Artemisia Gentileschi: la pittrice che si ribellò e denunciò il suo stupratore

Artemisia Gentileschi

Artemisia Gentileschi è nata a Roma l’8 luglio del 1593, era figlia di Orazio Gentileschi pittore amico di Caravaggio. Fin dall’infanzia, la giovane frequentò il mondo degli artisti, divenendo una delle pittrici più talentuose del Barocco. Sicuramente, una delle più note fra le artiste italiane prima del Novecento e una delle poche donne che i manuali di storia dell’arte si ricordano di citare.

A 427 anni dalla sua nascita, Google la celebra oggi con un doodle.  Una grande artista, ma anche una grande donna che ebbe il coraggio di ribellarsi e denunciare il suo stupratore.

Gentileschi: una rarità del panorama artistico del Seicento, sminuita dalle sue vicende personale

Artemisia fu una rarità del panorama artistico del Seicento grazie al suo stile drammatico ed altamente espressivo. La giovane si avvicinò fin da piccolissima alla pittura, soprattutto dopo la morte della madre nel 1605. Inoltre, attraverso le opere del padre assorbì la lezione del realismo caravaggesco.





La sua prima opera compiuta è “Susanna e i vecchioni”, realizzata nel 1610 a soli 17 anni che già annuncia un talento ben definito, a cui seguì “Giuditta che decapita Oloferne” nel 1612. Questo è considerato uno dei suoi più grandi capolavori.

La sua vita artistica e personale fu però segnata dallo stupro subito a 18 anni dal pittore e amico del padre, Agostino Tassi. Quest’ultimo nel 1611 la violentò brutalmente, come ricordò la stessa Gentileschi nei suoi diari:

“Serrò la camera a chiave e dopo serrata mi buttò su la sponda del letto dandomi con una mano sul petto…”

Ne seguì un terribile processo pubblico e molto chiacchierato, in cui la pittrice vittima della vicenda, fu calunniata e torturata per farle ribadire la verità della propria denuncia. Alla fine, Tassi fu condannato però la reputazione e l’equilibrio psicofisico di Artemisia furono minati per sempre.

Spesso il suo grande talento fu sminuito a causa delle sue vicende personali, ma grazie ad un articolo scritto nel 1916 da Roberto Longhi (“Gentileschi padre e figlia), la pittrice fu rivalutata. Da lì in poi, in molti riconsiderarono la sua portata stilistica ed espressiva, spesso legandola a un femminismo antelitteram. Infatti, le sue opere spesso ritraggono eroine bibliche come Giuditta, Betsabea o Ester che hanno la meglio sui soprusi maschili.

MARIO RUGGIERO

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