Unité Dignité Courage: ragazzi uniti per recuperare l’arte rubata dai colonizzatori.
L’organizzazione è formata da ragazzi di origine africana, il cui scopo è quello di sensibilizzare l’Occidente sui danni causati dal colonialismo e, appunto, riportare a casa l’arte rubata dai colonizzatori.
Tra i componenti di Unité Dignité Courage spicca Mwazulu Diyabanza Siwa Lemba.
Egli porta con sé, sin dall’adolescenza, i racconti di sua madre sul suo bisnonno. Questi era uno dei governatori più fedeli al re dello Zaire, ma i colonizzatori olandesi e portoghesi gli portarono via tutto. Pare che, addirittura, il bisnonno di Mwazulu si sia visto strappare i braccialetti dal polso, lo scettro cerimoniale e il manto di leopardo.
A giugno è entrato nel Musée du quai Branly per rimuovere una stele funeraria in legno del XIX proveniente del Ciad. A Luglio ha sequestrato un manufatto al Museo delle arti africane di Marsiglia. Il 10 settembre, insieme ad altri membri del gruppo, Mwazulu Diyabanza Siwa Lemba ha trasmesso una diretta su Facebook, durante la quale, dopo un giro tra i reperti del museo Afrika in Berg en Dal, ha preso uno degli artefatti in mostra. L’attivista ha stretto al petto il reperto di origine africana ed è uscito dal museo. Il video termina bruscamente con l’arrivo della polizia, che sequestra il manufatto e ammanetta i ragazzi.
Mwazulu in realtà ha subito l’arresto in diverse città europee.
Insieme ad altri componenti del gruppo, egli si è trovato di fronte a pesanti accuse in Francia e nei Paesi Bassi. A quanto pare, però, i giudici di Parigi sono stati magnanimi, se così si può dire. A fronte del rischio di dover scontare dieci anni di carcere per furto, infatti, l’attivista si è visto comminare una multa di soli 1000 euro. Intanto ci sono ancora due processi da affrontare, uno a Parigi e l’altro a Marsiglia.
Ma a Mwazulu le conseguenze non interessano:
Quando combatti una lotta di liberazione, la tua persona non ha più importanza. È l’interesse collettivo che viene prima di tutto, non quello della singola persona.
Il giovane d’origine congolese, infatti, non si considera un ladro. Egli ritiene che i propri siano atti politici, simbolo della lotta per la liberazione dell’Africa da ogni forma di influenza e di dominio. Per Mwazulu il furto è quello compiuto dai Paesi europei, e lui e il suo gruppo non fanno altro che provare a recuperare ciò che è stato portato via con la forza.
Mwazulu, forse in modo un po’ azzardato, durante un’intervista si è paragonato addirittura a Nelson Mandela:
Anche lui fu definito come un terrorista, ma qualche anno dopo vinse il premio Nobel per la pace.
Mariarosaria Clemente