Arrestato l’avvocato della camorra. Faceva la bella vita in Sardegna




Si credeva in salvo e abbastanza lontano dalla sua Campania per essere trovato. Non è stato così per Giuseppe Stabile, 52 anni, avvocato penalista originario di Aversa. L’illusione di sfuggire alla giustizia e di non essere arrestato mai. Questo il primo pensiero dei latitanti che ogni anno fuggono i procedimenti penali che spettano loro. L’interessato aveva fatto perdere le proprie tracce dal 22 dicembre 2017, quando era evaso dagli arresti domiciliari a cui era stato sottoposto presso la propria abitazione, quale conseguenza per la condanna a 11 anni di reclusione per la partecipazione e il concorso esterno a ben due associazioni camorristiche, responsabili tra l’altro di omicidi ed estorsioni.

La vita del tramite

Una volta accertata la sua irreperibilità, la Corte d’Assise d’Appello di Napoli aveva emesso nei suoi confronti un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Unica maniera di assicurare alla giustizia colui che la stava fuggendo. Tra gli episodi di maggior risalto contestati a Giuseppe Stabile, l’evasione dalla casa lavoro di Cagliari tra il 24 e il 25 maggio del 2008 del capoclan Vincenzo Marrazzo, favorita attraverso la consegna al boss di due lime e un telefono cellulare. Il ruolo dell’avvocato era quello di vero tramite tra i boss e gli affiliati. In occasione di un colloquio in carcere con un suo cliente, l’avvocato avrebbe nascosto nelle mutande delle lettere da recapitare al capoclan.




Arrestato

Dopo la fuga i militari di Aversa hanno raccolto senza sosta informazioni sulla vita dell’uomo, identificando un possibile collegamento con Sassari. I fascicoli, trasmessi ai Carabinieri della caserma sassarese, sono stati indispensabili a sorprendere Stabile uscire tranquillamente di casa per una passeggiata. Bloccato immediatamente dai carabinieri, la sua espressione si è spenta, come chi conosce la certezza del carcere e di chi capisce in un solo momento che la sua fuga finisce in quell’istante. Ultimate le formalità di rito, l’interessato è stato infatti portato al carcere di Bancali dove rimarrà sotto il torchio della magistratura fino a nuovo ordine.

Stefano J. Bazzoni

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