Andrea Umbrello
Direttore Editoriale di Ultima Voce
Il portavoce del premier israeliano, Eliezer Feldstein, è stato arrestato insieme ad altre tre persone dallo Shin Bet. Le accuse riguardano il furto e la diffusione di informazioni riservate dall’ufficio del primo ministro, informazioni che avrebbero trovato spazio in pubblicazioni europee con l’intento di difendere l’immagine di Netanyahu in un periodo critico delle trattative con Hamas.
Arrestate quattro persone tra cui Eliezer Feldstein, portavoce del premier
In Israele si sta abbattendo una vera e propria tempesta mediatica e politica. Al centro di questa crisi, vi è il portavoce del premier Benyamin Netanyahu, Eliezer Feldstein, arrestato e interrogato dallo Shin Bet (il servizio di sicurezza interno israeliano) con l’accusa di aver trafugato e divulgato informazioni riservate dall’ufficio del primo ministro. Questi documenti sarebbero stati inviati a due testate europee, il quotidiano tedesco Bild e il britannico Jewish Chronicle, e pubblicati per favorire la figura di Netanyahu durante i complessi e delicati colloqui di cessate il fuoco nella Striscia di Gaza.
Feldstein è uno dei quattro arrestati nell’ambito delle indagini sulle fughe di notizie, anche se una delle persone coinvolte è già stata rilasciata. Il caso ha suscitato un intenso dibattito non solo in Israele ma anche a livello internazionale, per l’implicazione di una figura vicina al primo ministro in uno scandalo che mette in discussione la sicurezza nazionale e l’integrità dell’esecutivo israeliano. Il nome di Feldstein è stato reso pubblico grazie a una sentenza del tribunale di Rishon LeZion, che ha revocato un ordine restrittivo sulle informazioni del caso, permettendo la diffusione della sua identità.
Gli obiettivi delle fughe di notizie: difendere Netanyahu dalle critiche
Secondo quanto riportato, Feldstein avrebbe agito con l’obiettivo di proteggere Netanyahu dalle critiche interne ed esterne riguardanti la gestione delle trattative con Hamas. Gli articoli diffusi sembrano essere stati pubblicati in un momento particolarmente critico per il premier, che stava tentando di consolidare la propria posizione e ottenere consenso interno mentre cresceva la pressione pubblica per il rilascio degli ostaggi in mano ad Hamas. La notizia delle fughe ha scosso l’opinione pubblica israeliana, suscitando dubbi sulla trasparenza e sulla sicurezza delle informazioni che circolano all’interno degli uffici del governo.
Gli articoli al centro della vicenda, infatti, includevano dettagli che sembravano giustificare la posizione di Netanyahu e, indirettamente, legittimare le sue richieste nei colloqui di pace, proponendo una narrazione che assolveva il premier dalle responsabilità di un eventuale fallimento delle trattative. Questi articoli sono stati pubblicati in un momento in cui Netanyahu richiedeva il controllo israeliano sul corridoio di Filadelfia, una zona di confine tra la Striscia di Gaza e l’Egitto considerata strategica.
La reazione della stampa internazionale e le dimissioni interne
La diffusione di queste informazioni ha generato polemiche tra i media coinvolti. Il Jewish Chronicle, in particolare, è stato criticato per la diffusione di un articolo che, in seguito, è stato screditato e ritirato. Secondo la testata britannica, il documento, basato sulle fughe di notizie di Feldstein, suggeriva che Hamas stesse pianificando di trasferire gli ostaggi verso l’Egitto, una notizia che si è poi rivelata priva di fondamento. A seguito delle polemiche, diversi editorialisti del Jewish Chronicle hanno rassegnato le dimissioni per protestare contro la linea editoriale adottata, segnalando un’impossibilità di mantenere la propria indipendenza giornalistica di fronte a informazioni di dubbia provenienza.
Da parte sua, il quotidiano tedesco Bild ha difeso la pubblicazione delle informazioni trapelate, affermando di voler rivelare al pubblico le strategie psicologiche adottate da Hamas nei confronti di Israele durante i negoziati. Tuttavia, l’opinione pubblica israeliana ha accolto con scetticismo gli articoli, ritenendo che queste notizie siano state manipolate per sostenere la politica di Netanyahu.
Implicazioni sulla sicurezza nazionale e l’indagine dello Shin Bet
Le indagini avviate dallo Shin Bet hanno rilevato la possibilità che sistemi informatici dell’esercito siano stati violati e che documenti altamente riservati siano stati prelevati senza autorizzazione. Secondo il giudice di Rishon LeZion, la diffusione di queste informazioni potrebbe aver compromesso il successo delle operazioni di sicurezza per la liberazione degli ostaggi. Il timore è che, diffondendo notizie sensibili sui negoziati con Hamas, si siano messi in pericolo non solo i piani delle agenzie di sicurezza ma anche le vite delle persone coinvolte.
La questione non è solo di rilevanza politica, ma incide profondamente sulla sicurezza nazionale. L’inchiesta verte sull’accertamento di come e perché queste informazioni siano state trafugate, e se vi sia stato un disegno politico per favorire Netanyahu nel contesto di una situazione di crisi con Gaza. La corte israeliana, pur avendo revocato parzialmente l’ordine di bavaglio, ha espresso preoccupazioni per il rischio che una divulgazione completa possa compromettere il proseguimento delle indagini.
Netanyahu e le pressioni politiche: il rifiuto di ogni coinvolgimento
Prima della diffusione del nome di Feldstein, Netanyahu aveva negato ogni tipo di coinvolgimento del proprio ufficio in relazione a fughe di notizie. Il premier ha chiesto pubblicamente di rimuovere il bavaglio mediatico, minimizzando l’accaduto e negando che nessuno del suo staff fosse stato arrestato o posto sotto indagine. Tuttavia, il suo ufficio si trova ora sotto una pressione senza precedenti, in un momento in cui l’operato del premier è già messo in discussione da più parti.
L’arresto di una figura come Feldstein e la diffusione della notizia rappresentano un colpo duro per Netanyahu, la cui immagine pubblica rischia di uscire ulteriormente compromessa da questa vicenda. In Israele, le critiche non si limitano all’aspetto politico, ma coinvolgono anche le famiglie degli ostaggi e una larga fetta della popolazione, già provata dal conflitto.
Una crisi di fiducia tra istituzioni e opinione pubblica
L’intera vicenda ha messo in luce profonde tensioni tra le istituzioni e i cittadini israeliani, che si interrogano sulla trasparenza e affidabilità dell’ufficio del primo ministro. Mentre l’indagine è ancora in corso, resta l’incertezza su quali possano essere le conseguenze a lungo termine di questa vicenda per il futuro politico di Netanyahu.
Lo Shin Bet e i tribunali proseguiranno l’indagine sui sospettati, cercando di far luce sulla portata delle fughe di notizie e sulle motivazioni che potrebbero aver portato a compromessi di tale gravità. Tuttavia, con la revoca solo parziale dell’ordine di bavaglio, è probabile che ulteriori dettagli saranno resi noti solo in seguito, una volta che la sicurezza nazionale non sarà più in pericolo.