Quest’anno Fieracavalli di Verona ha ospitato una mostra di dipinti eseguiti da ragazzi tunisini affetti da autismo.
Circa duecento disegni realizzati da bambini appartenenti a diverse associazioni della regione costiera del Sahel nell’ambito del progetto “Blue Horses – Le chevaux en bleu” promosso dal centro ippico tunisino Mahdia, sono stati esposti e messi in vendita.
Il ricavato servirà per consentire a piccoli pazienti con pochi mezzi economici di partecipare gratuitamente alle sedute di zooterapia del centro ippico gestito da più di vent’anni da un’istruttrice piemontese, Maria Gabriella Incisa di Camerana.
L’autismo è un deficit purtroppo in aumento: in Tunisia ogni classe, a partire dall’asilo, presenta circa tre o quattro bambini con problemi di questo genere.
Lo pedopsichiatra ha il compito di stabilire una diagnosi osservando il comportamento del bambino: in Tunisia questa specializzazione medica è recente e solo una quarantina di medici specialistici esercitano in tutto il paese, rendendo lunghe le attese diagnostiche per la sindrome del disturbo dell’autismo (DSA) anche di mesi. La locale mutua poi non rimborsa quasi nulla delle terapie che restano a carico delle famiglie.
Pur essendo un paese arabo, la Tunisia ha pero’ un Ministero della donna e dell’infanzia di cui è titolare una donna, Nezida Labudu, che recentemente ha dato prova di voler portare avanti una politica sensibile alle esigenze delle famiglie.
In attesa di usufruire di un programma di affiancamento per ogni soggetto autistico con un insegnante di sostegno si sono create, sul territorio, diverse associazioni private che hanno aperto dei centri per accogliere, assistere e scolarizzare questi bambini.
Alcune di loro organizzano regolari uscite settimanali per effettuare sedute di zooterapia presso il Centro Ippico Mahdia.
Insieme a uno psichiatra di Tunisi, il dottor Slim Annabi, Gabriella utilizza alcune scimmie, cavalli, levrieri berberi (gli Sloughi, cani in via d’estinzione) e un’antica razza di pony, i Mogodos, per realizzare un programma chiamato “Zoo.Ani.Me.C” in cui gli animali fungono da intermediari tra zooterapeuta e persone con handicap fisico, psichico o comportamentale.
Si tratta di un intervento ausiliario e non sostitutivo delle terapie convenzionali, adatto anche ad altre situazioni di squilibrio come dipendenza da dolci o videogiochi, iperattività e ipoattività, difficoltà di attenzione e concentrazione, aggressività, violenze in genere e altro.
Gabriella usa i “giochi” con gli animali coordinandosi con ortofonisti, fisioterapisti, psicoterapeuti e medici per arrivare al risultato auspicato in maniera diversa e non convenzionale.
Un bambino rimasto paralizzato nella parte sinistra del corpo a causa dell’occlusione di un’arteria che si rifiutava di sottoporsi alle sedute di fisioterapia è riuscito a riprendere l’uso della parte offesa grazie a specifici esercizi studiati per lui ed effettuati con la collaborazione di cavalli e cani che il bimbo accettava a differenza del fisioterapista.
Nella pet-therapy gli animali mostrano un’incredibile gamma di empatia, pazienza e sensibilità che produce effetti magici.
Nell’ippoterapia si potenziano le capacità motorie e posturali ma anche quelle intellettive perchè il cavallo richiede attenzione, impegno e memoria.
I ragazzi affetti da autismo manifestano un deficit nei rapporti sociali, nella comunicazione verbale e non verbale, nelle attività immaginative che li porta a isolarsi e a rinchiudersi in un mondo tutto loro.
L’interazione con il cavallo sollecita e sviluppa le capacità relazionali ed empatiche che costituiscono l’aspetto debole dell’autismo.
Gli animali stimolano i pazienti che associano le attività di apprendimento con il piacere del gioco riuscendo ad arrivare nelle profondità dell’animo per tirare fuori potenzialità e qualità nascoste, accrescendo autostima, fiducia in sé e negli altri.
