Topi, ragni, insetti e pipistrelli. Quanto di vero c’è e quanto, invece, è solo fantasia, nell’arte culinaria cinese?
La cucina, anzitutto, è un’arte e ogni continente, nazione, città, paese, casa, conserva gelosamente le proprie tradizioni relative al cibo
In Italia, ad esempio, può capitare di passeggiare per le vie del paesello vicino e trovare le lumache come piatto tipico, in un’osteria dall’aspetto familiare e accogliente. L’oste ci spiegherà che mangiare le lumache è di buon auspicio, che sono collegate al simbolo della Luna e che sono anche ricche di proteine. C’è chi storcerà la bocca e c’è chi invece ne sarà incuriosito, ma nessuno riterrebbe mai che il piatto in questione sia “eticamente scorretto”.
Eppure, in questi giorni, si è molto discusso sul tipo di alimentazione cinese, accusando questo popolo di cibarsi in maniera deplorevole o addirittura di essere responsabili, per ciò, dell’attuale pandemia.
“Quelli mangiano i topi vivi!” si sente dire.
In tal caso un cinese lo correggerebbe rispondendo:
“No, in realtà prima li cuociamo”.
Cosa c’è di strano nel mangiare un topo, un pipistrello, un coccodrillo o quant’altro? E sarebbe più strano questo rispetto a un maiale, un coniglio o un piccione?
Chi decide cosa debba essere giusto mettere nel piatto e cosa no?
In Cina un adagio recita così: ” Si mangia tutto ciò che nuota, vola, striscia e cammina”. E questo la dice lunga sull’arte culinaria cinese.
Tra l’altro ogni pietanza ha per i cinesi un proprio valore simbolico ed è collegata a leggende e miti, nonché alla loro antica tradizione medica
Insomma, è un po’ come le prima citate lumache di casa nostra. Infatti i cinesi associano spesso ai cibi poteri “magici” o curativi a seconda della forma, del colore o della loro storia e talvolta anche a seconda di come se ne pronuncia il nome.
Per loro l’arte culinaria è molto importante, mangiano praticamente ad ogni ora del giorno. Inoltre l’ospitalità e la condivisione del cibo è fondamentale. Spesso mangiano da un piatto unico rotante, posto al centro del tavolo, da cui ognuno si serve.
Un’altra curiosità del “galateo” cinese è quella di non terminare mai completamente il cibo nel piatto (alla faccia dei nostri famosi “all can you eat”)
I sapori dell’arte culinaria cinese variano da regione a regione.
La Cina è vastissima per cui esistono, tra Nord e Sud, delle notevoli differenze.
Ad esempio i piatti a base di carne canina sono tipici del Guangdong, dove si svolge anche un noto festival. C’è da dire però che ormai, soprattutto le nuove generazioni, manifestano una crescente sensibilità a riguardo, e si usa sempre meno cibarsi del caro “Fido”. Tuttavia resta vivo il folklore, che ogni anno attira, nel bene e nel male, l’attenzione dei media e dei turisti.
Alcuni cibi, che in occidente non crederemmo neppure commestibili, per loro invece sono delle vere e proprie prelibatezze.
Tra lo street food spopolano le stelle marine, fritte e poste su uno stecchino, oppure nei market è facile trovare arrosti di topo, coccodrilli affettati, Tofu puzzolente (Stinky Tofu), rane, tartarughe e tanto altro ancora.
Per i meno temerari, resta disponibile il classico involtino primavera (senza topo arrosto, benché meno vivo).
L’ arte culinaria cinese risale all’età della pietra ed è poi divenuta un tutt’uno tra spirito e corpo, una filosofia. La cucina è patrimonio nazionale per tutti i popoli del mondo. Impariamo a rispettarla… E a rispettarci.
Sabrina Casani