A seguito delle nuove normative europee contro la plastica usa e getta, Greenpeace ha lanciato una nuova iniziativa dal nome Plastic Radar che permette di segnalare la presenza di rifiuti sulle spiagge, sui fondali o sulla superficie marina. Il sistema è semplice dal momento che utilizza l’app di messaggistica più comune al mondo, Whatsapp, come veicolo di comunicazione.
La plastica che soffoca i mari non può essere gettata o abbandonata in giro e solamente la tecnologia può facilmente aiutarci a recuperare ogni rifiuto. Come dichiara lo stesso Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia:
“Le spiagge e i fondali marini sono soffocati dalla plastica. Con questa iniziativa invitiamo tutti gli amanti del mare a non rassegnarsi a convivere con la presenza di rifiuti in plastica ma ad accendere i riflettori su questo grave inquinamento che rappresenta una delle emergenze ambientali più gravi dei nostri tempi”.
Plastic Radar: in che cosa consiste?
Questa nuova iniziativa alla portata di tutti permette di adoperare le nuove tecnologie per facilitare il compito di pulizia dei rifiuti plastici dannosi all’ambiente. La procedura è semplice ed intuitiva. Una volta ritrovato un rifiuto in PVC sulle spiagge o ovunque tu ti trovi, basta scattare una foto del rifiuto così che sia anche riconoscibile il marchio e mandarla, come già detto in precedenza, al numero +39 3423711267 su Whatsapp.
Successivamente questi dati vengono inviati a Greenpeace, insieme alle coordinate geografiche del luogo in cui è stato individuato il rifiuto. Ogni segnalazione viene facilmente elaborata dall’ente che nell’arco di un giorno o due verrà rimosso tempestivamente.
Come spiega Ungherese:
“L’iniziativa, oltre a far luce sui rifiuti in plastica più presenti nei mari italiani, vuole individuare anche i principali marchi che, da anni, continuano a immettere sul mercato enormi quantitativi di plastica, principalmente usa e getta, non assumendosi alcuna responsabilità circa il suo corretto riciclo e recupero. Se vogliamo fermare l’inquinamento da plastica nei nostri mari, è necessario che le grandi aziende affrontino concretamente le loro responsabilità, in particolare riguardo la plastica monouso, avviando immediatamente programmi che riducano drasticamente il ricorso all’utilizzo di imballaggi e contenitori in plastica usa e getta.”
I dati di questa campagna
I dati saranno reperibili sia sul sito plasticradar.greenpeace.it oppure in tempo reale su Repubblica.it. Qui infatti si potranno scoprire quali siano le tipologie di imballaggi più comuni nei mari, a quali categorie merceologiche appartengono, se sono in plastica usa e getto oppure il multiuso, ma soprattutto scoprire anche quale sia il mare italiano più inquinato.
Silvia Barbieri