Arrivano le Elezioni Universali
Ho sempre fissa nella mente una scena de “Il Giudizio Universale” di Vittorio De Sica: mentre Pietro De Vico cerca di vendere “cornicelli” ad una marea di persone attonite raccolte in piazza Plebiscito, una voce dall’alto annuncia che il giudizio universale sta per iniziare e che seguirà un ordine alfabetico. A quel punto dalla folla spunta un signore magro e vecchissimo che preso dall’entusiasmo grida: “io mi chiamo Zuzzurro!” Intorno tutti lo zittiscono, ma il vecchio, quasi in estasi, sorride sdentato e osserva il cielo sapendo che il suo turno è lontano. Non sarà certo graziato, ma, nonostante ciò, Zuzzurro sente di aver fregato tutti!
Due considerazioni extra: se non avete mai visto “Il Giudizio Universale” e “Miracolo a Milano”, inutile riempirvi la bocca con Kusturica, non potrete mai coglierne fondo tutta la poesia. Nessuno spunta ex-nihilo e senza cause scatenanti, cosa che vale persino per le emorroidi figuriamoci per i grandi registi. In secondo luogo, noi siamo figli di quella visione, siamo figli di quella tradizione. Coscienti o meno, che ci piaccia o no, non solo le nostre origini, ma tutte le nostre ipocrisie, i nostri sogni, le nostre crudeltà, i nostri vizi, le nostre ricchezze e povertà sono lì. Tutto è magistralmente impresso, diretto e interpretato dai tanti “ini e non” : Rossellini, Zavattini, Fellini, Pasolini, Visconti, De Sica, Rosi, Monicelli, De Santis, Cito Masselli, Germi e tanti altri.
L’Italia non è cambiata, è solo a colori e guarda con ossessione uno schermo tattile, ma il vecchio Zuzzurro abita ancora nelle nostre coscienze multitasking. La convinzione che anche nel dramma collettivo ed inevitabile sia “legittimo e sano” aggrapparsi con le unghie sulla schiena del prossimo sino a scarnificarlo per non fare noi una brutta fine è un grazioso un costume nazionale.
Noi non abbiamo bisogno di un curriculum: basta saper dimostrare di incul**e con fredda determinazione e senza pentimenti il prossimo e siamo “roba buona”. Non importa se affonderemo comunque, ci basta riuscire ad essere gli ultimi ad affogare. Schettino è in noi! Poi basta un: “salga a bordo ca**o!” dalla capitaneria di porto che ti sbattono al demanio marittimo.
Ora, in pieno delirio elettorale, crediamo che l’acme dello scempio si stia raggiungendo con l’indiscriminato uso della demagogia fantascientifica, con delle promesse che non stanno né in cielo e né in terra; ebbene, non credo che questo sia il vero scandalo, anzi, sono sempre più convinto che questo ridicolo atteggiamento sia semplicemente una necessità degli attori in gioco.
Ogni dramma portato al parossismo sfocia in farsa. Il passo dalla tragedia al grottesco è breve e dei soggetti terribilmente tragici, in quanto spogliati di ogni contenuto, etico, politico, culturale, non possono che diventar maschere, dei pupazzi di cartapesta su un carro che lanciano promesse come coriandoli. Da che mondo è mondo la demagogia non è mai promessa, è distrazione, e una demagogia senza una sana retorica è persino qualcosa di peggio, è un mercato di merce rancida, dal sapore terrificante.
C’è poco da stare allegri, però solo De Sica poteva doppiare Fernandel e Ernest Borgnine in napoletano… dunque c’è sempre una speranza.
immagine: Locandina del Film “Il Giudizio Universale di Vittorio De Sica