammalarsi spesso negli ultimi anni. A ucciderlo è stata infatti una polmonite.
Con Arvin Overton non è morto solo un pezzo di storia americana. Costui era anche uno tra gli ultimi custodi della memoria di alcuni degli avvenimenti più cupi del secolo scorso, dalle segregazioni razziali alla guerre mondiali. Testimonianze da tenere sempre in vita.
Stefano Mincione