A seguito di separazione o divorzio, l’ animale domestico, qualunque esso sia, è un vero membro della famiglia.
Negli anni è stato sempre più difficoltoso determinare a chi spettasse la cura dell’amico a 4 zampe. La giurisprudenza, ormai, sempre più diffusa in materia, ma ancor di più il disegno di legge che risiede da anni in Parlamento cercano di trovare una tutela anche in caso di scioglimento del matrimonio. La suddetta legge mira ad introdurre nel codice civile un’apposita normativa: in particolare, l’art. 455-ter , rubricato : “Affido degli animali familiari in caso di separazione tra coniugi e stabilirebbe che: “In caso di separazione tra coniugi, proprietari di un animale familiare, il Tribunale, in mancanza di un accordo tra le parti, a prescindere dal regime di separazione o di comunione di beni a quanto risultante dai documenti anagrafici dell’animale,sentiti i coniugi, i conviventi, la prole e, se del caso, esperti di comportamento animale, attribuisce l’affido esclusivo o condiviso dall’animale alla parte in grado di garantirne il maggior benessere. Il tribunale è competente a decidere in merito all’affido di cui al presente comma anche in caso di cessazione della convivenza more uxorio“. In altre parole, un affidamento nel vero senso della parola alla stregua di figli o proprietà.
Già in passato la Cassazione ha ritenuto legittimo l’affidamento del gatto al coniuge presso cui era stata collocata la minore, stante il legame affettivo tra la bambina e l’animale. Recentemente, invece, il Tribunale di Foggia ha rilevato che l’animale d’affezione, già convivente con la coppia, sia affidato ad uno dei coniugi con l’obbligo di averne cura, e statuire a favore dell’altro coniuge il diritto di prenderlo e tenerlo con sé per alcune ore nel corso di ogni giorno. Insomma, un vero e proprio affido condiviso. Diversa la ratio prescelta dal Tribunale di Como che ha disciplinato che per le spese di mantenimento e di cura del cane,in caso di contrasto tra le parti, il giudice della separazione non è tenuto ad occuparsi della assegnazione degli animali. A meno che non ci siano già accordi precedenti tra i coniugi. Dal Tribunale di La Spezia arriva la decisione, invece,che il labrador della coppia, dovrà essere affidato all’uomo, in quanto all’epoca era stato proprio lui a firmare il contratto d’acquisto dell’animale pari ad euro 700. Data la difficoltà in quest’ambito e la confusione anche a livello giuridico in molte province italiane è sorto il “Tribunale degli Animali“. L’organizzazione coinvolge circa 70 avvocati in tutta Italia, gestita da Aidaa(Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente) allo scopo di dirimere controversie e questioni coinvolgenti gli amici pelosi. Si possono rivolgere tutti i cittadini italiani e stranieri residenti in Italia, al fine di dirimere controversie riguardanti gli amici pelosi, siano essi domestici e selvatici. La sede nazionale è a Parma, ma altre sedi operative si trovano in numerose città italiane, ad esempio Milano, Como, Soncino, Torino, Genova, Padova, Verona, Firenze, Ravenna, Roma, Perugia, Foggia e Messina. Si attende l’apertura di altre sedi. Successivamente ad una consulenza (gratuita) è possibile avvalersi di uno sportello di conciliazione (al costo forfettario di 10 euro per le spese vive della pratiche) che, convocata l’altra parte, cercherà una soluzione bonaria Inoltre, ci sarà una Camera arbitrale gratuita, con il giudizio di un giudice terzo o di conciliazione attraverso la presenza di avvocati. Da oggi, quindi, bisogna fare attenzione anche agli amici pelosi…potrebbero chiedere gli alimenti!
Anna Rahinò