Arresto cardiaco: l’importanza di un intervento immediato

Arresto cardiaco

Accade piuttosto di frequente che la cronaca ci ricordi la precarietà della vita attraverso notizie di morti improvvise per arresto cardiaco. L’ultima risale a pochi giorni fa, protagonista un piccolo di soli sette anni che purtroppo non ce l’ha fatta. L’arresto cardiaco uccide in modo rapido e subdolo, spesso asintomatico. Si caratterizza per blocco del respiro, assenza di pulsazioni e mancanza di risposta agli stimoli. In Italia si registrano ogni anno circa 50.000 decessi di questo tipo. Le probabilità di sopravvivenza di una persona colpita da arresto cardiaco dipendono dal tempo di ripresa dell’attività cardiaca. Si stima che si riducano del 7-10% per ogni minuto che passa in sua assenza, arrivando al 2-5% dopo 12 minuti. Per questo si ritiene che un intervento efficace debba avvenire entro quattro minuti, mentre il tempo medio di arrivo dei mezzi di soccorso in Italia varia dai dodici ai quindici minuti.

Una corsa contro il tempo

In caso di arresto cardiaco, dunque, ci si trova in presenza di un rapido declino delle possibilità di ripristino delle funzioni vitali per via della mancata ossigenazione dei tessuti, soprattutto del cervello. Una mancanza prolungata di ossigeno nel cervello, infatti, potrebbe dar luogo a danni cerebrali irreversibili, anche qualora si riuscisse a ristabilire l’attività cardiaca. Ecco perché è fondamentale intervenire immediatamente. È ancora la cronaca a darci conferma di questo, attraverso notizie di comuni cittadini che, adeguatamente formati, hanno salvato una vita.

Sapere cosa fare in caso di emergenza può salvare una vita

A Cambiago (MI), per esempio, un quattordicenne è riuscito a salvare la sua mamma. La sera del 27 marzo i due guardavano la televisione sul divano, quando la donna ha perso conoscenza. Il ragazzino in terza media aveva partecipato a un corso di primo soccorso, tenuto dall’associazione Salvagente di Monza. Così non si è fatto prendere dal panico e ha messo in pratica quanto appreso a scuola. Quando i sanitari sono arrivati, sono riusciti a far ripartire il cuore della donna.

I cardiologi hanno riferito che se non fosse stato per la sua prontezza di spirito mia moglie avrebbe perso la vita.

(Riferisce il padre del ragazzo)





Una cosa simile è avvenuta il 18 marzo a Capolona (AR), dove un giovane di diciassette anni ha salvato la vita del nonno in arresto cardiaco. Mentre la famiglia attendeva l’arrivo dei soccorsi, il ragazzo ha, infatti, iniziato a praticare il massaggio cardiaco, come gli era stato insegnato durante un corso frequentato a scuola. È stato invece un poliziotto, Guido Xillo, in servizio presso la Questura di Biella a praticare il massaggio cardiaco salvavita a un uomo di 85 anni che ha avuto un infarto proprio fuori dal seggio, nel corso delle ultime elezioni.

Il defibrillatore: alleato vincente

Diverse sono poi le vite salvate dal tempestivo uso di un defibrillatore. Questo dispositivo medico è in grado di ripristinare il normale ritmo cardiaco, generando scariche elettriche. Sebbene non sia obbligatorio, sono diverse le realtà territoriali che negli ultimi anni si stanno dotando di defibrillatori automatici esterni (DAE), soprattutto grazie a donazioni. Frutto, appunto, di una donazione, un defibrillatore nuovo di zecca attendeva nelle stanze del Municipio di essere presentato ufficialmente alla città di Varese. Proprio quel giorno, il 18 aprile, un uomo di 58 anni ha accusato un malore. I dipendenti del Comune si sono subito attivati praticando il massaggio e utilizzando il defibrillatore, salvando così la vita del cinquantottenne.

Diffondere una cultura del primo soccorso

Anche nelle strutture sportive i DAE sono sempre più diffusi, seppure non ancora abbastanza. A uno di essi deve la vita un uomo di trentanove anni che nel febbraio scorso ha avuto un arresto cardiaco giocando a calcetto. Fortunatamente il Tennis Club Marconi di Segrate (MI) aveva in dotazione un defibrillatore, così Alessandro Neri, compagno di gioco, non ha esitato a usarlo. I casi come quelli citati sono tanti e tutti testimoniano che l’uso corretto del defibrillatore, associato alla rianimazione cardiopolmonare può evitare la morte o il sopraggiungere di danni importanti. Bisogna, però, saperlo usare e sapere come praticare la rianimazione cardiopolmonare. Da qui l’importanza di una sempre più diffusa cultura del primo soccorso, che parta già tra i banchi di scuola e che riguardi un numero sempre maggiore di persone.

Michela Alfano

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