A Mahdia i cavalli sono stati anche utilizzati come tele per un laboratorio in cui i bambini hanno adoperato le mani e colori atossici alimentari per dipingere il simbolo tradizionale della “Mano di Fatma” in un’iniziativa sostenuta dalla rivista Cavallo Magazine, dal fondatore del WWF Italia Fulco Pratesi e dal vignettista satirico Giorgio Forattini.
Gli animali comprendono benissimo quando hanno a che fare con ragazzi che necessitano di attenzioni speciali e rimangono immobili senza battere ciglio. Così come i levrieri: Gabriella racconta che la loro sensibilità è tale da riconoscere da lontano se hanno a che fare con ragazzi autistici o down, perché la loro postura è diversa.
Nel caso delle opere esposte a Verona la pet-therapy si compenetra con la forza espressiva dell’arte che consente di comunicare le emozioni che nei bambini autistici faticano a uscire. I disegni hanno infatti una valenza diagnostica: sono stati fotografati e archiviati per poterli comparare con quelli che verranno prodotti in futuro, in modo da valutare i cambiamenti e i progressi.
I pony di Mogodos usati da Gabriella sono una razza minacciata di estinzione di cui esistono solo duecento esemplari: sono i discendenti dei cavalli usati dai Numidi, gli alleati di Annibale, la cui cavalleria costituì un fondamentale aiuto nella battaglia di Canne del 216 a.c.
Una battaglia studiata ancora oggi nelle scuole militari perché considerata un capolavoro di tattica dato che le forze di Annibale, numericamente inferiori, riuscirono a sconfiggere quelle dell’esercito romano con una manovra di accerchiamento “a tenaglia” in cui i destrieri dei Numidi ebbero un ruolo decisivo.
A Mahdia un piccolo branco di questi pony vive in un quartiere dove, nell’antichità, si trovavano le scuderie di Annibale.
Al Museo del Bardo sono immortalati in alcuni mosaici romani: la loro taglia piccola ma elegante, abbinata a un carattere docile e mansueto, li rende adatti all’equitazione per i più piccoli e ai portatori di handicap.
I cavalli sono in grado di trasmettere la loro energia e far capolino nel silenzio del mondo in cui vivono i ragazzi autistici, portando colori, suoni e palpabili emozioni.
In occasione della giornata mondiale della salute mentale del 10 ottobre scorso nel centro ippico “Le redini” di Palermo si è svolta, in contemporanea a quello di Mahdia, un’attività di ippoterapia con bambini affetti da autismo che hanno sperimentato le “bolle di sapone a cavallo”, utilizzata per aiutare la coordinazione oculo-manuale e realizzata per la prima volta su cavalli in movimento.
Il centro equestre tunisino e quello palermitano hanno dato inizio a una collaborazione con lo scopo di aiutare le famiglie dei bambini autistici con la mediazione degli equini, per offrire un ausilio attraverso strade ancora poco conosciute che conducono a una destinazione efficace. Sono in programma altre iniziative internazionali con cui si cercherà di coinvolgere diversi partner: la prossima avrà luogo il 2 aprile 2017 nella Giornata Mondiale di Sensibilizzazione all’Autismo.
Alcune volte accade che abbracciare il collo di un cavallo o restare sdraiati sulla sua groppa illumini il volto di un bimbo con un emozionante sorriso.
E’ questa la soddisfazione più grande degli operatori equestri che, come Gabriella, usano passione, impegno e competenze per provare a migliorare la qualità della vita di molte famiglie.
Miriam è una bambina di sei anni affetta da DSA. Ha una gemella normodotata.
Quando è arrivata a marzo al centro ippico di Mahdia non parlava se non con versi gutturali privi di significato.
Dopo due mesi, a maggio, ha iniziato a pronunciare le prime parole e a instaurare un contatto verbale e di ascolto.
I dolcissimi pony Mogodos l’hanno trasformata nella bimba sorridente del video: una sensazione davvero gratificante che vale la pena ammirare.
MIRIAM from Gabriella Incisa on Vimeo.
Paola Iotti