Arsenale sequestrato a neofascisti nel Nord Italia, tra le armi un missile

arsenale sequestrato

Questa mattina a Torino la polizia ha sequestrato un intero arsenale da guerra in una delle abitazioni degli esponenti di estrema destra perquisite, contenente pistole, fucili d’assalto automatici di ultima generazione e un missile disarmato ma potenzialmente funzionante.
In questo modo è stata concretizzata un’operazione antiterrorismo che ha colpito diverse città del Nord Italia e che è iniziata con le indagini  della Digos risalenti a un anno fa, su un gruppo di italiani ex combattenti in Ucraina nella guerra del Donbass.
Infatti l’operazione segue di pochi giorni le  condanne del tribunale di Genova nei confronti di altri mercenari coivolti nella guerra della regione ucraina:  Vladimir Vrbitchi, operaio di origini moldave;  Olsi Krutani, albanese sedicente ex ufficiale delle aviotruppe russe e l’italiano Antonio Cataldo. Sono tutti condannati per associazione a delinquere finalizzata a reclutamento e finanziamento di altri mercenari combattenti.

Qui potremmo dilungarci sul perché degli italiani debbano o vogliano combattere una guerra in Ucraina. Diciamo solo che, in quanto estremisti di destra, difendono anche oltre i confini le idee di nazionalismo e opposizione all’Unione europea, incarnate nel mito di Putin.

A quanto pare, l’indagine deve poi essersi spostata da questa pista, in quanto il questore di Torino Giuseppe De Matteis ha precisato che non risultano “collegamenti tra le persone coinvolte e soggetti combattenti a fianco delle milizie di estrema destra in Ucraina”. Inoltre De Matteis ha affermato, nei riguardi dell’arsenale sequestrato, che si tratta di “un sequestro con pochi precedenti per la qualità  delle armi e il loro potenziale violento“.



Gli arresti

Tra gli arrestati spicca Fabio del Bergiolo, ex ispettore di dogana che ha già fatto parlare di sè agli inizi del 2000 per via della sua candidatura al Senato tra le file di Forza Nuova e poi per una truffa a Malpensa. Si evince inoltre da alcune intercettazioni che in alcune telefonate si riferisca normalmente a persone straniere come “scimmie”, “negri”, “invasori dell’Europa”. È nella sua abitazione che gli agenti hanno scoperto il vero e proprio arsenale da guerra, mentre il missile aria-aria di 800 kg è stato ritrovato nell’hangar in un paesino vicino Pavia di Alessandro Michele Monti e Fabio Amalio Bernardi, messi in stato di fermo. L’intercettazione del tentativo di vendita del missile da parte di Monti e Bernardi, per mezzo di una telefonata, è servita ad avere la prova schiacciante.

C’è stata quindi la collaborazione anche della Digos  di Pavia, oltre che di Milano, Varese, Novara e Forlì.
I numerosi arresti e le persone ancora indagate fanno pensare che forse ci sarebbe bisogno anche in Italia, come in Svizzera, di una stretta sul possesso delle armi, in modo da adeguarsi alle direttive UE sulla lotta al terrorismo.

Francesca Santoro

 

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