L’emorragia delle imprese artigiane, secondo la Cgia di Mestre, continua.
Solo nell’ultimo anno abbiamo perso 16.300 imprese di artigianato italiane (-1,2%). Ma i dati peggiori possiamo vederli in un arco di 10 anni, dove la contrazione ha raggiunto livelli esorbitanti. Parliamo del -11,3%, ovvero 165,500 attività in meno rispetto al passato. A dicembre scorso, il numero delle imprese si è attestato appena sopra le 1,300,000 attività artigiane attive. Tra queste, il 37,7% nell’edilizia, il 33,2% nei servizi, il 22,9% nel settore produttivo e il 6,2% nei trasporti.
Uno sguardo al territorio
Il Sud è sicuramente il macro territorio più colpito da questa contrazione imprenditoriale. Basti pensare alla diminuzione del numero di imprese artigiane attive sarde, che è stata del -18% negli ultimi 10 anni. Vale a dire, soltanto in Sardegna, 7,664 attività chiuse. Anche in Abruzzo la ricaduta è stata pesante: parliamo del -17,2% (-6,200). Seguono l’Umbria, con -15,3% (-3.733), la Basilicata con -15,1% (-1.808) e la Sicilia, sempre con il -15,1%, che ha perso 12.747 imprese artigianali attive.
II settori più colpiti
Il settore dell’artigianato che ha maggiormente risentito dell’emorragia di imprese è stato l’autotrasporto. Negli ultimi dieci anni ha perso ben 22,847 imprese, per una percentuale del -22,25. Seguono a ruota le attività manifatturiere: 58,027 unità perse (-16,3%). L’edilizia, invece, ha 94,330 imprese in meno (-16,2%). A non risentire della crisi artigianale, invece, è il settore delle imprese di pulizia, del giardinaggio e dei servizi alle imprese (+43,2%), delle attività cinematografiche e produzione software (+24,6%) e magazzinaggio e corrieri (+12,3%).
“La caduta dei consumi delle famiglie e la loro lenta ripresa, l’aumento della pressione fiscale e l’esplosione del costo degli affitti hanno spinto fuori mercato molte attività. Senza contare che l’avvento delle nuove tecnologie e delle produzioni in serie hanno relegato in posizioni di marginalità molte professioni caratterizzate da un’elevata capacità manuale”. A dichiararlo è Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia.
Mestieri in via d’estinzione
La Cgia ha stilato una lista in ordine alfabetico dei “vecchi” mestieri di artigianato in via d’estinzione. Ha così elencato 25 mestieri artigiani che negli ultimi decenni sono scomparsi o sono sul punto di farlo.
- Arrotino
- Barbiere, addetto al taglio dei capelli su uomo e alla rasatura della barba
- Calzolaio
- Casaro, addetto alla lavorazione, preparazione e conservazione dei latticini
- Canestraio, produttore di canestri, ceste, panieri
- Castrino, figura artigianale tipica del mondo mezzadrile con il compito di castrare gli animali
- Ceraio, produttore di torce, lumini e candele con l’uso della cera
- Cocciaio, produttore di piatti, ciotole e vasi
- Cordaio, fabbricante di corde, funi e spaghi
- Corniciaio
- Fotografo
- Guantaio, produttore e riparatore di guanti
- Legatore, rilegatore di libri
- Norcino, addetto alla macellazione del maiale e alla lavorazione delle carni
- Materassaio, colui che confeziona o rinnova materassi, trapunte, cuscini
- Mugnaio
- Manisalco
- Ombrellaio, riparatore/rattoppatore di ombrelli rotti
- Ricamatrice
- Sarto\a, colui o colei che confeziona abiti maschili o femminili
- Selciatore, addetto alla posa in opera di cubetti di porfido
- Sellaio
- Scopettaio, produttore di spazzole e scope
- Scalpellino, colui che sgrossa e lavora la pietra o il marmo con lo scalpello
- Seggiolaio, produttore o riparatore di seggiole impagliate
Ilaria Genovese