Le Crash Room sono l’ultima frontiera del nuovo consumismo spirituale. Così è stato ribattezzando, recentemente anche dal NYT, il fenomeno che vede diverse aziende reinventarsi attraverso messaggi positivi, spesso riguardanti la salute del corpo e della mente. Quella che il nuovo consumismo propone è una spiritualità spicciola, senza contenuti, senza vincoli ed evidentemente contraddittoria.
In realtà non si tratta di una nuova frontiera. Tutti i grandi canali mediatici sono impegnati da sempre nel far percepire lo shopping come un potente anti-depressivo. Lo stesso sistema economico che è in gran misura responsabile della salute mentale dell’individuo, si propone poi come terapista e ci guadagna il doppio. Per questo sono state inventate le Crash Room.
Non è noto come e quando sia nata esattamente l’idea di una Crash Room, dove in cambio di una somma di denaro viene permesso di distruggere qualsiasi cosa. Piuttosto probabile è che il suo successo derivi da un club estremamente esclusivo ed elitario del New Jersey. Il suo nome è The Destruction Company e ne sono membri soprattutto ragazzi giovani e ricchi. In questo caso si deve essere disposti non solo a pagare una considerevole cifra per accedere alla stanza segreta, ma anche a risarcire tutti i danni. La Crash Room all’interno della quale ci si può scagliare con armi, purché non siano da fuoco, è enorme e contiene vari oggetti. Addirittura si può distruggere un auto, se si è disposti poi a ripagarla.
Nelle Crash Room per il grande pubblico invece, come quelle che si stanno a poco a poco diffondendo in Italia, l’esperienza è molto più ridotta. C’è meno scelta riguardo armi e oggetti da distruggere ed il risultato è un prezzo più contenuto ed accessibile. Sul suo legame psicologico con lo stress si discute, ma non è certo un caso che una Crash Room stia per approdare in uno dei principali centri commerciali di Roma e non nello studio di un terapista.
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La Crash Room promette l’adrenalina dell’istante ma anche poi una sensazione di leggerezza, come se ci si fosse liberati di un grande peso grazie all’atto di distruzione. Non a caso lo slogan che spesso si legge in questi casi sui manifesti pubblicitari è “entra, sfogati, rilassati”. Il fascino della stanza non sta solo nel permettere il gesto violento ma questa pretende di risolvere stress, ansia e rabbia. Il fatto che una Crash Room possa vendersi con questo messaggio segnala il poco peso che viene dato generalmente alla salute mentale. Lo stress è comunemente valutato come una sensazione, curabile con qualche giorno di ferie o con un bella dormita. In realtà non è così e il suo ruolo fondamentale nella contrazione e nella cura di malattie largamente diffuse.
I dati sull’incidenza dello stress cronico in Italia scarseggiano, ma ci si può rifare ai documenti Istat sullo stato psicologico e la percezione della salute mentale e fisica. Secondo l’istituto italiano dal 2000 al 2013 il benessere psicologico della popolazione sarebbe diminuito sensibilmente, al contrario invece di quello fisico.
Eppure lo stress, come ormai accreditato nella dottrina medica, è causa principale di molte malattie. Tra queste figurano anche le più diffuse cause di morte in Italia: tumori, malattie cardiovascolari, respiratorie e intestinali. 7 italiani su 10, secondo i calcoli, muoiono per patologie legate allo stress. Nonostante questo il sistema sanitario nazionale sembrerebbe poco interessato alla problematica. A differenza di quanto avviene in altri paesi, come la vicina Gran Bretagna, la terapia mentale non è compresa tra le necessità da garantire gratuitamente al cittadino.
La Crash Room gode dell’appeal dello spazio in cui finalmente è permesso lo sfogo. La possibilità di distruggere oggetti di valore con le proprie mani è senza dubbio allettante, ma il suo fascino diventa subito inquietante ad una lettura più attenta.
Il problema non sta solo nella connessione, ormai radicata, tra sfogo e violenza, ma anche nel tentativo sociale di confinare quest’ultimo nel gioco. La qualità sempre più bassa delle vite in termini psicologici, prima ancora che materiali, è un enorme tema rimosso dal dibattito pubblico e politico. Questo diffuso disagio mentale dell’occidente è sempre più confinato nella dimensione del gioco e dell’intrattenimento. Tutto ciò permette il diffondersi di un’immagine superficiale dello stress e il radicarsi, ancora di più, di una sottovalutazione della medicina della psiche. Il messaggio è che si può evitare uno psicologo quando i centri commerciali mettono già a nostra disposizione tutto il necessario. Se sei depresso comprati una maglietta e se sei arrabbiato sfonda un set di piatti in una Crash Room.
Se una società nervosa, ansiosa e depressa può rappresentare un problema alla sua stessa sopravvivenza allora occorre convogliare queste patologie in sfoghi sterili che avvengono in posti altrettanto innocui e vuoti, come i centri commerciali.
Il consumismo spirituale si è promosso a nostro terapista, illudendoci che ciò che porta profitti ad altri sia contemporaneamente anche sano per le vite di tutti. La verità è che ci vengono propinate delle semplici simulazioni della felicità e dello sfogo, in cui viene completamente cancellata la dimensione collettiva e politica dello stato mentale.
Lo sfogo del gesto d’ira potrebbe essere l’unica promessa veramente mantenuta da una Crash Room, sebbene sarà evidente al giocatore che si tratta di una situazione fittizia. Tuttavia questo non è che un momento, iniziale e insufficiente, della metabolizzazione di un trauma. Occorrerebbe risalire all’origine, comprendere le cause ed agire nei confronti di esse. Sicuramente non c’entra il piatto che potrete lanciare contro un muro in cambio di 15 euro.