Come ogni anno, il 5 giugno è il World Environment Day, la giornata dedicata alla salvaguardia dell’ambiente. In questa occasione ricordiamo i progetti di tre artisti ambientalisti, capaci di farsi portavoce di tematiche che legano arte, uomo e natura
La Giornata Mondiale dell’Ambiente è stata istituita ricordando la prima Conferenza delle Nazioni Unite a tema ambientale, che si era tenuta dal 5 al 16 giugno 1972 a Stoccolma. In quell’occasione venne adottata la Dichiarazione di Stoccolma con i 26 principi che determinano le responsabilità dell’uomo in relazione all’ambiente. Ogni anno l’UNEP, Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, sceglie un tema e propone azioni concrete per proteggere il pianeta e il nostro futuro. Nel 2023 lo slogan è #BeatPlasticPollution: sconfiggere l’inquinamento da plastica.
“Il nostro pianeta sta soffocando dalla plastica. È tempo di cambiare il modo in cui la produciamo, la consumiamo e la smaltiamo. Infatti, nonostante la plastica abbia degli usi preziosi, siamo diventati dipendenti dai prodotti in plastica monouso, con gravi conseguenze ambientali, sociali, economiche e sulla salute.”
Ma le emergenze che dobbiamo affrontare sono molteplici e le ricordiamo anche attraverso i messaggi di tre artisti ambientalisti contemporanei:
Olafur Eliasson
Artista danese nato nel 1967, ormai da molti anni cerca di sensibilizzare il suo pubblico riguardo i cambiamenti climatici. Vogue lo ha definito “artivist”, un artista-attivista che si batte per l’ambiente. Tra le sue installazioni più iconiche ricordiamo The Weather, esposta nel 2003 alla Tate Gallery di Londra. Nell’enorme spazio della Turbine Hall, una sfera irradia una luce calda e gialla come se fosse il sole al tramonto. L’atmosfera è poi pervasa da della nebbia artificiale che rende l’ambiente afoso, l’aria pesante… è questo ciò che accadrà se le temperature continueranno ad aumentare. Eliasson ce lo mostra e ce lo fa sentire sulla nostra pelle immergendoci in uno scenario post-apocalittico ma realistico.
In relazione al calore del sole, la conseguenza più immediata è lo scioglimento dei ghiacciai. Eliasson ci rende partecipi anche di questo. Ice Watch è il progetto che ha come protagonista il ghiaccio. Sulle rive del Tamigi, proprio di fronte alla già citata Tate Gallery, nel 2014 ha collocato 12 grandi blocchi di ghiaccio formando un cerchio. Ha ricreato così un orologio che col passare del tempo mostra quanto velocemente il ghiaccio, prelevato dal mare di Groenlandia, si sciolga davanti ai nostri occhi. Siamo consapevoli che i ghiacciai stanno scomparendo, ma con questa installazione li si può toccare e vedere dal vivo. In occasione della XXI Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico (COP21) svoltasi il 12 dicembre 2017 a Parigi, davanti al Panthéon ha riproposto nuovamente l’Ice Watch per dimostrare agli esponenti dei diversi Stati, i reali e tangibili rischi del cambiamento climatico.
Sebastião Salgado
Tra gli artisti ambientalisti, fotografo e reporter, Salgado ha dedicato la sua carriera e la sua vita a inquadrare il nostro pianeta, le bellezze della natura e gli esseri viventi che la abitano. Nato in Brasile nel 1944, ha girato il mondo per documentare i cambiamenti ambientali e quanto essi ci condizionino. Egli ritiene che, per poter trovare delle soluzioni per migliorare le condizioni delle popolazioni del Terzo Mondo, bisogna prima conoscerle e Salgado ce le racconta usando la macchina fotografica. Nel suo progetto dedicato all’Africa vediamo la fatica dei lavoratori senza scarpe, la mancanza di cibo, la siccità…
Negli anni ’90 decide di tornare in Brasile e, nella proprietà della sua famiglia, pianta più di due milioni di alberi ricostruendo un ecosistema che era perduto. Ora è una riserva naturale e, insieme alla moglie Lélia, ha fondato l’Instituto Terra impegnato in attività di riforestazione. Da qui ha lo spunto per il progetto Genesis dedicato ai paesaggi incontaminati, non intaccati dall’uomo, ma dove la natura può esprimersi in tutta la sua potenza.
Segue il lavoro Amazônia che pone al centro il polmone verde del mondo, le sue specie animali, gli alberi, le acque, per dimostrarne la sua bellezza, ma anche la fragilità di un bene da salvaguardare. Non manca la sua attenzione alla vita delle comunità indigene che vivono in armonia con la foresta, facendo riflettere sul rispetto che l’uomo può avere dell’ambiente che lo circonda.
Tomás Saraceno
L’aria e il suo inquinamento sono i temi principali affrontati dall’argentino Tomás Saraceno. Le sue installazioni non si limitano a lanciare messaggi ambientalisti, ma fornisce soluzioni reali per migliorare la nostra permanenza sul mondo fondendo arte e scienza. Con il progetto Aeroceno, Saraceno è riuscito a far sollevare in volo grandi sculture simili a una mongolfiera, ma senza utilizzare combustibili fossili o motori. Le risorse da sfruttare sono semplicemente il sole e l’aria.
Ma cosa c’è nell’aria che respiriamo sempre più inquinata? Saraceno rende visibile l’aria con l’opera Aerographies: dei palloncini, trasparenti come l’aria, sono attaccati a delle penne ma si muovono liberamente nello spazio. In questo modo le penne tracciano dei segni su fogli bianchi e l’inchiostro è composto dalle polveri sottili dell’aria di Mumbai, una delle città più inquinate al mondo. Lo spostamento dell’aria diventa così rintracciabile e visibile attraverso le particelle di smog di cui è composta.
Infine citiamo Flying Gardens: delle sfere di vetro fluttuanti con all’interno delle piante vere. Si tratta di Tillandsie, piante speciali che vivono nell’aria, sono senza radici, ma proprio nell’aria trovano i nutrimenti necessari alla vita. Saraceno ci ricorda così anche lo straordinario mondo vegetale, in grado di riprodursi e germogliare nonostante alcune sue parti vengano recise.
La natura, tanto capace di rinascere e di adattarsi ai cambiamenti esterni, necessita però la nostra protezione e anche gli artisti ambientalisti si stanno battendo per sensibilizzare l’opinione pubblica e farci assumere le nostre responsabilità.