Era il 1927 quando, nelle sale, usciva Il cantante di jazz, il primo film sonoro della storia. Per la prima volta, gli spettatori potevano vedere un film e sentirne anche i suoni. Forse per noi non è facile capire la portata enorme di quest’evento perchè, grazie allo sviluppo dell’arte del suono nel cinema, siamo abituati a guardare film pieni di effetti speciali e colonne sonore sensazionali.
Il cinema muto…o quasi
Prima di questo avvenimento, comunque, il cinema non era del tutto muto come è soliti pensare. Dietro lo schermo, si nascondevano attori che cercavano di doppiare in tempo reale i film. C’erano orchestre che accompagnavano con la musica e i rumoristi che creavano effetti sonori. Per imitare lo scrosciare della pioggia, ad esempio, si usava scuotere un cilindro contenente piselli. Con noci di cocco, tagliate a metà e battute in cadenza su un corpo duro, si simulava invece il suono dei cavalli al galoppo.
La creazione di effetti sonori
Questi escamotage sono tutt’oggi usati nell’arte del suono nel cinema. Il sound-designer è, infatti, non solo progettista ma anche creatore del suono; ha la capacità di inventare rumori adatti a ogni evento, effetti sonori e grida per ogni creatura. La voce di E.T., il piccolo extraterrestre protagonista del famoso film di Spielberg, è stata infatti creata mixando diciotto diversi suoni, da versi di cani e procioni a voci di persone, compresa quella di un’anziana signora.
I rumoristi Dawn Fintor e Alicia Irwin hanno prodotto gli effetti sonori de Il pianeta delle scimmie di Tim Burton per ogni minimo movimento dei soldati-scimmia. Sul set le armature erano di plastica, perciò la colonna guida era ovviamente inutilizzabile. Nel finale, ogni gesto dei soldati è sonorizzato con l’ausilio di armature vere, catene, ossa e cuoio che si scontrano.
Un grande del sound-design: il premio Oscar Ben Burtt
Tra i più noti e importanti nel settore, oltre a Walter Murch, responsabile del suono in Apocalypse Now, troviamo Ben Burtt, premio oscar per il miglior montaggio sonoro nel 1990 con Indiana Jones e l’ultima crociata. Burtt ha lavorato per tantissimi grandi film della storia del cinema e ha contribuito a renderli tali. Tra gli esempi più recenti, va citato il lungometraggio d’animazione Pixar,Wall-E. Il sonoro, qui, ha un ruolo fondamentale: la prima mezz’ora del film è composta dai soli suoni inarticolati del robot e la totale assenza di dialoghi. Burtt si è dovuto scontrare con il binomio contrastante tra meccanicità ed espressività, dovendo creare suoni elettronici riconoscibili ma che, allo stesso tempo, avessero il calore e la profondità della comunicazione umana.
Il sound-designer è noto per aver inventato il cosiddetto “Wilhelm Scream”, l’urlo di persona colpita o che muore cadendo da grande altezza. Questo effetto sonoro è diventato un cliché, usato in più di cento film e videogiochi. Per Star Wars ha, inoltre, ricreato il suono delle iconiche spade laser:
All’epoca ero ancora uno studente dell’USC e proiezionista a tempo perso. Avevamo dei vecchi proiettori, il cui motore con accoppiamento ronzava meravigliosamente bene. L’ho registrato, ma non era ancora quello che volevo. Non c’era sufficiente scintillamento… In realtà, ho trovato per caso quello che mi serviva. Camminavo nella mia stanza in lungo e in largo portando un microfono, e all’improvviso questo è passato davanti al mio vecchio televisore acceso, posato a terra, con il volume completamente abbassato. Ho registrato il ronzio che emetteva e l’ho unito a quello dei proiettori. Avevo la base. Poi ho diffuso tutto ciò attraverso un altoparlante e passavo davanti con il microfono a tutta velocità come i duellanti che agitano le spade.
Ben Burtt
Suoni naturali e sintesi digitale
Questo sistema per realizzare i suoni non risale a Guerre stellari: il ruggito di King Kong, nel 1933, era quello di un leone dello zoo di San Diego trasmesso a rovescio. Tale metodo non è scomparso completamente, ma si avvale sempre di più della sintesi digitale. Il trucco più frequente consiste nel partire da un suono naturale registrato e poi trattarlo digitalmente, rallentandolo, invertendolo o rielaborandone il timbro. A volte il ritocco non è necessario e la sofisticazione tecnica dell’immagine rimedia alla semplicità del suono: per sonorizzare l’attraversamento delle sbarre d’acciaio da parte dell’androide T-1000 di Terminator 2 – Il giorno del giudizio (1991) di James Cameron, Gary Rydstrom si è accontentato di aprire una scatoletta di cibo per cani e rimestarla.
La funzionalità degli effetti sonori
Questo è possibile perché certi suoni che udiamo appaiono credibili anche quando sono ovviamente falsi. Si tratta di una sorta di licenza poetica: nei western anni ’50, gli spari non sono realistici ma servono alla riuscita dell’intento del film. In Toro scatenato, di Martin Scorsese, il vero rumore di pugni è stato unito alla manipolazione di versi di animali, per comunicare quanto il combattimento abbia qualcosa di inumano.
I suoni servono, infatti, come supporto ai sistemi simbolici per veicolare significati e agiscono come portatori di sensazioni, a scopo formale narrativo, espressivo o drammatico. L’arte del suono nel cinema è spesso sottovalutata, ma senza dubbio fondamentale per la riuscita comunicativa della scena mostrata.
Martina Bonanni